E’ un’Italia che ci crede anche se l'aspetta al varco il Belgio primo nel ranking. E’ un’Italia che vuole l’impresa anche se incombe la minaccia-Lukaku. E' un’Italia che partita un pò in sordina adesso è le prime 8 del torneo e chissà se, dopo l’eliminazione di Francia, Portogallo, Germania e Olanda, non possa essere l’occasione giusta. "Speriamo di essere noi la sorpresa di questo Europeo – le parole di Jorginho -. Fin da subito ci abbiamo creduto e non abbiamo mai smesso di farlo. L’errore più grosso sarebbe quello di pensare che abbiamo già fatto qualcosa di grande, invece bisogna continuare a lavorare e a fare sacrifici sapendo che si è felici quando si vince perché lavori per quell'obiettivo». I compagni lo chiamano il professore e a sentirlo parlare, in campo e fuori, si capisce il motivo. «Professore di cosa? Comunque mi fa piacere essere ascoltato».
Come è successo durante la gara con l’Austria quando non sono mancati i momenti critici e allora lui ha invitato la squadra a restare calma e concentrata, come potrebbe accadere venerdì sera a Monaco di Baviera nella sfida che vale l’accesso alle semifinali. «Abbiamo fatto finora un bel percorso ma sappiamo tutti che non possiamo sbagliare. Se fossi il ct come preparerei questa sfida? Premesso che ora non penso a fare l’allenatore e se pure decidessi di farlo dovrei pensarci bene perchè quando inizi non hai più vita privata, Mancini è un grande ct, sa trasmetterci tranquillità e ci dà fiducia e ci fa sentire forti, pure io infonderei fiducia e andrei a caccia dei punti deboli dell’avversario puntando poi ad evitare quelli forti. Ogni squadra ha i suoi punti deboli, anche le più forti. Cosa può avere di più l’Italia rispetto al Belgio? Noi abbiamo tanta fame di vincere». E con questa "fame" Jorginho e il resto della truppa azzurra si preparano a fermare Lukaku ("Chi vince il duello fra Lukaku e Bonucci-Chiellini? I nostri difensori, sono in due» ha sorriso) e De Bruyne, un altro dei grandi della formazione belga, affrontato spesso dal centrocampista in Premier e pure un mese fa nella finale di Champions, lui con il Chelsea, il belga col Manchester City.
Alla fine fu Jorginho ad alzare la coppa più prestigiosa e dopo essere diventato campione d’Europa con il suo club sogna di diventarlo con la Nazionale, una doppietta che potrebbe proiettarlo verso il Pallone d’oro: «Non ci penso, io preferisco gioire con i compagni che da solo, preferisco una vittoria della squadra». Se lo chiamano professore è anche per questo motivo, Jorginho è un punto di riferimento nello spogliatoio, uno di quei giocatori che fanno la felicità degli allenatori. «Mancini non mi ha chiesto consigli su De Bruyne, non ne ha bisogno, lui sa come esaltare le nostre qualità e neutralizzare quelle degli avversari. Certo è un giocatore che fa la differenza, dotato di un’intelligenza calcistica fuori dal normale. Uno che va limitato togliendogli spazi e impedendogli di crossare». Ma anche l’Italia ha mostrato di disporre di armi che la può portare lontano e l’italo-brasiliano è ormai uno dei suoi uomini simbolo, direttore d’orchestra e leader, che si emoziona quando intona l’inno di Mameli abbracciato ai compagni: «Ogni volta che lo canto mi vengono tanti pensieri, rivedo tutto il percorso che ho fatto. Rappresentare l’Italia è qualcosa di veramente grande che sento dentro». E il massimo sarebbe regalarle la vittoria finale in questo Europeo, un’impresa che nella storia azzurra è riuscita solo una volta nel lontano '68. E’ l’obiettivo che tutti nel clan azzurro vorrebbero centrare a partire da Mancini che finalmente da oggi ha il gruppo al completo ed è la prima volta, chissà se è di buon auspicio: anche Florenzi si è aggregato ai compagni nell’ultimo allenamento a Coverciano prima della partenza domani mattina per Monaco, da Chiellini è arrivata la conferma del suo recupero e in partitella, pur alternandosi ad Acerbi, è tornato a far coppia con Bonucci. L'altro ballottaggio riguarda Berardi-Chiesa con quest’ultimo, decisivo contro l’Austria, che si candida a riprendersi il posto da titolare nel tridente con Immobile e Insigne. Il ct comunque deciderà all’ultimo, pure Locatelli e Pessina scalpitano ma alla fine l’Italia anti-Belgio potrebbe cominciare con i soliti tre tenori del centrocampo: Barella, Jorginho e Verratti. Con i cinque cambi disponibili Mancini può sparare tutte le cartucce.
Nel dibattito su inginocchiamento si o no si inserisce oggi la voce del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che ha definito "ridicolo» il modo «in cui è stato gestito il tema dell’adesione della nazionale di calcio alla campagna di Black Lives Matter», per poi aggiungere: «Non sto dicendo che si debbano inginocchiare, sto dicendo che sono ragazzi che hanno visibilità e prendano una posizione».