Da Londra – e più precisamente dai due campi verdi di Wembley e Wimbledon – al Quirinale. Gli azzurri verranno celebrati in patria. A prescindere per Berrettini, che ha fatto la storia ma non ce l’ha fatta a superare il muro di Djokovic, con la Coppa europea per gli azzurri di Roberto Mancini che fanno festa sul prato di Wembley. Già solo arrivare a giocarsi il titolo degli Europei di calcio e quello individuale di tennis è motivo di lustro per la patria. Così il presidente Sergio Mattarella ha tifato in tribuna a Wembley dopo aver ascoltato il 'Forza Italià di Boris Johnson all’arrivo allo stadio, esultato al gol del pari di Bonucci, e poi parlato con Berrettini, nell’intervallo e tra i tempi regolamentari e quelli supplementari. E poi ha applaudito in piedi gli azzurri una volta finito il brivido dei rigori.
E allora domani, nella speranza sia una seconda passerella, la nazionale di Mancini e Berrettini saranno accolti al Quirinale dal presidente Mattarella e, successivamente a Palazzo Chigi, dal premier Draghi. Cerimonie semplici, i cui toni, ovviamente, seguiranno i risultati dei campi. Per la stessa ragione il capo dello Stato, che rappresenta l’unità nazionale, è voluto essere presente a Londra per tifare «azzurri» a Wembley. Una presenza al più alto livello che si è concretizzata dopo una attenta valutazione della situazione sanitaria. Domani sarà comunque una festa al Quirinale che aprirà i suoi splendidi giardini per una cerimonia sobria ma di grande impatto. Non è la prima volta che un capo dello Stato omaggia lo sport italiano e il calcio in particolare. Il Presidente della Repubblica volato oggi a Londra per la finale degli Europei di calcio, ha illustri predecessori «tifosi» che hanno presenziato in tribuna a finali degli Azzurri. Il primo fu Sandro Pertini nel 1982, in occasione del Mundial vinto dagli Azzurri di Bearzot. L’11 luglio, giorno della finale contro la Germania, volò a Madrid e assistette all’incontro a fianco di Re Jan Carlos e del Cancelliere Helmut Schmidt. Ad ogni goal Pertini scattava in piedi levando in cielo i pugni, mentre alla terza e decisiva realizzazione, dal labiale si intuì che gridava «Non ci prendono più, non ci prendono più». Ma nella memoria collettiva, più delle sue esultanze, resta indelebile il rientro di tutta la squadra sull'aereo presidenziale e lo scopone scientifico in coppia con Zoff contro Bearzot e Causio. Atterrati a Roma Ciampino, i due Pullmann degli Azzurri, superando con fatica la calca impazzita dei tifosi, andarono direttamente al Quirinale per un pranzo nel Salone degli specchi. Dopo 24 anni, il 9 luglio 2006, ecco un’altra finale. Questa volta con la Francia, anche questa vincente. E anche questa con il 'primo tifosò d’Italia in Tribuna d’onore: Giorgio Napolitano. Il presidente volle premiare i 23 e lo staff tecnico con l’onorificenza dell’Ordine al merito della Repubblica, che fu consegnata al Quirinale. Per quanto riguarda i Campionati Europei, dopo la vittoria nel 1968, gli Azzurri accedettero ad una finale solo nel 2000, sotto la guida di Dino Zoff. Allo stadio De Kuip di Rotterdam il 2 luglio, in tribuna c'era il Presidente Carlo Azelio Ciampi, a fianco della regina Beatrice d’Olanda all’Aja e di Jaques Chirac. Il Presidente, grande sostenitore dello sport assistette alla beffa del golden goal di Trezeguet dopo una partita dominata dagli Azzurri, che furono comunque premiati con le insegne di Cavalieri della Repubblica. Nel 2012, alla finale di Kiev l’1 luglio contro la Spagna, arrivò la nazionale rifondata da Cesare Prandelli. Alla vigilia il presidente Napolitano inviò un messaggio al Mister per lodare «l'eccezionale spirito di squadra». La «rojas» si impose nettamente davanti agli occhi di Mario Monti, il Capo dello Stato volle ricevere al Quirinale gli Azzurri il giorno stesso del rientro, il 2 luglio, ricevendo in dono il pallone degli Europei con le 23 firme. (ANSA).