Una gara oltre l’immaginabile. Lo aveva previsto alla vigilia Edwin Moses, uno che se ne intende, esaminando attentamente una pista che sembra fatta di proposito per far stabilire nuovi primati (un pò come quella del velodromo del ciclismo) e alludendo anche alle superscarpe, e l'incredibile si è materializzato. La finale dei 400 ostacoli disputata nella mattinata di Tokyo ha regalato un record del mondo da fantascienza, stabilito infrangendo la barriera dei 46 secondi e quindi andando forse oltre i limiti umani, dal norvegese Karsten Warholm. Ha realizzato l’incredibile tempo di 45"94, che vuol dire un miglioramento di 76 centesimi rispetto al vecchio primato dello stesso Warholm (46"70). Roba da rimanere a bocca aperta, e c'è già chi paragona il tempo del norvegese all’8.90 di Bob Beamon nel salto in lungo a Città del Messico 1968.
E allora come si fa a dare torto al grande rivale del 'vichingò, lo statunitense Rai Benjamin, solo medaglia d’argento pur avendo corso in 46"17, quando dice che questa corsa in uno stadio vuoto e in un orario inconsueto «è stata la gara più bella nella storia delle Olimpiadi e anche dell’atletica, anche il 9''58 di Bolt ai Mondiali di Berlino non regge al confronto. Se ieri qualcuno mi avesse detto che non avrei vinto pur correndo in 46"17 probabilmente lo avrei preso a schiaffi e cacciato dalla mia stanza». E per l’americano non può essere certo una consolazione quello di aver stabilito il nuovo record continentale. Lo stesso vale per il 21enne brasiliano Alison dos Santos, sottile come un fuscello ma in grado di correre in 46"72, quindi anche lui sotto il vecchio e storico primato di Kevin Young (46"78) che resisteva dal 1992 e che Warholm aveva migliorato il 2 luglio scorso a Oslo. Tutto ciò per far capire che razza di finale sia stata questa nella mattinata afosa di Tokyo, sulla pista dei record. All’azzurro Alessandro Sibilio rimarrà la soddisfazione di poter dire di averla disputata: ha chiuso all’ottavo posto in 48"77.
«Abbiamo visto una delle gare più veloci della storia dell’atletica – le parole di un incredulo Sibilio – quello di Warholm è un tempo da semifinale mondiale dei 400… senza ostacoli. Mostruoso Karsten ma dietro ci sono un Benjamin e un Dos Santos eccezionali. Da parte mia, tanta, forse troppa emozione. Ho spinto in semifinale, ho dato tutto per entrare in questa finale e oggi ho provato a stare insieme agli altri fino al quinto ostacolo, uno sforzo che poi ho pagato nella seconda parte di gara. È stato un vero un miracolo entrare tra i primo otto, ora me la godo». Il 22enne ostacolista di Napoli ha ragione, mai come questa volta è stato importante partecipare perché è una gara che rimarrà nella storia, e lui ne ha fatto parte-