Palermo, Vasquez manda il Cagliari in B dopo 11 anni nella massima serie

Di Redazione / 17 Maggio 2015

CAGLIARI – Il Cagliari in Serie B. E forse nel modo peggiore, in mezzo alle contestazioni per squadra e presidente: i rossoblù hanno dato matematicamente l’addio alla A con la palla tra i piedi e il pubblico che li fischiava. Increduli i tifosi: si aspettavano che l’aritmetico calcio in B arrivasse da un pareggio o una vittoria in casa dell’Atalanta con il Genoa. E invece no: il Grifone ha vinto fuori casa e la retrocessione è arrivata dalla sconfitta (0-1) con un Palermo senza Dybala in campo e senza più nulla da chiedere al campionato. Decisivo Vazquez, al 9’ del primo tempo, freddo e preciso dopo che Rossettini, forse disturbato dal vento, gli ha messo sui piedi un pallone d’oro. Lui non ha potuto far altro che esprimere quello che sa fare: interno a giro e palla all’angolino. Da quel momento in poi sono cominciate le colpe e le occasioni da gol buttate via dal Cagliari.
 
Rossoblù confusi, spaventati e poco lucidi. Sono riusciti a mascherare brutte sensazioni e stato d’animo di chi è destinato al patibolo con un primo tempo in cui si è visto almeno qualcosa in fase di costruzione di palle gol. Tutto vanificato dalla paura di far gol davanti a un Sorrentino che quando vede il Cagliari si esalta sempre. Dopo il gol di Vazquez è quasi un festival dell’errore sotto porta. Sbaglia Cop al 13’ (o meglio para Sorrentino) su bel pallone servito da M’poku. Ma anche Belotti dall’altra parte collabora alla rassegna: il miracolo questa volta lo fa Brkic. Clamoroso l’errore al 17’ di Avelar, pescato sul filo del fuorigioco ancora da M’poku. Mentre al 27’ è bravo ancora Sorrentino a non farsi spaventare da Ekdal. Si continua così al 35’ con Farias che quasi a porta vuota spara su Sorrentino che si è appena rialzato dopo una difficile parata su Cop.
 
Nella ripresa le buone notizie da Bergamo non svegliano il Cagliari, paurosamente sulle gambe: forse l’improvviso caldo, dopo due giorni di fresco maestrale, forse il drammatico momento. La squadra di Festa rischia il ko quando al 29’ Quaison grazia Brkic. Ma poi non riesce quasi mai a tirare in porta, forse annichilita dal terrore.
La contestazione, fortissima, arriva quando ormai il pubblico capisce che non c’è più niente da fare: cori contro i giocatori e il presidente Giulini, che alla prima stagione dopo 22 anni di gestione Cellino, si ritrova subito a che fare con un’amara retrocessione. È davvero la fine.
 
L’ultima retrocessione risale a quindici anni fa, stagione 1999-2000. Poi il ritorno in A nel 2003-2004: in campo c’erano Gianluca Festa e Gianfranco Zola, due dei tre allenatori (l’altro era Zdenek Zeman) di questa stagione finita, di fatto, oggi con la matematica retrocessione in serie B.

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