L'INTERVISTA
Catania Ssd, Ross Pelligra non vuole fermarsi più: «L’obiettivo è vincere anche il prossimo campionato»
Il centro sportivo, lo stadio, Sant'Agata, la città: il presidente del club parla a tutto campo e a cuore aperto
E l’anno venturo? Ross Pelligra non ha dubbio alcuno: «Siamo qui per vincere e per riuscire a vincere la società farà tutto ciò che serve. Anche nella stagione che verrà». Il presidente che salta con i giocatori e che abbraccia Lodi, il patron che risponde a tono quando il Massimino – l’altra domenica – lo ha chiamato per nome («Saro, Saro») e che ammette felicità e commozione, ha già in testa il disegno per il Catania in Serie C: «Resteremo forti come in questo primo campionato. Il progetto è ormai noto, portare la squadra in altre categorie. Non è serio dire quanto tempo occorra, ma sull’impegno e gli obiettivi non c’è dubbio alcuno».
Serviranno spese e lavoro. La C è un altro mondo.
«Il budget non lo abbiamo ancora quantificato, ma la nostra intenzione è concorrere per vincere il campionato. Anche l’anno venturo».
I catanesi sono curiosi sui progetti che volete sviluppare per il vivaio. Servono le strutture.
«Se vuoi diventare un grande calciatore devi allenarti continuamente e fin da ragazzino. Avere basi buone. Vogliamo che i bambini diventino campioni a casa nostra. Che si divertano, soprattutto. Servono tanti campi per tutte le fasce di età. Ma li vogliamo che questi campi siano tutti all’avanguardia».
Occorrerà tempo o state per acquistare i terreni?
«Acquisteremo al momento giusto, siamo in fase di studio e approfondimento rispetto ad alcune aree».
Se dovesse indicare un requisito fondamentale rispetto agli investimenti di Rosario Pelligra nel calcio e nel territorio?
«Qualsiasi progetto presuppone da parte nostra la piena conoscenza delle norme, il rispetto delle stesse e la considerazione delle esigenze e delle caratteristiche del territorio. Siamo stati accolti benissimo e con grande entusiasmo. L’integrazione è fondamentale per il successo di un’attività. Nel suo rapporto con la città, l’imprenditore propone e non impone».
Si parla sempre di un nuovo centro sportivo e di Nesima.
«Ne stiamo discutendo. Nesima rappresenta una buona soluzione, ma secondo i nostri progetti proiettati nel futuro serve un’area di 150 mila mq. Vorremmo lavorare col vivaio come club all’avanguardia del calibro di Fiorentina, Atalanta, Milan».
Ha sempre ipotizzato la creazione di 8-10 campi e tutti concentrati se possibile nella stessa zona.
«Serve un grande centro sportivo per il nostro club, specifico e solo per noi. Servono infrastrutture, un ambiente attorno che possa fare crescere i ragazzi in ogni modo. Soprattutto per farli rimanere qui».
Torre del Grifo sembra una soluzione sempre più lontana.
«Territorialmente è troppo distante dal centro di Catania, è in mano ai curatori e per ora non si sblocca questo stato di cose. Il centro si sta deteriorando e poi non è una struttura che corrisponde alle nostre idee ed esigenze attuali. In ogni caso aspetto di discutere appena avremo un cenno definitivo».
Lei, presidente, ha detto più volte che lo stadio “Massimino” resterà la casa del Catania.
«Giusto rispettare la storia. Giusto onorare un presidente come Angelo Massimino che è stato generoso e appassionato. Pure lui ha accettato di ripartire dalla Serie D, anzi dell’Eccellenza, sobbarcandosi un lavoro molto duro».
La capienza, ancora parole sue, va ampliata.
«Se vogliamo diventare un club internazionale quando andremo in A, non possiamo permetterci di lasciare tifosi fuori dallo stadio per ragioni di capienza, anche perché la partita deve essere un giorno di festa per la città e per tutte le generazioni. Per questo la capienza è da ampliare. Se la squadra andrà in Serie A dovrà giocare in uno stadio da Serie A. Certamente bisognerà studiare bene gli interventi, considerando le fondamentali esigenze di chi vive nel quartiere. Per questo dialogheremo con tutti gli interlocutori coinvolti e chiaramente ci confronteremo con la nuova amministrazione comunale».
Sarà una spesa importante.
«Siamo disposti a investire sulle strutture. Lo abbiamo sempre detto».
Si è ipotizzato un numero: 40 mila persone allo stadio. Come interverrebbe dopo i lavori che il Comune sta sostenendo?
«Le tribune potrebbero essere ulteriormente sviluppate in altezza, per esempio».
Lei torna a ritmo continuo quando il lavoro glielo permette. Come sta vivendo Catania al di là dei risultati che ha ottenuto nel calcio?
«C’è tanto da vedere ancora. Comincio a guidare, c’è un po’ di traffico».
Solo un po’?
«Per uscire dalla città diciamo di sì (sorride, ndr)».
Cosa ha ammirato in particolare?
«La storia della città è meravigliosa. C’è voglia di portare avanti la città rispettandone il patrimonio storico, architettonico, paesaggistico e culturale. Ci sono tantissimi edifici di pregio, si devono pulire e sistemare quelle facciate che sono trascurate. Io vedo che a Catania ci sono turisti 12 mesi l’anno. Sempre. I turisti arrivano a Catania e Taormina, ma occorre sistemare la città per farla decollare definitivamente, sotto questo aspetto. Ho visitato 80 nazioni, ho girato il mondo. A Catania ogni quartiere ha una storia, la festa di Sant’Agata mi ha permesso di girare i vari rioni per capire la storia di ogni contrada. E questo mi ha affascinato».
Diciamo che è stato un ritorno al passato.
«Le racconto una storia che fa parte della vita famigliare a proposito della festa di Sant’Agata che ho voluto vedere dal vivo per creare una connessione tra passato e presente. In Australia i nonni avevano sempre una venerazione per la Santa. Se accadeva qualcosa esclamavano “Ci affidiamo a Sant’Agata”. Così durante quei giorni di festa ho interpretato le loro preghiere durante il percorso nei vari quartieri. Mia nonna quando ho compiuto 18 anni mi ha regalato un quadro di Sant’Agata realizzato con l’uncinetto. Quando sono tornato in Australia, reduce dalla festa catanese, ho cercato quel quadro e l’ho messo nel mio ufficio in bella vista».
A proposito del Duomo che ha visitato, ha sempre in mente di realizzare quel percorso che dal centro porterebbe i tifosi allo stadio?
«Sì, è sempre nella mia mente, serve un coinvolgimento generale delle istituzioni per sistemare le periferie e studiare un tragitto che possa attirare anche i turisti».
Rieccoci alla stagione che sta per chiudersi. Un successo di programmazione anche se siete partiti da zero.
«Parto dallo staff, ho chiamato persone che hanno dato il meglio portando esperienza. Mi riferisco a chi lavora all’interno della società, a staff, giocatori e collaboratori. Se si mette il cuore durante la giornata di lavoro si riesce a ottenere il risultato. Noi abbiamo anche creato una squadra che trasmette il senso della professionalità a chi vuole crescere e ottenere i traguardi».
Che festa è stata quella del post gara?
«Bellissima, tornerò anche quando starà per finire il campionato per l’ultima in casa. Voglio stare con i catanesi e vivere la festa. Poi programmeremo l’anno che verrà».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA