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Teatro Massimo Bellini, si riparte stasera con “Il Barbiere di Siviglia”

Protagonista Alberto Gazale, Orchestra e coro dell'ente lirico catanese diretti da Salvatore Percacciolo, regia di Vittorio Borrelli. Il sovrintendente Cultrera: "La triennalità dei fondi permette per la prima volta di programmare a lunga scadenza, ma soffriamo per il personale dimezzato"

Di Giovanna Caggegi |

Il gioco raffinato degli inganni e il venticello leggero della calunnia. L’effervescenza vitale della seduzione femminile e il comico andirivieni di Figaro, barbiere scaltro e tuttofare. Si riapre nel segno del divertissement e dell’opera buffa con “Il barbiere di Siviglia” di Gioachino Rossini al Teatro Massimo Bellini, che affronta il recupero della stagione lirica bloccata quasi due anni fa dal lockdown dopo il primo titolo in cartellone, una “Carmen” con Anastasia Boldyreva che registrò il sold out in tutti i turni. Stasera la più celebre delle opere rossiniane ispirata alla commedia di Beaumarchais debutta alle 20.30 (repliche sino al 3 dicembre) con l’Orchestra e il Coro dell'ente lirico catanese diretti da Salvatore Percacciolo e la regia di Vittorio Borrelli. Gli interpreti principali sono il baritono Alberto Gazale nel ruolo del titolo, il tenore Francesco Marsiglia (Almaviva), il mezzosoprano Marina Comparato (Rosina), il baritono Vincenzo Taormina (Bartolo), il basso Cristian Saitta (Basilio). 

Gli abbonati potranno accedere con il vecchio abbonamento, mentre nei prossimi quindici giorni sarà possibile sottoscrivere nuovi abbonamenti per i sei titoli rimanenti della stagione: “Rifare Bach” (21-28 dicembre 2021), novità assoluta del coreografo e regista Roberto Zappalà; il dittico “Cavalleria rusticana” di Mascagni e “Pagliacci” di Leoncavallo (3-13 marzo 2022), “Romeo e Giulietta” di Prokof'ev (20-25 marzo) con il Corpo di ballo del Teatro Massimo di Palermo, “L'elisir d'amore” di Donizetti (10-17 maggio), “Tosca” di Puccini (25 ottobre – 4 novembre 2022).

«Riprendiamo con il sorriso e con un’opera che esprime la gioia di vivere – dichiara il sovrintendente Giovanni Cultrera che, pur attento alle notizie sulla curva epidemiologica, esprime cauto ottimismo – Dopo un anno e dieci mesi di blocco dell’attività, riapriamo a capienza piena nel rispetto rigoroso delle norme anti-Covid19: ingresso con green pass, misurazione della temperatura, mascherina all’interno del teatro. Siamo tra i pochi in Italia a recuperare interamente la stagione, nel rispetto di un impegno con il pubblico. Da un punto di vista sanitario, il teatro è un luogo sicuro. Qui la gente può ritrovare il sorriso e un po’ di sollievo all’angoscia da pandemia: c’è la magia di poter vivere altre vite e altre storie, nel tempio della musica e della bellezza».

Un cartellone tradizionale con titoli popolari di sicuro riscontro al botteghino. Non crede possa esserci un pubblico interessato a percorsi meno battuti e a selezioni innovative?

«Già impaginata al momento del mio insediamento, la stagione risentiva dei problemi economici legati alla vecchia annualità dei fondi. La tradizione rimane l’anima di un teatro, ma l’innovazione è la ricerca scientifica che ogni ente di produzione ha il dovere di coltivare. Come diceva Gustav Mahler la tradizione è la custodia del fuoco, non l’adorazione della cenere. Abbiamo sperimentato con “Norma” diretta da Livermore che anche un classico può essere attraversato da visioni innovative: l’uso dei ledwall, per esempio, una tecnologia che innova la scenografia tradizionale. La diretta televisiva di “Norma” su Rai5 ha esaltato questa caratteristica e ci ha permesso di avvicinarci a un’altra porzione di pubblico, soprattutto ai giovani sensibili alle novità. Penso anche al ritorno d’immagine della trasmissione di Rai2 su “Norma” condotta da Alessio Boni che raccontava il capolavoro del Cigno inserito nella città e la città attraverso l’opera. Un record di ascolti e un rinnovato interesse dei giovani nei confronti del nostro teatro. Quanto all’apertura al contemporaneo, cito il concerto in prima mondiale su Sky Classica HD “Sub tutela Dei per il Giudice Livatino” del compositore Matteo Musumeci, progetto innovativo di grande valore etico-morale. Si pensi pure all’attività concertistica in collaborazione con l’Università di Catania, che ha affiancato cinque compositori moderni con altrettante novelle di autori siciliani lette da attori del territorio. E il concerto di Sant’Agata, che dedichiamo ogni anno alla nostra patrona, affidato a compositori contemporanei. Tornando alla stagione, siamo particolarmente orgogliosi di ospitare “Rifare Bach” della Compagnia Zappalà, eccellenza catanese e siciliana della danza dal successo internazionale, mentre “Cavalleria rusticana” ci consente di omaggiare Giovanni Verga nel centenario della morte del grande scrittore catanese». 

Riparte la stagione del teatro al chiuso ma il Bellini non si è mai fermato. Un bilancio? «Non ci siamo mai fermati perché attraverso la Tv, con lo streaming durante il lockdown e poi d’estate con gli spettacoli all’aperto abbiamo realizzato circa 60 eventi diffusi nei principali siti, dalla villa Bellini al Cortile Platamone, dal Teatro greco di Taormina al Teatro greco-romano di Catania. Abbiamo avuto star internazionali con Muti, Domingo, Nucci, Rebeka, Oropesa che sono il top mondiale. Attività che ha registrato un costante sold out e una massiccia presenza di turisti, soprattutto con le celebrazioni belliniane che ci hanno offerto l’occasione di una più fitta collaborazione con gli altri teatri lirici siciliani». Qual è l’attuale stato di salute del Teatro Bellini? «L’amministrazione regionale del presidente Musumeci e dell’assessore Messina ci ha consentito di stare più tranquilli. La triennalità dei fondi permette per la prima volta nella storia del teatro di programmare a lunga scadenza (un tempo i contributi arrivavano annualmente e si viveva con la spada di Damocle del 31 dicembre e della finanziaria). I grandi nomi, per esempio, devono essere contattati con molto anticipo. Con la capacità finanziaria triennale possiamo progettare, pianificare e avere contezza delle risorse. Possiamo pensare a bandire i concorsi per reclutare il personale stabile che è carente. Oggi è questo il problema del Bellini: un personale dimezzato per più del 50 per cento, non solo nel settore amministrativo ma anche in quello artistico e tecnico. Si soffre in tutti i comparti. Adesso stiamo lavorando, per esempio, alla spinosa questione della stabilizzazione dei precari che, ritengo, si possa chiudere entro l’anno. Un’altra importante novità è lo stanziamento da parte del governo regionale di fondi per la ristrutturazione del teatro. Si parla anche del riutilizzo fino a 1200 posti della capienza massima laddove ora siamo sotto i 1000 come agibilità. Anche il sindaco Pogliese sostiene, in piena sinergia con la Regione, il rilancio strutturale del teatro».  Idee per la prossima stagione? «Tantissime e di grande interesse. Avremo conferme di livello internazionale. Ma è ancora troppo presto per le anticipazioni». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA