Calcio & politica: la crisi del Catania analizzata dai deputati etnei
Calcio & politica: la crisi del Catania analizzata dai deputati etnei
Il rischio che la città diventa capro espiatorio di un pallone “malato”
CATANIA – Ora più che mai, o come sempre se vogliamo metterla così, serve una coesione straordinaria, una condivisione dei problemi e della ricerca delle soluzioni. Soprattutto se si tratta, e di questo si tratta, di difendere Catania prima che il Catania, i tifosi, gli sportivi, l’onore della città. Così torniamo anche sulla necessità che le istituzioni proteggano, come e per quanto possibile, Catania, ribadendo con forza che per quel che è accaduto ognuno deve pagare per le colpe commesse, con le giuste pene previste. Inaccettabile che si possa pensare, a Roma per esempio, di usare Catania come capro espiatorio di un sistema del calcio marcio da anni, corrotto e corruttore, guasto e terribilmente malato. Così ieri ha ribadito una posizione di grande attenzione il sindaco di Catania, Enzo Bianco, pur sottolineando ancora una volta la necessità che, in attesa di una auspicabile e quasi inevitabile ormai cessione della società, la stessa proprietà indichi rapidamente un nuovo vertice, al di sopra di ogni sospetto, in totale discontinuità con il passato. Su questa linea si può dire si muove un po’ tutto il mondo politico etneo, anche in maniera assolutamente trasversale. «Per chi ha il cuore rossazzurro questi giorni sono molto tristi – spiega per esempio l’eurodeputato Salvo Pogliese, storico tifoso del Catania – sono stati commessi errori madornali che non possono essere giustificati e si è offesa la dignità e la incondizionata passione del popolo catanese. Mi auguro che la giustizia sportiva, però, non infierisca e non colpisca con eccessiva durezza cancellandoci dal palcoscenico dei campionati professionistici. Non lo meritano la città ed i suoi tifosi. Ma l’unica cosa certa è che il Catania è patrimonio dei tifosi, dei catanesi e di nessun altro. In questo difficile momento tutta la città di Catania deve stringersi attorno alla sua squadra, per garantirne la sopravvivenza e gettare le basi di un futuro migliore. Sono assolutamente favorevole all’azionariato popolare, ma come elemento partecipativo ed aggiuntivo rispetto a chi decide di investire significative risorse economiche nel Catania calcio. Prendo atto del fallimento (prima di iniziare…) della trattativa con alcuni importanti imprenditori catanesi ma i matrimoni si celebrano solo se c’è la reale volontà di entrambi i coniugi… I tempi di Don Rodrigo, Don Abbondio, di Renzo e di Lucia appartengono al diciassettesimo secolo… Non c’è bisogno di interventi del “combina matrimoni” di Palazzo degli Elefanti… Mi auguro, piuttosto, ci siano nuovi imprenditori pronti a presentare un’offerta seria per il Catania e soprattutto in grado di gettare le basi per un futuro radioso della squadra». Parla di situazione grave, ma di città e tifosi da tutelare anche il sottosegretario del governo Renzi, Giuseppe Castiglione: «Chi ha sbagliato deve pagare, ovviamente, perché quel che è accaduto ha offeso l’intera città. Ma proprio per questo, proprio il fatto che da tempo gran parte della tifoseria aveva preso le distanze dalle scelte della società, dovrebbe suggerire agli organi competenti, di non scegliere la via della punizione esemplare per Catania. Si paghi il giusto prezzo, ma non si dimentichi che sia dopo l’ingiustizia che ancora brucia del ‘93 che dopo la tragedia del 2 febbraio, tutta la città ha saputo dare risposte di grande civiltà, di crescita sociale, morale e civile. E, soprattutto, si è cercato di lavorare tutti per imporre i principi della legalità anche nel calcio e la tifoseria ha dimostrato di essere cresciuta molto anche sotto questo aspetto. Oltre ad essere Catania, lo voglio ricordare, una delle piazze più vivaci, presenti, attive e appassionate in un mondo del calcio che perde ogni giorno spettatori e tifosi». «Cerchiamo di distinguere la zizzania dal grano – dice invece il deputato regionale Nello Musumeci, che è stato a lungo presidente della Provincia di Catania – perché se hanno sbagliato i vertici della società è lì che la giustizia sportiva deve incidere. Senza accanirsi, invece, su quel tessuto sociale, economico e culturale che è rappresentato dal calcio. E’ una bruttissima pagina quella che è stata scritta con questo scandalo ed è anche un duro colpo per una città che cerca riscatto, cerca di costruirsi un futuro. Proprio per questo, ripeto, i frutti positivi che il movimento calcistico ha saputo generare in questi anni non vanno buttati via, non devono essere sacrificati facendo pagare ai tifosi e più in generale ai catanesi il prezzo di quel che è accaduto». Secondo il parlamentare nazionale del Pd Giuseppe Berretta, invece, «oggi il Catania ha bisogno di un presidente e di una società che si impegnino in maniera serissima. Occorre un imprenditore solido che abbia a cuore le sorti del Catania, assuma la leadership della società, ne faccia un business e riporti la squadra ai fasti che merita». Berretta dice anche di non vedere «una chiara discontinuità nella gestione della società. Il tentativo di Pulvirenti di tenere la società a tutti i costi – ha spiegato – a mio avviso rischia di essere un pregiudizio. Credo che una reale discontinuità avrebbe aiutato, sia per quanto riguarda le decisioni che prenderà la giustizia sportiva sia per quelle della Figc». Su quel che sta accadendo c’è un dibattito aperto anche nella tifoseria, con posizioni anche differenti, com’è naturale che sia. Ieri il sindaco ha spiegato anche di avere incontrato alcuni rappresentanti del tifo organizzato per conoscere la loro posizione. Su questo arriva la nota degli Irriducibili della Curva Sud che spiegano: «Ognuno è libero di muoversi come ritiene più giusto, ma per quanto ci riguarda crediamo che i tifosi debbano mantenere una posizione che resti fuori da qualunque trattativa e da qualunque negoziato. Le istituzioni facciano quel che ritengono opportuno, e questo vale anche per l’amministrazione comunale, ma sarebbe opportuno che i tifosi non entrassero in questi passaggi. Per noi della Curva Sud è questo il percorso da seguire. Aspettiamo che imprenditori seri e motivati si presentino direttamente all’attuale proprietà del Catania senza cercare mediazioni politiche, e facciano una offerta concreta. A quel punto, se la proposta sarà effettivamente seria e la strada percorribile la proprietà del Catania, dopo quel che è accaduto, non potrà non prenderne atto e comportarsi di conseguenza. E noi, a quel punto, vigileremo e se ci saranno le condizioni per il passaggio di proprietà e per garantire un futuro al Catania, faremo la nostra parte di tifosi che hanno una storia legata al Catania, affinché si trovi la soluzione definitiva».