CATANIA – I tifosi vogliono le teste di tutti: via Pulvirenti, fuori chi ha rappresentato la società di Pulvirenti in questi anni, nessun passaggio di testimone. Ma è un fuori tutti che deve, per il momento, fare i conti con alcuni passaggi obbligati. Innanzitutto con il fatto che il Catania è ancora di Pulvirenti, particolare non secondario. Domani per la prima volta da quando è agli arresti Pulvirenti sarà interrogato dai magistrati che indagano su di lui. Ma nel frattempo ci sono scadenze precise che richiedono interventi immediati o quasi. Ci sono incombenze societarie che vanno affrontate e risolte. Ci sono pagamenti da effettuare, iscrizione da pagare e formalizzare non più tardi del 15 luglio, con il versamento della fidejussione da 800 mila euro. Piaccia o no, tutto ciò oggi deve farlo chi è proprietario del Catania e se non si dovesse ottemperare a tutti questi obblighi si correrebbe il rischio di essere radiati. E dal dramma in corso passeremmo alla tragedia totale.
Dunque un passo per volta. Il presidente Pulvirenti si è dimesso 24 ore dopo essere stato raggiunto dal provvedimento di arresto. Si è detto perché non avendo più alcuna carica potrebbe anche trarne un vantaggio legale, nel senso che potrebbero essere revocati gli arresti domiciliari. Possibile che ci sia anche questo semplicissimo calcolo nella strategia scelta dal legale di Pulvirenti, il prof. Giovanni Grasso. Ma accanto alla questione personale, è del tutto evidente che le dimissioni sono servite anche ad avviare tutto il meccanismo di successione. Senza la quale il Catania, come detto, fallirebbe.
Già il cataclisma ha provocato un problema, non essendo stati saldati in tempo utile gli stipendi di marzo e aprile, con la data ultima che era il 25 giugno. Altre incombenze, come detto, ci sono e non si può perdere un giorno. Come abbiamo anticipato ieri l’assemblea della società è stata fissata per mercoledì prossimo.
L’orientamento è quello di nominare un amministratore unico, perché si tratta della soluzione più rapida e diretta, che non impone l’elezione di un Consiglio d’amministrazione che dovrebbe poi provvedere ad eleggere un presidente. E anche sulla persona l’orientamento appare abbastanza scontato al momento, perché sembra naturale che tocchi all’attuale vice presidente prendere in mano la situazione, cioè ad Angelo Vitaliti.
Si sono fatti altri nomi per la successione al vertice della società: l’alternativa a Vitaliti sarebbe Carmelo Milazzo, altro dirigente che già due anni addietro era stato amministratore delegato. Si è parlato anche dell’eventuale investitura del figlio del presidente Pulvirenti, Santi, ma questa strada sembra la meno praticabile.
La decisione quindi dovrebbe cadere su Angelo Vitaliti. Un personaggio che è al fianco di Pulvirenti praticamente da sempre, che ha sempre agito stando ben lontano dalla ribalta e da qualsiasi forma di protagonismo. Insomma uomo di fiducia totale, cui Pulvirenti affiderebbe questa fase di transizione in attesa di stabilire che cosa fare subito dopo.
In città si sono aperte varie ipotesi, si parla di azionariato popolare, si cercano cordate che rilevino il Catania, si stanno facendo avanti anche i personaggi e i soggetti più impensati e ci sono anche voci che parlano di uno sceicco interessato alla società e in questo senso c’è chi consiglia di sondare la disponibilità dello sceicco della famiglia reale di Abu Dhabi, Hamed bin Ahmed al Hamed, che ha già investimenti in Sicilia (vedi l’ex Perla Jonica). Ma prima di qualsiasi discorso bisognerà capire in quale categoria verrà collocato il Catania, quale sarà la penalizzazione e soprattutto se ci sarà la possibilità di salvare il titolo sportivo, quello del Calcio Catania 1946, evitando una radiazione che sarebbe una macchia indelebile sulla storica tradizione rossazzurra.
Nel frattempo tocca al sindaco della città aprire quella cabina di regia attorno alla quale tutti i soggetti che possono contribuire a salvare il calcio dovranno essere convocati. Senza iniziative isolate, senza spot politici e senza salti in avanti velleitari. Il Catania non è fallito, deve essere salvato e si deve salvare.