Le trattative tra dirigenti e responsabili dell’Inter e altri club che hanno portato alle varie cessioni di calciatori, i contratti di compravendita e, in particolare, quelli con la cosiddetta clausola di «recompra» che potrebbero aver consentito di creare plusvalenze a due squadre con la medesima operazione, le valutazioni di giocatori "sproporzionate» rispetto ai loro valori reali, la regolarità delle fatture sui pagamenti e i conseguenti aspetti fiscali.
Sono alcuni dei punti su cui si concentra l’inchiesta, alle battute iniziali, della Gdf e della Procura di Milano, con l'ipotesi di falso in bilancio per presunte vendite «gonfiate" per «abbellire» i conti, che ieri ha portato ad acquisizioni nella sede della società nerazzurra, oltre che in quella della Lega calcio di serie A dove vengono depositati i contratti. I finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria, coordinati dai pm Giovanna Cavalleri e Giovanni Polizzi e dall’aggiunto Maurizio Romanelli, hanno preso materiale anche da dispositivi informatici alla ricerca di mail e messaggi, oltre a documenti, tra cui quelli sui movimenti di denaro tra società.
Intanto, l’amministratore delegato Giuseppe Marotta difende l'operato del club del magnate cinese Steven Zhang. «L'Inter ha agito sempre in modo corretto, c'è serenità e collaborazione», ha detto, aggiungendo: «Ieri abbiamo emesso un comunicato stampa che è chiaro, esplicito. Ribadisco che c'è massima collaborazione». Un’attenzione particolare nel fascicolo, intanto, viene posta sui contratti con clausola di «recompra», diffusi nel calciomercato: una società vende un giocatore generando per quell'anno una plusvalenza, tenendo alto il prezzo del 'cartellino', e poi lo riacquista l’anno dopo ad un prezzo superiore a quello al quale l’ha ceduto, ammortizzando però i costi e spalmandoli su più anni, mentre l’altra squadra, che lo compra e poi lo rivende, realizza a sua volta una plusvalenza.
Dato che in queste indagini, però, resta la difficoltà di stabilire i valori reali dei calciatori non essendo disponibili criteri precisi, l’inchiesta milanese – partendo da una decina di operazioni, tra scambi, cessioni, prestiti, messe a bilancio dall’Inter tra il 2017 e il 2019 per circa 90 milioni di plusvalenze (hanno inciso fino al 10% dei ricavi) – punta il faro su quelle nelle quali i calciatori sarebbero stati valutati per cifre che sembrano «marcatamente sproporzionate» rispetto ai valori effettivi. Tra i casi al vaglio quelli del portiere Ionut Radu (7,7 milioni di plusvalenza) e dell’attaccante Andrea Pinamonti (plusvalenza 19 milioni), 'rimbalzatì tra Genoa e Inter in due anni, ma anche del difensore Zinho Vanheusden o di altri giocatori di fascia medio-bassa.
Ora, viene ribadito in Procura, si apre una fase di studio e analisi: gli investigatori dovranno confrontare gli elementi acquisiti con quelli già raccolti da fonti aperte, come i bilanci, o presi su banche dati e relativi a conti e fatture. Non è escluso che i pm possano decidere di affidare una consulenza tecnica ad un esperto per l’analisi dei rendiconti del club e delle singole compravendite con cui, questa l’ipotesi da verificare, sarebbe stata messa in atto una «cosmesi» dei conti, aumentando i ricavi, con lo scopo di rientrare nei "parametri del 'fair play' finanziario» per partecipare alle competizioni europee. Tra l’altro, sono già saltati fuori dettagli utili ai magistrati per delineare, stando a quanto riferito, delle «peculiarità» del «sistema italiano» di calciomercato. E si dovrà valutare pure, sulla base degli atti, se ci siano o meno altri profili di presunte irregolarità. (ANSA).