ROMA, 24 OTT – ‘La casa degli sguardi’, tratto dal romanzo omonimo di Daniele Mencarelli (Mondadori), è un gran bell’esordio alla regia da parte di Luca Zingaretti per la bellezza della storia, la ricostruzione degli ambienti di lavoro e, infine, per la sua recitazione nella parte di un padre amorevole e triste di Marco, un figlio problematico e poeta interpretato da uno straordinario Gianmarco Franchini. Il film, che passa oggi alla Festa di Roma e sarà in sala in primavera con Lucky red, parla di dolore, di lutto, ma anche della capacità omeopatica di superare la sofferenza essendo consapevoli che alla fine ci riguarda tutti, che è una condizione umana possibile da vivere e sopportare insieme agli altri. Marco, vent’ anni, dopo la morte della madre ha una sola mission: distruggersi. Lo fa prima con la cocaina e altre droghe e poi con l’alcool, unico suo sfogo la poesia. Il padre che guida il tram a Roma, esattamente il 19, c’è sempre per lui, ma è come impotente, non sa come salvarlo. Alla fine arriva per il ragazzo un lavoro, addetto alle pulizie al Bambino Gesù, dove Marco incontra un ambiente di lavoro ad alta concentrazione romanesca, felicemente ricostruito da Zingaretti, ma anche il dolore dalla parte più sbagliata: la malattia dei bambini. “È un film che parla del dolore, non in termini negativi, ma come ingrediente necessario per la felicità, perché dolore e gioia sono fatti della stessa materia – dice Zingaretti -, ma è anche un film sulla poesia, sulla bellezza e sulla loro capacità salvifica e che parla di genitori e figli e della capacità di essere presenti, come atto di amore più puro”. E ancora Zingaretti sul disagio dei giovani d’oggi: “Il mal di vivere dei ragazzi oggi è superiore al nostro. È un mondo che cambia troppo in fretta e il peggio deve ancora venire con l’intelligenza artificiale. Un cambiamento che sembra rallentato solo per la politica. Che padre sono? Un uomo legato alla natura e della working class quindi con solide credenze etiche. Non a caso fa il tranviere, uno che fa sempre lo stesso percorso quasi a indicare al figlio: tu sai dove trovarmi”.