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L'intervista

Gianluca Di Marzio: «Catania è uno scrigno con i ricordi più cari»

Il giornalista sportivo di Sky e figlio dell'ex tecnico del Catania Gianni, torna spesso in Sicilia isola che considera un posto del cuore

Di Giovanni Finocchiaro |

Il re del calciomercato: indiscrezioni, affari fatti e altri che stanno nascendo passano prima da lui. La prima firma di Sky, perchè le trasmissioni che conduce hanno dati di ascolti da record. Il numero uno sui social, perchè (dati di Primaonline) le interazioni sui vari canali lo vedono da tre mesi in cima alla classifica. Dopo di lui Mentana, Porro, Sottile, Travaglio, Caressa, Saviano e Selvaggia Lucarelli. Gianluca Di Marzio è un computer ambulante ma con un cuore tutto catanese. Dai 9 ai 16 anni ha vissuto in città. Anche dopo la fruttuosa parentesi che il padre Gianni Di Marzio ha completato (con una promozione in Serie A) al servizio del presidente Angelo Massimino scrivendo la storia del calcio a tinte rossazzurre. Di Marzio jr quando ha un attimo di tempo torna in un’isola che non ha mai sentito lontana dal suo cuore anche se ormai, territorialmente, è più vicino a Milano e a Padova, le altre due sue roccaforti.

Gianluca, cosa rappresenta Catania per lei?«I luoghi in cui sono cresciuto e presto porterò i miei figli per far conoscere loro la città che la famiglia Di Marzio ha sempre amato, i primi bagni alla scogliera, gli amici che restano sempre al tuo fianco. La foto che resta indelebile è la strada che porta dalla Baia Verde ad Acicastello. In quei pochi km c’è la mia adolescenza, i giri con la vespa, la granita ai chioschetti alle 4 del mattino. Erano prove tecniche di indipendenza».

Quando entrò dentro quattro mura storiche della riviera, introdotto da papà Gianni, diventò il cucciolo del Club della Stampa.«Ero legatissimo a quel posto, quando ripasso da lì e so che non c’è più mi viene il magone. Mio padre teneva lì le lezioni di tattica rigorosamente in costume. Poi usciva in barca per pescare i ricci e li offriva ai ragazzi del club della Stampa».

La casa di Cannizzaro, dopo la scomparsa di papà, non l’ha più venduta.«E neanche data in affitto. Mia madre e io abbiamo deciso così. Cannizzaro resta uno scrigno di ricordi tutto nostro».

Di recente ha portato, con un’idea molto apprezzata dal pubblico, il suo “Calciomercato” in giro per l’Italia. Ha fatto tappa a Messina l’anno passato, di recente è stato a Siracusa.«Ho riassaporato l’atmosfera di Noto e Marzamemi. Ho voluto rivisitare zone bellissime. Non le ricordavo così affascinanti. Più di prima, direi. Il parco archeologico di Siracusa, Ortigia, le spiagge. Soprattutto il cibo».

Uno dei capisaldi della nostra isola.«Il cibo, la frutta, la verdura hanno un sapore diverso. Compri i pomodori Pachino a Milano e hanno un gusto differente rispetto a quelli raccolti poco prima dai contadini. Sembra un particolare insignificante, ma per chi conosce l’isola, torna ogni tanto, e riassapora il cibo, lo apprezza di più. Non parliamo della granita di Mandorla e gelsi o al gusto di limone».

I ragazzi di oggi sono tutti smartphone e fantacalcio.«Voglio andare controcorrente: nell’ultimo viaggio a Siracusa ho invece notato una grande educazione, specie nei giovani che ci seguono. Voglio essere, come sempre ottimista: c’è una generazione di ragazzi, forse quelli che ho incontrato io, che ha maggior cultura, un rispetto della persona e dei luoghi. Che sia un inno alla speranza».

Anche Messina ha attirato la sua attenzione.«Città bellissima, con un tocco di classe dato dalle bellezze che vengono anche riscoperte dai cittadini. Al museo cittadino ho ammirato quadri meravigliosi e li ho mostrati in tv., A volte chi abita lì non ricorda o non considera l’importanza. Poi la tv pubblicizza in tutt’Italia e tutto viene riconsiderato. Infatti adesso sto parlando con l’assessore Manlio Messina, pensi era mio compagno di classe al Leonardo da Vinci di Catania, per portare la trasmissione a Catania abbinando calcio e turismo».

Quando non lavora e torna in Sicilia dove si rifugia?«San Vito lo Capo e Favignana. Ci sono passato con mia moglie Anna Maria, prima di diventare papà ed è stato come vivere in un paradiso terrestre: ambiente, mare, natura, cibo, i giri in barca. Il pescatore col gommone che ti conduce in giro tra le calette per un giorno».

Qualcosa non va in Sicilia. Al di là del luoghi comuni e tremendamente reali come munizza e criminalità.«Non sempre le strutture sono adeguate alla bellezza del territorio, va bene la spiaggia incontaminata dove sei tu e il mare, ma non sempre sono all’altezza i servizi. Si dovrebbe andare di pari passo con quel che offre la natura senza deturpare».

A distanza di oltre 40 anni, il Catania e Di Marzio restano un binomio storico che rasenta la leggenda.«Penso al numero di catanesi che andarono a Roma per gli spareggi, Muovere 40 mila persone è ancor oggi stupefacente: il senso di appartenenza e l’orgoglio si sono rivelati in tutta la propria imponenza. Ricordarlo ancor oggi mi fa commuovere. Così come penso a viaggio di papà e di Angelo Massimino in Brasile per acquistare Pedrinho e Luvanor. Pedro il primo giorno dormì a casa nostra. Arrivò tutto vestito di bianco, biondo… sembrava un angelo arrivato dal cielo. Ancor oggi siamo in contatto. Amici più di prima ed è un’eredità non comune che il calcio romantico ci ha lasciato».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA