«Carmelo, albeggia ad Acireale. Il pezzo è per stasera». Prima che scoccassero le 22 il grido di battaglia scuoteva la stanza dello sport. Michele Tosto tirava la volata al collega (esperto di ciclismo) Carmelo Gennaro che raccontava quasi ogni giorno le gesta del Catania calcio. E descriveva in punta di penna anche le giornate più noiose rendendole vive e anche divertenti.
Michele Tosto era, per tutti, il Cavaliere. Se n’è andato in mattinata lasciandoci tutti un po’ più soli e certamente molto tristi. Perchè negli anni in cui, con Candido Cannavò, Luigi Prestinenza, Angelo Casabianca, Peppino Garozzo e, poi, con Gianfranco Troina, ha diretto la redazione sportiva del nostro giornale, La Sicilia, insegnava il mestiere a noi garzoni di bottega animati da un fuoco sacro: quello degli avvenimenti da raccontare. E non importa se fosse la partita di Serie D giocata a Niscemi su un campo argilloso o quella del Catania che in Serie A sfidava la Juve di Del Piero e Buffon.
Il Cavaliere ha segnato un’epoca: ha rilanciato definitivamente le pagine del calcio giovanile, spedendo i collaboratori a Fontanarossa, al Cabanuca anche alle 8 del mattino. Il suo braccio armato era Gianni D’Agata, ribattezzato amorevolmente “Spennacchiotto”. Insieme concordavano campi, orari e… firme. D’Agata era un appassionato di calcio come pochi e alle tre del pomeriggio, prima che il lavoro in redazione entrasse nel vivo, i siparietti su attualità, Catania calcio, il metodo Zeman (amico di D’Agata) si sprecavano.
Tosto era uno specialista del calciomercato: lo chiamavano tutti: da Braida a Moggi, da Perinetti a Corvino, fino al suo amico fraterno Guido Angelozzi. Quando arrivava a Milano per le trattative, veniva accolto come una star. Conosceva tutti e sulle nostre pagine raccontava non la cronaca arida delle trattative concluse, ma i retroscena gustosi, movimentati che riguardavano giocatori di A, B, C. Con la stessa passione.
Ha seguito il Catania di Massimino con severità, ma anche con l’affetto di un padre che vuole che il figlio cresca fino a ottenere i successi a cui ambisce. Era un esperto formidabile di economia e l’ha applicata allo sport facendo i conti ai club. Autentiche lezioni che noi ragazzini senza esperienza leggevamo, chiedendo spiegazioni per imparare il mestiere. Era anche un esperto d’arte, specie di quadri di grandissime firme della cultura italiana e internazionale. Era amico di attori catanesi, di attrici che hanno calcato il jet set o che impazzavano in tv negli Anni Ottanta e Novanta.
Nella stanza dello sport, per anni e anni il Cavaliere ci ha sferzati, ci ha dispensato consigli, spalleggiato da un’altra firma storica, il suo grande amico Nino Urzì, ci ha strappato pezzi per farceli rifare, ci ha anche trattati come figli suoi.
A tutti dava i soprannomi e su questo ridevamo quando, a tarda sera, chiudevamo il lavoro: c’era “u nicu”, il “manovale”, “stanislao”, il “giarroto” e “Scuderi” (il cognome era Rapisarda: ma per Tosto era Scuderi e nessuno doveva contraddirlo), il “professore”, il “villano” perchè arrivava dalla provincia. Insomma ne aveva per tutti. Anche per il professor Sperlinga, grande amico di Gigi Prestinenza, esperto in escursioni sull’Etna e per questo ribattezzato “Pippu da rutta”, al secolo “Giuseppe della Grotta”. E giù risate con lo stesso prof che si prestava al gioco. E, poi, la domenica sera quando il lavoro terminava anche alle due di notte, si andava in via Napoli per fare… colazione con i panzerotti alla crema. Era andato in pensione qualche anno fa: “Ora pensateci voi, io non scrivo più. Ho già dato”. Ma ogni tanto chiamava per complimentarsi e per criticare a fin di bene. Un capo fino all’ultimo giorno, soprattutto un maestro per molti di noi che negli anni difficili e fantastici della formazione professionale, abbiamo imparato il mestiere. Ancora oggi ripetiamo le sue battute: “Albeggia ad Acireale, consegna il pezzo”. Addio caro Cavaliere.