Con il giusto equilibrio sarà una partita alla portata del Catania. Mettendo avanti altri pensieri, fuori luogo, diventerebbe tutto più complicato. Perché Catania-Feralpi Salò – quarto di finale di ritorno dei play off di C – ha la stessa difficoltà delle altre sfide in calendario. Con la differenza che i rossazzurri giocheranno, stasera alle 20.30, in casa. In una casa affollata di tifosi che neanche in Serie A, credeteci. E non è una cosa che deve passare sotto silenzio, perché gli oltre 11 mila mila biglietti venduti fino a ieri sera rappresentano un fatto abituale per le grandi sfide del Massimino, ma eccezionale per chi ci guarda da lontano. Un motivo in più per chiedersi: che cavolo ci fa il Catania in Serie C? La risposta la sappiamo tutti, affonda negli errori commessi in passato per i quali si sta cercando di porre rimedio.
Si gioca in un clima di grande tensione, come è giusto che sia in uno spareggio. Tensione agonistica per l’enorme importanza del risultato. Tensione ambientale perché Catania si aspetta il massimo dalla propria squadra anche se basterebbe un pareggio per il passaggio alle semifinali.
Gli uomini di Lucarelli si sono preparati in maniera scrupolosa. Hanno avuto un paio di giorni appena per sistemare qualcosa, per migliorare la condizione tattica e quella mentale dopo l’1-1 dell’andata, maturato su un campo che i rossazzurri hanno dominato, senza però segnare. Eppure le azioni propizie sono state una decina. E’ entrato un solo pallone. E da un punto di vista è incoraggiante perché c’è stata una squadra, il Catania, che ha creato in quantità industriale dopo 24 giorni di sosta. E dall’altra parte c’era un Feralpi Salò rodato e reduce da due turni di qualificazione e da un terzo, quello contro il Catania, che ha affrontato al massimo della propria condizione psicologica
Il Catania gioca in casa, il Feralpi fuori e proprio lontano dal proprio campo e in accelerazione ha vinto sul campo dell’Alessandria in un giorno in cui tutto il mondo della Serie C dava per scontato il passaggio di turno degli avversari.
Sarà una domenica a sostegno. Quella dei tifosi, sicuramente, perché gruppi organizzati e chi ha pagato occasionalmente il biglietto. E sarà una domenica di sostegno vintage, vecchia maniera. Senza coreografie ma con bandiere, sciarpe, striscioni. Con le maglie del Catania indossate da chi decide di esibirle con orgoglio. Con la voce di chi ha rabbia in corpo e vuole spingersi oltre questo pantano che puzza da tre anni.
Nessuno stress imposto, nessuna forzatura da parte dell’ambiente. Ma la logica, spasmodica attesa di una città che aspetta segnali da chi andrà in campo. Lucarelli ha deciso la formazione e sarà grosso modo quella che ha cominciato il “primo tempo” giocando a Salò 90 minuti propositivi, ma poco efficaci in attacco. Il “secondo tempo” sarà importante come atteggiamento intanto. E non si punti al pareggio, come hanno detto Lucarelli e Lo Monaco. Serve sbloccare il punteggio, forzare gli argini, tenere testa alla velocità in ripartenza degli avversari e beneficiare dell’attenzione del pubblico, quasi 15 mila come previsto nella proiezione di oggi, ultimo giorno di prevendita.
Se la storia di una rinascita deve passare da un sacrificio, dall’applicazione al gioco, allora quella di stasera (20,30) sia una partita determinante e giocata con determinazione dai rossazzurri. Nessuno sconto, nessuna paura. Zero incertezze. Per vincere bisogna essere non tanto perfetti, ma affamati di una gloria che la città merita e aspetta dopo troppi giorni bui e vergognosi. Nella vita si va avanti. C’è la possibilità di lottare per qualcosa di prestigioso. Nessuno deve tirarsi indietro. Proprio nessuno.