AUCKLAND, 21 LUG – Stati Uniti contro Vietnam. Una situazione che evoca ricordi poco piacevoli di qualche decennio fa, ma questa volta, per fortuna, si tratta di una ‘battaglia’ soltanto calcistica. Accadrà ad Auckland, in uno stadio teatro di tante imprese degli All Blacks ma nel quale questa volta rotolerà un pallone non ovale. Le campionesse in carica degli Stati Uniti, alle ricerca della quinta stella da cucire sulle maglie, affronteranno le ragazze del Vietnam, Paese nel quale il calcio femminile è stato una pratica vietata fino agli anni ’90. Ora invece il 75% di una popolazione di circa cento milioni di abitanti seguirà con grande partecipazione, grazie anche alla diretta televisiva in chiaro pretesa dal governo del premier Pham Minh Chinh, le performance di queste giocatrici alle quali la gente ha dato anche un soprannome, ribattezzandole ‘Golden Women Warriors’. A guidarle è il ct più anziano di questo Mondiale, il 72enne Mai Duc Chung, che sogna un’impresa storica confidando nelle doti fra i pali della n.1 Kim Thanh Than e in quelle offensive dell’attaccante Huynh Nhu, unica delle sue giocatrici ad essersi trasferita all’estero, in Portogallo al Vilaverdense. Il precedente dell’ultima amichevole premondiale, persa 9-0 contro la Spagna, non depone a favore del Vietnam, mai prima d’ora partecipante a un Mondiale, ma la speranza è l’ultima a morire, anche se davanti ci sarà una potenza come gli Usa di Megan Rapinoe (che potrebbe partire dalla panchina), Alex Morgan, Sophia Smith e compagne, alle quali nei giorni scorsi il Presidente Joe Biden e sua moglie Jill hanno inviato un messaggio di incoraggiamento con tanto di slogan “Go Usa!”. In ogni caso, Usa-Vietnam è qualcosa che va al di là del calcio, è una sfida molto sentita e da seguire con un occhio particolare. Lo dimostra anche la vasta presenza di media americani annunciata per questo incontro.