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Il balletto di poltrone

Teatri: lo scontro politico sul nuovo direttore di Roma tra De Fusco e Cutaia arriva fino a Catania. L’ipotesi di unire lo Stabile di Palermo e quello etneo

Il ministro Sangiuliano starebbe cercando una casella per Carlo Fuortes, ex ad della Rai. Domani la decisione. De Fusco a Palermo al posto della Villoresi? I nomi che circolano a Catania

Di Ombretta Grasso |

Sembra uno scontro lontano ma tocca anche la nostra città. Gira vota e furria il sipario lo alzano a Roma. E’ la politica! C’è in corso un balletto di poltrone nei teatri italiani che parte dalla Capitale dove è in scena uno spettacolo in vari atti che dovrebbe concludersi domani, quando è fissato il Consiglio d’amministrazione per la nomina del direttore generale del Teatro Argentina di Roma (quindi anche della Sala India e del Valle) e che potrebbe provocare una rivoluzione degli Stabili siciliani, unendo in un unico ente quelli di Palermo e Catania.

Luca De Fusco, regista, direttore del Teatro Stabile di Catania

Scontro politico che vede contrapposti Luca De Fusco, napoletano, regista e direttore dalla lunga esperienza, per dieci anni a capo dello Stabile del Veneto, poi alla guida del Mercadante di Napoli (che ha portato a diventare Teatro nazionale), dal 2022 nominato allo Stabile di Catania, sostenuto da Gianni Letta di Forza Italia, dal governatore del Lazio, Francesco Rocca, e – secondo la stampa romana – da Federico Mollicone di Fratelli d’Italia, presidente della Commissione cultura alla Camera, e dall’altra parte Onofrio Cutaia, catanese, già direttore del Mercadante e dell’Eti, con alle spalle una lunga carriera da manager nella macchina amministrativa dei Beni culturali, nominato da Franceschini nel 2015 Direttore generale dello spettacolo dal vivo, quindi nel 2021 direttore generale creatività contemporanea, ora sovrintendente del Maggio fiorentino, su cui punta il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, Pd.

Onofrio (Ninni) Cutaia, catanese, manager culturale

In mezzo il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che ha però da sistemare un’altra, decisiva, pedina. Quella di “SanFuortes” (come lo definisce Carmelo Caruso sul quotidiano “Il Foglio” nel ricostruire il retroscena della vicenda).

Il sismografo comincia infatti a vibrare quando Carlo Fuortes (già ad dell’Auditorium Parco della musica di Roma, sovrintendente dal 2013 al 2021 del Teatro dell’Opera di Roma) è spinto dal nuovo governo a dimettersi da amministratore delegato della Rai e in cambio strappa alla premier Meloni la promessa di un nuovo incarico. Viene spedito al Teatro San Carlo di Napoli e per sollevare il sovrintendente in carica, Stéphane Lissner, il governo crea un decreto su misura che lo manda in pensione. La norma viene bocciata dal Tribunale di Napoli, il francese viene reintegrato e la legge è ora all’esame della Consulta. Un terremoto. Urge quindi liberare una poltrona per Fuortes e il ministro pare abbia pensato al Maggio fiorentino dove ora siede Ninni Cutaia.

Carlo Fuortes, ex ad della Rai

Ecco perché Sangiuliano, e con lui i rappresentanti della Regione, potrebbero appoggiare Cutaia (vicino al centrosinistra e che può contare sui due voti in Cda del Comune, principale finanziatore del teatro Argentina) nella battaglia per il Teatro di Roma e sistemare così Fuortes al Maggio fiorentino, invece di sostenere De Fusco che sulla carta appare in netto vantaggio perché dovrebbe avere i voti in Cda dei due rappresentanti della Regione e quello del Ministero, tutti di destra.

Ma, in questo caso, come ricompensare Luca De Fusco, dato per favorito, e incappato nella grana SanFuortes? Secondo voci romane, potrebbe diventare direttore del “Biondo” di Palermo, dove è in scadenza Pamela Villoresi, con l’ipotesi – già in passato ventilata – di creare un unico grande teatro regionale di Sicilia che unisca i due Stabili di Palermo e Catania e possa ambire a diventare Teatro nazionale, una scelta che finirebbe per mettere in secondo piano il grande patrimonio del Teatro etneo che rischia di soccombere “schiacciato” dal peso politico del capoluogo, e anche dai maggiori finanziamenti che arrivano al “Biondo” dal Comune. Un’altra istituzione catanese che perderebbe la sua centralità.

Pamela Villoresi, direttrice dello Stabile di Palermo, in scadenza

A Catania, apparentemente, tutto tace in attesa della decisione di domani. Nel caso in cui De Fusco fosse nominato al Teatro di Roma, si aprirebbe una nuova stagione di candidature e tra i nomi che sono circolati ci sono i registi Giovanni Anfuso, Guglielmo Ferro, e nelle ultime settimane anche la sorella Francesca Ferro, Giuseppe Dipasquale e Orazio Torrisi (questi ultimi due già in passato alla guida dello Stabile) e pure la stessa Villoresi.I giochi sono aperti e vedremo domani chi ha “la mano” più forte. Poi ci sarebbe l’arte del teatro. Ma quella è diventata un’altra storia.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA