Christian Eriksen è stato già operato e nel suo cuore è stato impiantato un defibrillatore sottocutaneo per tenere sotto controllo la frequenza cardiaca. Domenica scorsa il crollo in campo per un arresto cardiaco, «uno choc che resterà per sempre», come ha detto il capitano Kjaer; ieri la decisione dell’intervento e oggi stesso l'operazione che mette seriamente a rischio la carriera del centrocampista dell’Inter. Perchè se in Europa ci sono casi di giocatori che proseguono con quell'ICD annunciato per Eriksen, come l’olandese Blind, le norme italiane sono molto più severe in Italia. E ferme restando «coscienza e ratio medica», come dice il presidente dei medici del calcio italiani, Enrico Castellacci, sarà durissima per chi dovrà decidere andare contro i protocolli cardiologici e lo stop all’attività agonistica.
La stessa Federcalcio danese, nell’annunciare l’intervento, non ha detto quali conseguenze esso avrà sulla sua carriera, invitando a «lasciare in pace» lui e la famiglia.
Ad Euro 2020 partecipa l’olandese Daley Blind. Nel 2019 gli fu diagnosticata una miocardite e da allora gioca (nell’Ajax) con un ICD (Implantable Cardioverter Defibrillator) nel petto. Un segnale di ottimismo, ma l’idoneità sportiva in Italia è altra cosa. «Dipenderà dalla diagnosi – sottolinea Carlo Tranquilli, specialista di medicina sportiva -, dal motivo per cui il defibrillatore gli viene impiantato. Devono aver identificato una patologia, ma bisogna capire davvero cosa ha fermato il cuore di Eriksen. E serviranno anche test genetici».
«Sulla concessione dell’idoneità in Italia siamo molto più attenti e severi» è il dubbio del professor Castellacci, medico della nazionale campione del mondo nel 2006 e oggi presidente dei medici del calcio. Il ricorso all’ICD è corretto, aggiunge, «direi un atto dovuto per chi ha avuto un’aritmia come la sua. Bisognerà capire bene quale è la patologia, ma andare in campo con un defibrillatore sottocutaneo espone a rischi. Una pallonata o un contrasto possono mettere fuori uso il meccanismo che con una scossa elettrica interviene in caso di arresto».
Nuovi particolari sui momenti in cui Eriksen è "resuscitato", grazie al defibrillatore di emergenza, sono stati rivelati da Jens Kleinefeld, il medico tedesco che lo ha soccorso. Quando ha riaperto gli occhi, questi gli ha chiesto «bene, sei tornato con noi?» e lui ha risposto «sì, sono tornato», e poi: «Accidenti, ho solo 29 anni». Eriksen, ricorda Castellacci, quando e se andrà alla visita per l’idoneità dovrà essere informato dei rischi. «Il calcio è questo: quattro minuti prima chiedevi "sei tornato tra noi", un minuto dopo tutti si chiedono "tornerà in campo?».
La federazione danese ha fatto sapere che «dopo i vari esami ai quali è stato sottoposto Christian, si è deciso per l'intervento. L’ICD, una variante migliorata di un pacemaker, «è necessario dopo un infarto dovuto a disturbi del ritmo» del cuore. La decisione, presa dal cardiologo dell’ospedale dove è ricoverato Eriksen, «è stata accettata» dal giocatore e «confermata da specialisti nazionali e internazionali che consigliano lo stesso trattamento». Come un pacemaker convenzionale, il dispositivo invia impulsi elettrici quando la frequenza cardiaca rallenta, ma è in grado di gestire anche ritmi troppo veloci.
Intanto l’Europeo continua e ieri durante Danimarca-Belgio – partita emozionante – giocatori e tifosi al 10' hanno reso omaggio a Eriksen, il capitano n.10 che sta recuperando dopo l’arresto cardiaco e l'intervento al cuore.