l'appuntamento
Tornano le Rappresentazioni classiche della Fondazione Inda al Teatro greco di Siracusa
Al via il 17 sera con "Agamennone", la tragedia di Eschilo per la regia di Davide Livermore. dal 18 debutterà "Edipo re" di Sofocle nell'allestimento di Robert Carsen
Il tiranno tronfio, tornato dalla guerra, ucciso per aver sacrificato la figlia innocente; il re di Tebe che scopre la fragilità e l'illusione del potere dell'uomo nella città flagellata dalla peste; la fanciulla morta, ma invece viva, che sta per versare sangue fraterno. Sono alcuni dei temi delle tre, potenti, tragedie in programma nella 57a stagione classica della Fondazione Inda al Teatro greco di Siracusa. Tre tragedie, rispettivamente di Eschilo, Sofocle ed Euripide, che dialogano con il nostro presente, indagano le ambiguità e le contraddizioni della giustizia umana, i tormenti dell'uomo, i dubbi di una società in crisi.
Si torna nell’antica cavea, finalmente con il Teatro a capienza piena, con 4500 spettatori a sera fino al 9 luglio. E il pubblico ha subito dimostrato entusiasmo per il rinnovarsi del rito, della magia delle tragedie: già venduti 75.000 biglietti.
Il via stasera, alle ore 19, con "Agamennone" di Eschilo, diretto da Davide Livermore, il regista dei record, Teatro Stabile di Genova, che ha inaugurato per quattro volte La Scala, per la terza consecutiva a Siracusa dove con lo strepitoso allestimento di "Elena" ha ottenuto il più alto incasso di sempre. Completerà così la trilogia dell'Orestea che sarà riproposta tutta di fila il 9 luglio in una maratona-evento di circa 4 ore. In scena una enorme parete a specchio di 27 metri in cui si rifletterà il pubblico.
«Lo specchio consente una sorta di abbraccio collettivo, circolare, che possiamo condividere con tutto il teatro che è luogo di una comunità che condivide la stessa identità. Entreremo tutti, attori e pubblico, sulla scena. Lo specchio è anche il limite che separa il nostro mondo dall’Ade. Questa è una storia che comincerà non con la sentinella ma con lo spettro di Ifigenia che sorgerà proprio da quello specchio. Senza quello spettro infiammato di dolore nulla si potrebbe compiere in questa orrenda storia». Secondo il regista Agamennone è l’inizio di tutto. «E’ l’archetipo da cui tutto nasce, l’inizio della catena di delitti, già iniziata con la sua scelta di sacrificare la figlia Ifigenia, giovane e innocente, morta per far partire le navi achee». La regina Clitennestra si vendica e lo uccide insieme alla schiava amante Cassandra.
«Noi non viviamo i lutti e i drammi degli Atridi, ma ciascuno di noi ha nodi dolorosi da sciogliere». Al centro della tragedia il tema della giustizia. «Sì, attraversa come un pensiero luminoso, ideale, tutta la trilogia ma la giustizia per gli uomini è qualcosa a cui dobbiamo tendere fortemente e dovremmo farlo senza dimenticarcene, come uomini di buona volontà». Nel cast Sax Nicosia (Agamennone), Laura Marinoni (Clitennestra), Stefano Santospago (Egisto), Linda Gennari (Cassandra), Maria Grazia Solano (Sentinella), Olivia Manescalchi (Messaggero), Gaia Aprea (Corifea). Le scene sono di Livermore e Lorenzo Russo Rainaldi, i costumi di Gianluca Falaschi, le musiche di Mario Conte, il disegno luci di Antonio Castro.
Il 18 maggio debutta “Edipo re” di Sofocle per la regia del canadese Robert Carsen, acclamato nome internazionale, autore di alcuni degli allestimenti lirici più innovativi e celebrati degli ultimi anni, chiamato dai più grandi teatri del mondo, per la prima volta in Sicilia e in un Teatro greco. «Sono felice di questa opportunità, entusiasta di lavorare in questo spazio unico, scavato nella pietra, con una energia che potrei definire tellurica. Edipo è la tragedia per eccellenza, parla della condizione umana: noi uomini non sappiamo davvero chi siamo, come vivere la vita, come sarà il futuro. La nostra vita trascorre in questa affannosa ricerca. Pensiamo di poter controllare tutto con la logica, con il ragionamento, ma non è così. C’è qualcosa di più grande, un dio o il destino, che decide per noi. Dobbiamo accettare quello che accade e andare avanti».
“Edipo” è innocente, non sa di aver ucciso il padre Laio e di aver sposato la madre, Giocasta. L’oracolo lo insegue, ma vuole la verità a qualunque costo. «E’ un testo straordinario, misterioso, parla all’esistenza in ogni tempo. Sempre attuale, le grandi domande dell’uomo non sono cambiate: Edipo non sa chi veramente è proprio come noi non sappiamo fino in fondo chi siamo». In scena un Edipo giovane, Giuseppe Sartori, e con lui Maddalena Crippa (Giocasta), Graziano Piazza (Tiresia) , Paolo Mazzarelli (Creonte), Massimo Cimaglia (Primo messaggero), Antonello Cossia (Servo di Laio), Dario Battaglia (Secondo messaggero), Elena Polic Greco (Corifea).
La scenografia, firmata da Radu Boruzescu (i costumi, lineari, tutto in bianco e nero, sono di Luis Carvalho) è una imponente scalinata, lunga 27 metri per 8 d’altezza, quasi a chiudere lo spazio del Teatro greco. «Rappresenta il potere, è la scala che porta alla reggia dove vivono Edipo, Giocasta e Creonte. Ma è anche un modo di “chiudere” il teatro in un abbraccio che coinvolge il pubblico». In scena il popolo dei tebani, un Coro di ben 80 attori, il numero più alto di sempre. «Il Coro è un vero protagonista, partecipa a ogni momento, chiede aiuto al re contro il morbo che li sta decimando, come il nostro Covid».
Carsen ha appena debuttato all’Opéra di Parigi con “Elettra” di Strauss, ma in “Edipo re” ha scelto di non dare molto spazio alla musica. È importante anche il silenzio, l’ascolto. Volutamente abbiamo scelto un allestimento sobrio, essenziale, affilato costruito sulla parola, sulla recitazione. Il testo non ha bisogno di nulla».
Tra un mese esatto, il 17 giugno, debutterà “Ifigenia in Tauride” di Euripide per la regia di Jacopo Gassmann, alla sua prima volta al Teatro greco. «Sento l’energia della stratificazione culturale, l’emozione e la responsabilità per un luogo dove papà ha lasciato segni memorabili – spiega il regista – Due peculiarità: iniziare lo spettacolo con la luce e chiuderlo con il buio, e la presenza di un magnifico bosco che entra prepotente nella rappresentazione». «E' una tragedia molto scura – prosegue – Euripide scrive la tragedia in un momento di assoluta crisi, quando Atene stava per perdere la guerra con Sparta. Oreste qui non è pacificato, come nell’Orestea, è inseguito dalle Erinni. La cosa più interessante è che stiamo parlando di una tragedia di figli che si aggirano sotto un cielo plumbeo, senza riconoscersi, hanno solo domande e in questo ci somigliano». Nel cast Anna Della Rosa, Ivan Aloisio, Massimo Nicolini.
Disegnata da Gregorio Zurla, la scena è dominata da un grande tempio, sulle cui pareti diafane si rincorrono immagini e rivisitazioni del mito di Ifigenia nel corso dei secoli. «Tempio senza tempo, un monolite kubrickiano sigillato e compatto, sul quale un gioco dinamico di videoproiezioni, apparizioni e ombre, cita la storia culturale intorno a Ifigenia. Dai dipinti del Tiepolo alla musica di Gluck, dalle statue sulla coppia di Oreste e Pilade, avremo gli sguardi di artisti e di intellettuali che dalla potenza del mito hanno tratto ispirazione».
Il 20 giugno si terrà una serata speciale per la Giornata Mondiale del Rifugiato con il patrocinio morale dell’Unhcr, l’Agenzia Onu per i rifugiati. I proventi della serata verranno destinati ai rifugiati ucraini in Italia.
La stagione 2022 al Teatro Greco si chiuderà il 26 luglio con la prima nazionale di “Après les Troyennes”, creazione di teatro-danza diretta dal coreografo brasiliano Claudio Bernardo, attivo da anni in Belgio, per la sua compagnia As Palavras, spettacolo di cui Inda è coproduttore insieme a teatri e festival belgi. Una riflessione sulla perdita di identità, sulle ferite che tutte le guerre infliggono agli esseri umani, e alle donne, le troiane millenni fa, le donne ucraine oggi. Un omaggio alle Troiane che il regista belga Thierry Salmon creò per le Orestiadi di Gibellina 1988, con i cori struggenti di Giovanna Marini. Ecuba, Cassandra, Andromaca, Elena saranno interpretate ciascuna da una attrice e una danzatrice di diverse nazionalità.
Durante la stagione teatrale e per tutta l’estate, si potrà visitare la mostra multimediale “Orestea atto secondo. La ripresa delle rappresentazioni classiche al Teatro Greco di Siracusa dopo la Grande Guerra e l’epidemia di Spagnola” aperta al pubblico a Palazzo Greco fino al mese di settembre.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA