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La Juventus ha cacciato Motta, il tecnico paga per tutti: dagli errori sul mercato allo spogliatoio polveriera

Al suo posto arriva Igor Tudor: obiettivo fondamentale almeno il quarto posto

Di Redazione |

Un addio fragoroso ma ormai inevitabile. E’ già finita l’avventura di Thiago Motta alla Juventus con la società che, alle 17 di domenica 23 marzo, ha ufficializzato l’esonero dopo averlo comunicato telefonicamente al diretto interessato. L’italo-brasiliano paga la sconfitta di Firenze (0a 3), la classica goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo di delusioni, acuite dallo storico ko casalingo contro l’Atalanta (0 a 4) a “completare” le figuracce (con annessa eliminazione precoce) in Champions League contro il Psv Eindhoven e in Coppa Italia contro l’Empoli dei giovanissimi.

Nella pancia del “Franchi” il dt Cristiano Giuntoli assicurò che il tecnico avrebbe proseguito il suo cammino in bianconero, avviato appena l’estate scorsa tra proclami, promesse e speranze; ma evidentemente le riflessioni degli ultimi giorni e l’attuale posizione in classifica (quinto posto dietro il rampante Bologna e qualificazione Champions, vitale sportivamente ed economicamente, a serio rischio anche per la presenza di altre concorrenti) hanno convinto la dirigenza bianconera a intervenire a stagione in corso, come accaduto soltanto 8 volte nella storia della Juventus.

L’ultima lo scorso anno, dopo la sfuriata post vittoria in Coppa Italia di Massimiliano Allegri e l’arrivo di Paolo Montero. A giochi però ormai fatti. Adesso toccherà a Igor Tudor prendere in mano le redini di uno spogliatoio che appare sfiduciato e sfilacciato. E che ora dovrà prendersi le proprie responsabilità per centrare l’obiettivo minimo, il quarto posto appunto. La mossa di Giuntoli – anche lui nel mirino, per una campagna acquisti tanto esosa quanto deludente, da Koopmeiners a Douglas Luiz fino a Nico Gonzalez – sa di ultima spiaggia e per salvare il salvabile: Champions a tutti i costi. Tudor prende il posto di Motta, che dopo il calcio espresso a Bologna (proprio la squadra che adesso precede la Signora) era arrivato alla Continassa come un nuovo profeta: dopo tre anni di calcio “sparagnino” (ma poi rimpianto da molti alla luce dei risultati) targato Massimiliano Allegri-bis, l’arrivo dell’ex centrocampista dell’Inter del Triplete (particolare mal digerito nell’ambiente bianconero quando la barca ha cominciato ad affondare) aveva esaltato tifosi e addetti ai lavori.

Il calcio propositivo e spumeggiante del Bologna dello scorso anno aveva affascinato tanti: la Juventus in primis, che non a caso su Motta aveva deciso di puntare con un triennale. Scelte drastiche quelle dell’ex nazionale azzurro, portate avanti fino all’ultimo: epurazioni eccellenti, la vecchia guardia azzerata (da Szczesny a Rabiot) fino al benservito a Danilo, l’ultimo capitano. Poi mormorìi mai sopiti di dissapori con parte dello spogliatoio, l’accantonamento di Vlahovic (attaccante che, invece, piace molto a Tudor), le formazioni continuamente cambiate, la fascia di capitano spostata da un braccio all’altro, senza fissa dimora. Una serie di decisioni “forti” a cui però non sono corrisposte prestazioni e risultati: un avvio più che convincente in A (ma con Como e Verona…), poi la pareggite ma anche l’esaltante notte di Lipsia, quella in cui il “thiagomottismo” sembrava in rampa di lancio, nonostante l’infortunio di Bremer, colonna di una difesa che fin lì era stata pressochè imperforabile. Poi un lento ma costante declino, alternato da sprazzi di luce: vittorie contro Manchester City, Milan e Inter, ma anche i cinque successi di fila in campionato. E un feeling, anche comunicativo, che si è sciolto via via.

Il “sollievo” con cui è stato accolto il ko con l’Atalanta (“finalmente non si parlerà più di scudetto”, ha detto) e la totale assenza di reazione nella successiva gara con la Fiorentina – che Vlahovic e Yildiz hanno visto per 90 minuti in panchina – hanno cesellato la definitiva fine della storia. Ora tocca a Tudor (domani dirigerà il primo allenamento, sabato il debutto in casa contro il Genoa), che dalla sua ha un passato bianconero di buon livello, come buono è stato l’impatto da subentrante nella scorsa stagione alla Lazio. Basterà? Nove partite (più il Mondiale per club?) in cui il croato e la Juve si giocano presente e parte del futuro, visto che gli introiti garantiti dalla Champions fanno tutta la differenza di questo mondo. Mossa ardita, ma ormai nelle cose. Si era parlato molto del possibile arrivo di Roberto Mancini, ma alla fine la scelta è caduta su Tudor. Se sarà stata quella giusta, lo sapremo solo tra due mesi.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA