La città contemporanea necessita di un ripensamento concepito come rielaborazione di quella scala gerarchica che fa di ogni luogo una località centrale per servizi e beni offerti. Parte da questo presupposto la seconda conferenza di sistema, organizzato da Confcommercio regionale, che si terrà a Siracusa lunedì 24 e martedì 25 ottobre. Al centro dei lavori i cosiddetti distretti commerciali: una sorta di unicum tra le imprese commerciali, le associazioni e gli enti locali. «E’ necessario – spiega il presidente regionale Gianluca Manenti – un ripensamento in termini di pianificazione urbana e allo stesso tempo di governance del territorio. Nuove strategie di marketing territoriale sono emerse negli ultimi decenni, in Italia, finalizzate a promuovere in modo più incisivo il valore del centro urbano e dei suoi spazi. Ad una logica di governance calata dall’alto, dove gli enti locali dettavano l’agenda delle priorità con esigenze di pianificazione e gestione territoriale spesso incontrollate, si è fatta strada una diversa prospettiva che, partendo dal basso e dalle esigenze di coloro che la città la vivono, ha reso necessaria la costituzione di nuove forme aggregative, suppletive del compito per secoli delegato alla centralità istituzionale. In questo contesto la nascita in Italia dei Distretti urbani del commercio (Duc) emerge dall’esigenza di un urban change, di un ripensamento totale della realtà urbana, inteso come risposta al cambiamento di prospettiva».
Da qui i Distretti urbani del commercio, che hanno diverse utilità e finalità. Il Distretto del commercio è un'area con caratteristiche omogenee per la quale soggetti privati e pubblici propongono interventi di gestione integrata nell'interesse comune dello sviluppo economico, sociale, culturale e di valorizzazione ambientale del contesto urbano e territoriale di riferimento. Un agglomerato di persone, attività commerciali, storia, elementi naturali, beni architettonici e paesaggistici che formano un territorio, che lo rendono vivo e che contribuiscono a renderlo migliore.
Un gruppo eterogeneo, insomma, che caratterizza e rende unico ogni distretto, ma anche un gruppo di attori che opera quotidianamente per realizzare fini comuni. «Servono – prosegue Manenti – a rigenerare i Comuni creando forme di commercio inteso come volano economico per le città. Costituiscono inoltre una forma innovativa di organizzazione e gestione pubblico/privata delle realtà urbane nelle quali è necessario e auspicabile un dialogo continuo con le pubbliche amministrazioni. Si ha la possibilità di attrarre nuovi investimenti e di migliorare la rappresentanza associativa nel territorio». Insomma, un partenariato composto dalle Amministrazioni comunali e dalle associazione commercianti più rappresentativa con ruolo di coordinamento, espressione e sostegno alle piccole attività commerciali locali, può essere la chiave di volta per preservare il commercio di prossimità e salvaguardare la vita stessa dei centri urbani. «I Distretti del commercio sono, dunque, ambiti territoriali in cui i Comuni, i cittadini, le imprese e le formazioni sociali liberamente aggregate sono in grado di fare del commercio il fattore di innovazione, integrazione e valorizzazione di tutte le risorse di cui dispone il territorio, per accrescere l'attrattività, rigenerare il tessuto urbano e sostenere la competitività delle sue polarità commerciali», conclude Manenti.