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Atletica: Mo Farah rivela, arrivato in GB e schiavizzato

Olimpionico: "Mi diedero un nome falso, mi ha salvato la corsa"

Di Redazione |

LONDRA, 12 LUG – Entrato nel Regno Unito illegalmente con identità e documenti falsi, costretto a lavorare come domestico a soli 9 anni: intervista shock del pluri-olimpionico Mo Farah che, per la prima volta, ha raccontato la sua vera storia. Nel corso di un’intervista alla BBC, la medaglia d’oro sui 5 e 10 mila ai Giochi di Londra nel 2012 ha rivelato di essere arrivato sull’isola dal Gibuti, e non – come sostenuto finora – dalla Somalia. E ancora: non in compagnia dei genitori come rifugiati, bensì accompagnato da una donna che non aveva mai visto prima d’ora, con un documento intestato a Mohamed Farah, e non con il suo vero nome, Hussein Abdi Kahin. “So di avere preso il posto di qualcun altro, mi chiedo spesso che fine abbia fatto il vero Mohamed”. Contrariamente a quanto sempre detto, i suoi genitori non hanno mai vissuto nel Regno Unito: suo padre Abdi è morto durante la guerra civile somala quando l’atleta aveva solo quattro anni; la madre e i suoi due fratelli vivono tutt’ora nella fattoria di famiglia, in Somalia. “Non appena siamo arrivati nel Regno Unito, la signora, che mi avrebbe dovuto accompagnare dai parenti già residenti nel Regno Unito, mi ha strappato di mano i documenti. Ho capito che ero nei guai. Da lì in avanti ho dovuto fare le pulizie di casa e occuparmi dei bambini, se volevo trovare qualcosa da mangiare nel piatto”. Solo a 12 anni Mo, quando ancora non parlava l’inglese, ha finalmente iniziato ad andare a scuola: “Ma ero completamente emarginato. Mi ha salvato la corsa. La differenza fra me e tutte le persone che hanno fatto il mio stesso percorso è stato che io almeno potevo correre veloce”.

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