Verdiana Barbagallo, una scommessa fatta di passione: «Recitare è la mia vita»

Di Carmela Marino / 03 Ottobre 2024

Se è vero com’è vero che in nomen omen, parte del destino di Verdiana Barbagallo è nel suo nome e nei suoi occhi azzurro-verde che sprigionano la voglia di fare e di riuscire nell’arte che ha scelto di cui vivere: la recitazione. E’ un nome ancora giovane quello di Verdiana, 27 anni, catanese, nel panorama artistico italiano, ma la determinazione di chi vuole arrivare c’è tutta.

«All’inizio è stato quasi un gioco, una scommessa con un amico di famiglia che lavorava ad una produzione teatrale all’Abc di Catania. Sapeva di questa mia passione e, non appena conseguito il diploma al liceo classico, mi ha proposto come assistente alla regia di “Pensaci Giacomino”, firmato da Guglielmo Ferro. E tanto è bastato per immergermi in quel mondo di tavole del palcoscenico, le stesse su cui mi piace sedere prima dell’inizio di ogni spettacolo. E’ come se da lì mi arrivassero tutte le energie necessarie per superare la paura che precede, puntualmente, ogni apertura di sipario.
Poi un giorno, in assenza di Francesca Ferro, di cui avevo imparato la parte in “Liolà” in qualità di suggeritrice, sono salita, durante le prove, sul palco e ho iniziato a recitare. Il regista di quello spettacolo era Antonello Capodici con cui, in questi anni, ho avuto la possibilità di lavorare anche in altre rappresentazioni. In quel caso un componente della produzione, seduto in fondo alla sala, mi vide e, con sorpresa, mi promise che mi avrebbe scritturata per il lavoro successivo. E così è stato».

Tu non sei figlia d’arte, i tuoi genitori fanno tutt’altro, come nasce questo grande amore per il teatro e per il cinema?
«L’ho scoperto al liceo, grazie ad una lettura in classe di un passo di Giovanni Verga. Mi era sembrato bellissimo interpretare, portare le parole fuori da quel libro cercando di farle arrivare al pubblico, in quel caso di studenti, nel modo più diretto possibile. Credo che l’interesse per la recitazione sia nato proprio in quel momento».

Il tuo primo ruolo in teatro ti ha visto indossare i panni di Rita, in “Natale in casa Cupiello”, accanto ad Enrico Guaneri (meglio conosciuto dal pubblico siciliano come Litterio, ndr). Che ricordo hai di quella esperienza?
«Ecco potrei dire che da lì il sogno ha cominciato a prendere forma, anche perché vivere da esordiente una tournée in giro per la Sicilia, non è stata cosa da poco. Mi sono sentita parte di un progetto importante e poi la vita di compagnia ti forma anche sotto altri aspetti, non soltanto squisitamente artistici. Dopo, con il ruolo di Nunziata ne “I Malavoglia”, firmata sempre da Guglielmo Ferro, è arrivata anche una tournèe teatrale italiana, praticamente l’”apoteosi” per me».

E a quel punto capisci che devi studiare…
«Sì, capisco che seguire al meglio l’esempio di chi vedevo recitare non bastava più. Lo studio è qualcosa da cui non si può prescindere, imparare da chi insegna è necessario. Ho fatto la pendolare con Roma per tre anni, con sacrifici anche economici non indifferenti. Il mio amico Adriano, purtroppo scomparso, mi regalò il primo biglietto aereo e fu perentorio: “Vai e diplomati con il massimo dei voti”. E io non l’ho deluso. Quindi la decisione successiva di affidarmi ad un’agenzia come la Cda Studio Di Nardo per essere guidata verso le scelte più giuste».

Il teatro ti ha tenuta a battesimo, sei stata anche Aretusa nel “Mito di Aretusa, Polifemo e Galatea”, ma il tuo vero grande sogno è il cinema…
«E’ vero, anche se non escludo, proposte permettendo, di poterli fare entrambi. In realtà c’è anche la tv: ho già recitato in “Vanina Guarrasi” e dovrei, a breve, entrare a far parte di un’altra nota fiction di cui però adesso non posso parlare. Con il cinema invece ho cominciato nel 2019 grazie a Guia Ielo; le devo la partecipazione, con una piccola posa, ne “Il delitto Mattarella” di Aurelio Grimaldi. Poi un’altra piccola parte in “La Notte” e in questi giorni sono stata impegnata nelle riprese di “Laghat”, un film di Michael Zampino in cui sarò Stefania, figlia dell’attore Edoardo Pesce».

Sei stata recentemente alla Mostra del Cinema di Venezia: che effetto fa ad una giovane attrice sfilare su quel red carpet?
«Avevo già provato una grande emozione lo scorso anno, ma stavolta ero più consapevole ed è stato più bello. Sono andata con la produzione CinemaSet, il cui fondatore e presidente è Antonio Chiaramonte, che lanciava delle produzioni fuori concorso. Ho cercato di assaporare, senza lo stress dello scorso anno, ogni piacevole parentesi di questa esperienza e per l’occasione ho indossato un abito di Tinarena Fashion Atelier e i gioielli di Marco Orestano».

Hai anche un progetto ambizioso, quale…
«Mi piacerebbe scrivere un testo teatrale sul disagio psicologico, sulle fragilità che talvolta non vengono comprese e poi, nei casi estremi, degenerano nei terribili fatti di cronaca di cui leggiamo sui giornali».
E chissà che anche questo sogno, oltre a quello di un David di Donatello, non si possa avverare.

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Carmela Marino
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