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Una “prorompente” Carmen apre la stagione del Bellini di Catania

Di Redazione |

Catania – Un femminicidio in pieno sole, consumato sul corpo di Carmen sotto i riflettori naturali della luce mediterranea, che continuerà a risplendere sulle sciagure umane. Così come il pugnale di Don José spegne la vita, ma non la sete di libertà dell’eroina resa immortale dalla partitura di Bizet. Su questa linea si muove la nuova produzione che inaugura la stagione lirica del Teatro Massimo Bellini di Catania, con sette rappresentazioni dal 25 febbraio al 3 marzo. Il titolo di apertura, “Carmen” appunto, vede impegnati l’Orchestra e il Coro dell’ente e schiera un cast di altissimo profilo. Sul podio il neodirettore artistico Fabrizio Carminati, la regia è di Luca Verdone, maestro del coro Luigi Petrozziello. Nel ruolo del titolo il mezzosoprano Anastasia Boldyreva, Don José è il tenore Gaston Rivero, Escamillo il baritono Simone Alberghini, che si alterneranno nelle repliche con altri nomi di spicco.

Ispirata all’omonimo racconto lungo di Prosper Mérimée, la cui pubblicazione risaliva al 1845, la trasposizione di Bizet arriva trent’anni dopo e per la prima volta illustra nel teatro musicale un inedito ideale femminile, quello della gitana libera e sensuale, dal carattere latino e appassionato: un personaggio di cui si mostra particolarmente avido il pubblico fin de siècle, che ne scoprirà le molteplici sfaccettature di femme fatale, donna emancipata, icona di una mediterraneità prorompente e fin quasi selvaggia. Sullo sfondo di una Spagna dalle tinte sgargianti, minutamente descritta a partire dall’Habanera che costituisce la sortita della protagonista, la conturbante figura di quest’ultima si staglia su quelle dei suoi spasimanti, il brigadiere don José e il torero Escamillo, e soprattutto della liliale Micaëla, frutto dell’immaginazione dei librettisti dell’opera, Henri Meilhac e Ludovic Halévy.

«A mio modo di vedere è un capolavoro, una delle rare opere destinate a riflettere tutte le tendenze musicali della nostra epoca. Bizet è un compositore che paga un tributo al suo secolo e al mondo contemporaneo, ma che è anche animato da ispirazione autentica. Carmen sarà l’opera più popolare al mondo». Con queste profetiche parole, nel luglio del 1880, Pëtr Il’ič Čajkovskij sintetizzava l’impressione di ammirazione e di profondo turbamento suscitato dall’ascolto dell’opéra-comique di Georges Bizet, autentico terremoto nella storia del teatro musicale, opera tanto rivoluzionaria, al suo primo apparire il 3 marzo del 1875, quanto cara alle platee di tutto il mondo, fino ai nostri giorni.

Per questo ogni ripresa di Carmen costituisce un evento: come l’ormai prossima inaugurazione catanese, otto anni dopo l’ultima edizione, che aveva a sua volta inaugurato la stagione 2012. Concertazione e direzione sono ora affidate a Fabrizio Maria Carminati, che negli ultimi anni il pubblico etneo ha apprezzato per le interpretazioni belliniane dei Puritani e di Adelson e Salvini, e che da gennaio riveste l’incarico di direttore artistico del Teatro. Diplomato in pianoforte e in direzione d’orchestra, Carminati ha debuttato al Regio di Torino nel 1993; è stato direttore artistico del Donizetti di Bergamo (2000-2004), quindi dell’Arena di Verona (2004-2006), primo direttore ospite dell’Opéra di Marsiglia (2008-2015) e direttore ospite del Verdi di Trieste, dal 2018 a oggi. Vanta un repertorio che spazia dal belcanto italiano, che lo ha visto eccellere nei titoli donizettiani, al primo Novecento italiano e tedesco, e una discografia in cui figurano, tra l’altro, ben due edizioni di Maria Stuarda e una di Norma. Le ultime tre recite di Carmen saranno dirette da Takayuki Yamasaki.

A firmare la regia è Luca Verdone, anche autore della scenografia (da un progetto di Virginia Vianello. I costumi sono di Alberto Spiazzi. Anche i solisti vocali sono artisti di rilievo internazionale. Carmen sarà il mezzosoprano Anastasia Boldyreva, al suo debutto sulle scene del Bellini. Allieva del prestigioso Conservatorio Čajkovskij di Mosca e poi di Bernadette Manca di Nissa, al Maggio Musicale Fiorentino, ha cantato il personaggio della gitana con Daniel Oren all’Arena di Verona nel 2016, facendovi ritorno anche in Aida di Verdi. Al suo fianco, nel ruolo di José, l’uruguayano Gaston Rivero, che ha debuttato nel 2002 nella produzione della Bohème di Baz Luhrmann a Broadway; affronta un repertorio da lirico spinto, che lo ha visto esibirsi, negli ultimi anni, in Turandot a Bari e Padova, Don Carlo e Otello a Essen. Specialista del repertorio rossiniano, Simone Alberghini, già vincitore del prestigioso Concorso Operalia nel 1994, vestirà i panni di Escamillo, mentre è previsto il ritorno di Daniela Schillaci, reduce dai recenti trionfi verdiani a Cagliari in Attila e Macbeth, nei panni della trepida Micaëla.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA