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Inchiesta

Juve, i pm firmano richiesta per processo ad Agnelli e ad altri 11

La posizione degli indagati potrebbe aggravarsi perché nell’ultimo mese sono emersi altri elementi. Si tratterebbe di un 'girò di denaro di cui non c'è traccia nel bilancio

Di Redazione |

Appuntamento in tribunale per Andrea Agnelli e il resto dello staff dirigenziale (dimissionario) della Juventus. I magistrati della procura di Torino hanno firmato la richiesta di rinvio a giudizio nel procedimento sui conti della società bianconera. L'atto, oltre all’ormai ex presidente e al suo vice Pavel Nedved, riguarda altre undici persone. Escono di scena, secondo quanto è trapelato, i componenti del collegio sindacale, la cui posizione è stata stralciata: è probabile che per loro il caso verrà archiviato. 

L’atto d’accusa ricalca quello contenuto nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari che era stato notificato agli indagati lo scorso 24 ottobre: le plusvalenze artificiali per 155 milioni di euro, le notizie false sulla manovra stipendi, le perdite di esercizio inferiori a quelle reali. False comunicazioni sociali, manipolazione del mercato, dichiarazioni fraudolente con utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, ostacolo alle autorità di vigilanza. La posizione degli indagati però potrebbe aggravarsi perché nell’ultimo mese sono emersi altri elementi. Si tratterebbe di un 'girò di denaro di cui non c'è traccia nel bilancio: debiti extra per decine di milioni sulla compravendita dei calciatori, compresi i 19 milioni da restituire a Cristiano Ronaldo sulla base dell’ormai famosa 'carta segretà (mai trovata, che gli inquirenti sono convinti di avere ricostruito nei suoi contenuti essenziali). La procura avrà il tempo e il modo per aggiornare i capi d’accusa. 

Agnelli non ha rinunciato all’incontro natalizio con lo Juve Club Parlamento, in Senato. «La Juve è più grande di ogni uomo che la potrà mai guidare», avrebbe detto aggiungendo che le dimissioni del cda sono state «una scelta assunta di comune accordo con Jonh Elkann». E la Juventus non ha bisogno di nuovo capitale», ha precisato l’amministratore delegato di Exor John Elkann rispondendo alle domande degli analisti finanziari.   Nel frattempo la Juventus gioca d’anticipo. «Sulla base di un solido set di pareri di primari professionisti legali e contabili – si legge in una nota ufficiale – il board di Juventus è pervenuto, con compattezza, alla conclusione unanime da parte dei nove consiglieri in carica alla data del 28 novembre 2022, che il trattamento contabile adottato nei bilanci contestati rientra tra quelli consentiti dagli applicabili principi contabili, e le contestazioni della Procura non paiono fondate». 

Il club, che ribadisce la convinzione di avere sempre operato correttamente, guarda anche alla giustizia sportiva: «in ragione dell’assenza di qualsivoglia alterazione dei bilanci, le conclusioni delle autorità sportive (che già si sono espresse, con riguardo al tema plusvalenze, in senso favorevole a Juventus) non cambieranno: in assenza di alcuna alterazione contabile, ogni sanzione sportiva risulterebbe del tutto infondata». Una risposta di tenore opposto rispetto a quanto confidò, senza sapere di essere intercettato, uno dei dirigenti (ora indagato) al direttore sportivo Federico Cherubini (non indagato) durante una cena il 22 luglio 2021, pochi giorni dopo l'apertura di una verifica ispettiva della Consob: «Una cosa così brutta si è vista solo con Calciopoli».   COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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