Marino è un baluardo, punte con le polveri bagnate

Di Fabio Russello / 08 Settembre 2015

MARINO 7 (il migliore).

Un baluardo della difesa che, insieme a Capuano, trasforma la porta biancazzurra in una specie di Fort Knox. E’ sempre puntuale negli anticipi, è correttissimo, di testa non ne sbaglia una. Diventerà un beniamico del pubblico dell’Esseneto (quando l’Akragas tornerà a giocare nel suo stadio, si capisce).

MAURANTONIO 5.

Tradisce nell’azione decisiva del match quando si fa beffare da una punizione che finisce sotto la traversa. L’esordio non è dei migliori (e va a sommarsi anche con la papera di Coppa quando regala un gol ai ragazzini della Vigor Lametia). Per il resto sbroglia senza problemi le situazioni pericolose. Però se l’Akragas perde è soprattutto colpa sua.

THIAGO 6.

Comincia nel suo ruolo, e cioè da esterno, e finisce centrale quando Legrottaglie sistema la squadra dopo l’uscita di Capuano. Non demerita anche se nel primo tempo è sembrato più interessato a non farsi prendere in mezzo dagli esterni del Matera piuttosto che spingere e mettere palloni in mezzo. La prima comunque non è male e sicuramente anche lui crescerà.

SABATINO 6.

Il Matera cerca di mordere soprattutti sugli esterni ma lui non cede di un solo centimetro. Rispetto a Thiago è un po’ (solo un po’ però) più propositivo, ma alla fine risulta pure lui piuttosto prudente. In fase difensiva è una certezza (e il gol arriva solo su calcio da fermo), quando gli schemi offensivi funzioneranno meglio magari sarà anche lui meno bloccato. Vedremo.

ALMIRON 6.

Il fuoriclasse argentino è ancora al 60 per cento e dunque aspettarsi che possa da solo vincere la partita è da folli. Il fatto è che però l’ex del Catania sbaglia anche qualche tocco per eccesso di confidenza (ma se la condizione ancora non c’è meglio evitare…) e verticalizza pochissimo anche perché i due attaccanti sembrano delle belle statuine e predicare nel deserto non piace a nessuno.

CAPUANO 6.

Resta in campo per un tempo: poi si fa male e l’Akragas perde un punto di riferimento in termini di esperienza (ma va detto che anche senza di lui dietro non si è sofferto moltissimo…). Ma fino a quando è in campo ha il rispetto degli avversari e l’autorevolezza per guidare il reparto arretrato agrigentino. Una sola pecca: perché tutti quei lanci lunghi quando davanti le due punte sono immobili?

SCRUGLI 5,5.

Avrebbe meritato la sufficienza piena se l’azione del gol non fosse partita da una sua ingenuità: avrebbe potuto accompagnare il difensore verso la bandierina e invece gli dà una spallata che costringe l’arbitro a dare la punizione da cui scaturisce il gol. Per il resto il ragazzo non demerita: parte esterno alto (e nel primo tempo potrebbe pure segnare) e finisce da esterno di difesa. Duttile e ingenuo.

VICENTE 6,5.

A centrocampo mette a disposizione della squadra i suoi piedi buoni e la sua tenacia e appare un perfetto partner di reparto per Almiron. Anzi, nel primo tempo quello più in palla in mezzo al campo sembra lui. Legrottaglie lo fa uscire dopo un’ora di partita forse perché stanco o forse perché, già ammonito, rischiava di lasciare in dieci la squadra. Io lo avrei tenuto, ma è il senno di poi.

LEONETTI 5.

Zero tiri in porta, qualche fallo conquistato, molti falli commessi, poco movimento, molta confusione. La partita di Leonetti non sarà tra quelle che verranno ricordate dai tifosi che però (siapure a bassa voce perché, ricordiamocelo, siamo a inizio campionato), temono che non sia esattamente lui il bomber che traghetterà l’Akragas verso la salvezza. Merita la prova d’appello.

ZIBERT 5.5.

Il biondo centrocampista dell’Est a Matera è stato né carne né pesce. Gioca per un tempo e mezzo da esterno di centrocampo ma spinge pochissimo e non mette mai un cross o un pallone per gli attaccanti (che, va detto, non brillano). Finisce in mezzo al campo ma non è che combina chissà che. La prima partita non è insomma memorabile e di sicuro potrà fare di più e meglio. Per ora è rimandato.

CRISTALDI 5.

E’ l’ultimo arrivato e si vede pure: rispetto alla squadra è ancora un corpo estraneo e se ci mettiamo che il gioco dell’Akragas ancora deve migliorare ecco spiegato il perché di una prestazione da dimenticare. Certo, corre, cerca di pressare, ma un attaccante deve anche vedere la porta e deve cercare la profondità. Al momento di Cristaldi abbiamo ammirato solo il numero 11 che porta sulle spalle.

AVENI 6.

Non demerita perché alla fine è lui l’esterno che dà maggiore profondità alla manovra agrigentina. Peccato solo per quell’eccesso di egoismo in occasione di una bella azione biancazzurra: se avesse passato la palla ad un compagno smarcato forse il risultato sarebbe stato diverso. Però è un giocatore su cui puntare soprattutto se Legrottaglie sceglierà un modulo meno prudente

SALANDRIA 6.

A centrocampo dà battaglia e non demerita. Anzi prova ad alzare il baricentro della manovra agrigentina di una decina di metri in avanti (e infatti l’Akragas costruisce due buone azioni).

DI PIAZZA s.v.

Entra per sostituire Cristaldi e le cose non cambiano: anche lui è ancora un corpo estraneo e infatti combina poco e niente.

LEGROTTAGLIE 6 (allenatore).

Il suo 4 4 2 è ordinato. Il gioco ancora non è né fluido né riconoscibile, ma è chiaro che al tecnico va dato il tempo visto che ci sono 20 giocatori e passa nuovi. A tradirlo sono le punte: se hai Almiron, un verticalizzatore del gioco, devi avere due attaccanti che vanno nello spazio. Invece in 90 minuti il nulla (nemmeno, per dire, un fuorigioco).

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