Calcio Catania, i contatti del sindaco per il futuro della società rossazzurra

Di Redazione / 12 Luglio 2015

CATANIA – Più che altro serve chiarezza. Chiarezza e capire se esistono i presupposti per assumere impegni precisi, importanti e concreti. Il futuro del Catania si gioca sempre su due tavoli, quello della possibile trattativa per la cessione della società e quella della gestione, nel frattempo, della società iscritta in Serie B, in procinto di affrontare un processo sportivo, ma con tutte le carte in regola, comunque, per giocare là dove verrà collocata. Fretta ce n’è, nel senso che prima si capirà che cosa si muove nel tessuto economico della città e della provincia, prima si potranno delineare gli scenari a breve e medio termine. E proprio alla luce di questa fretta, il sindaco di Catania, Enzo Bianco, sin da quando è scoppiato lo scandalo che ha travolto la società rossazzurra, ha preso in mano la situazione, provando a fare da momento di coesione e sintesi tra quelle forze imprenditoriali che potrebbero essere interessate a rilevare la società. Già in una settimana Bianco ha parlato con una decina di imprenditori.

 

La prossima settimana il sindaco ha in agenda altri incontri, alcuni anche particolarmente importanti. Già a partire da domani mattina, tanto per essere chiari. Il caso Catania è oggi tra le priorità di Bianco, non solo per una questione legata alla profondissima delusione e allo sconcerto che lo scandalo ha provocato in tutta la città e specialmente tra i tifosi, ma perchè, il sindaco lo ha detto subito, in ballo oggi c’è la reputazione stessa della città, un’onta che si è abbattuta sul mondo del calcio ma non solo. Si accelera anche per questo ed è priorità, tra i tanti problemi della città, perché non è solo questione di sport e di tifo o passione, ma il Catania calcio è anche fatto di cultura, di forza aggregativa, di collante sociale. Così domani in mattinata altri incontri già programmati, poi in settimana il sindaco dovrebbe provare a fare il punto sul lavoro svolto sin qui.

 

Con la novità che la società di Nino Pulvirenti sta lavorando anche per una serie di operazioni di scorporo delle varie attività che fanno capo alla holding dell’imprenditore catanese. In sostanza si staccherebbe per essere ceduto soltanto il ramo d’azienda del calcio, con la vendita del titolo, della squadra, della matricola, del marchio Calcio Catania 1946. Questa scissione dal resto della attività che da qualche anno sono state saldate al calcio, in particolare tutto il Centro sportivo di Torre del Grifo, farebbe ridurre, e notevolmente, il costo dell’operazione per chi volesse, appunto, puntare soltanto a rilevare il titolo sportivo. Dagli ultimi conti fatti e dalle ultime valutazioni, infatti, è emerso che il Centro sportivo di Mascalucia, su cui gravano ancora le rate del prestito rilasciato dal Credito sportivo, ha un valore che si aggirerebbe intorno ai 50 milioni, ed anche un po’ di più.

 

La società calcio, invece, oggi, prescindendo dalla spada di Damocle del processo sportivo che comporterà certamente una punizione, anche se è impossibile fare qualsiasi ipotesi sulla pesantezza della sanzione, avrebbe un valore che si aggirerebbe tra i 10 e i 20 milioni. La forbice può apparire esagerata, trattandosi del doppio, ma, in effetti, spiegano gli esperti e i consulenti di affari legati alle mondo delle società sportive, valutazioni precise potranno essere fatte soltanto quando e se potenziali acquirenti e venditori si incontreranno e si capirà su quale base si vorrà trattare. C’è una questione legata ai giocatori che sono in organico al Catania ma che sono in vendita o già ceduti, ci sono quelli che sono in rientro da prestiti, c’è tutto il settore giovanile. Insomma, ad occhio e croce con questo scorporo, il ramo d’azienda del calcio non avrebbe un costo proibitivo. Si tratta di capire se concretamente c’è chi vuole intestarsi questa scommessa, magari non soltanto un imprenditore, ma un piccolo gruppo, coeso, in perfetta sintonia e non troppo numeroso per evitare di ritrovarsi, se mai l’affare dovesse concludersi, con un parlamento chiamato a prendere decisioni su una materia in cui è quasi impossibile trovare due persone che la pensino allo stesso modo. Per di più figuriamoci se queste persone sono pure quelle che ci mettono i quattrini.

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