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Esordio alla regia

“Stranizza d’amuri”: il duplice omicidio degli “ziti” di Giarre diventa un film diretto da Beppe Fiorello

Il 25enne Giorgio Agatino Giammona e il 15enne Antonio Galatola, detto Toni furono trovati morti a Giarre nel 1980

Di Carmelo Di Mauro |

Arriva al cinema il 23 marzo il primo lungometraggio da regista di Beppe Fiorello, “Stranizza d’amuri”, un film che affronta il duplice omicidio degli “ziti di Giarre”, un caso che 43 anni fa scosse l’Italia e favorì la nascita dell’Arcigay.

Furono trovati quasi abbracciati, entrambi uccisi da un colpo di pistola, il 31 ottobre del 1980, sotto un pino marittimo, nella Vigna del Principe, a Giarre, i corpi del venticinquenne Giorgio Agatino Giammona e del quindicenne Antonio Galatola, detto Toni.

Nella cittadina del catanese, si iniziò a vociferare di doppio suicidio, o di omicidio-suicidio. Per tutti, in paese, le vittime erano gli ziti (i fidanzati): Giorgio, in particolare, veniva indicato come chi aveva traviato l’innocente Antonio. A rendere inaccettabile quella relazione è, in realtà, solo l’orientamento sessuale dei due: a quella stessa società sembra assolutamente normale invece che una sorella di Toni sia andata via di casa a dodici anni, e a quindici sia già madre. Intanto, mentre i parenti delle vittime si affannano a negarne l’omosessualità, le indagini si infrangono contro un muro di silenzio e i punti da chiarire restano tanti.

Com’è possibile che i cadaveri siano stati rinvenuti in una zona battuta, a poche centinaia di metri dalla caserma dei carabinieri? E come conciliare la posizione dei corpi e la traiettoria dei proiettili con l’ipotesi di suicidio-omicidio?Le indagini portarono al cugino di Toni, il tredicenne Francesco Messina, il quale “confessa” di essere stato supplicato dagli stessi ragazzi di ucciderli; poi, però, ritratta, sostenendo di aver confessato dietro pressione delle forze dell’ordine. Nemmeno il sostituto procuratore di Catania, Giuseppe Foti, a capo dell’inchiesta, credette a quella confessione e quando il fascicolo d’indagine arrivò sulla sua scrivania, archiviò il caso. Erano passati cinque anni da quando, con il suo martirio, Pier Paolo Pasolini aveva acceso i riflettori sull’odio di cui erano oggetto gli omosessuali. A Giarre gli omosessuali erano ancora considerati dei “malati”, degli individui deviati che nella migliore delle ipotesi meritavano di essere ignorati e isolati.Ma fu quell’omicidio a portare alla nascita del primo collettivo di “Fuori” (Fronte unitario omosessuale rivoluzionario italiano) a Catania e a Palermo, del primo circolo Arcigay nato da un’idea di Don Marco Bisceglia, sacerdote cattolico dell’area del dissenso.

Adesso la vicenda viene “riesumata” da Beppe Fiorello con “Stranizza d’amuri”, il film, ambientato tra Noto, Marzameni, Ferla, Buscemi e Pachino, prodotto da Ibla Film con Rai Cinema e Fenix Entertainment, che ha lo stesso titolo della canzone di Franco Battiato, jonico come i due ragazzi… Accanto ai giovani protagonisti, Gabriele Pizzurro e Samuele Segreto, quest’ultimo ballerino di “Amici” 2022, c’è un cast di attori professionisti siciliani, tra cui spiccano Simona Malato, Enrico Roccaforte e Fabrizia Sacchi. Nella “finzione” torniamo indietro fino al 1982 in una calda estate siciliana, dove i tifosi strepitano per la nazionale ai Mondiali di Calcio. Ci imbattiamo così nella storia di Gianni, un ragazzo di diciassette anni senza amici e regolarmente aggredito dai coetanei per la sua omosessualità. Solo la madre Lina riesce a infondergli conforto e comprensione; anche quando capita di scontrarsi col compagno Franco, il proprietario dell’officina dove anche Gianni cerca di dare una mano.

Qualcosa però cambia quando, a seguito di un incidente coi motorini su una strada di campagna, il fragile adolescente fa la conoscenza di Nino. Come spesso accade, da una coincidenza imprevista nasce e matura un’amicizia sincera, che poi diventa un sentimento nuovo, ancora più profondo, e che non viene colto di buon occhio dalle famiglie e dalla gente di paese. Estranei, tuttavia, alle chiacchiere e alle dicerie, gli inseparabili compagni si sentono finalmente liberi di mordere la vita, pur trovandosi costretti a fare i conti con coloro che quello stesso entusiasmo non lo vogliono accettare. «Da anni – spiega il regista – seguo con interesse questo delitto accaduto in provincia di Catania e per anni ho pensato che questa storia di un amore senza tempo, mai consumato, dovesse diventare un racconto. Mi sono affidato alla mia immaginazione per restituire al pubblico la memoria di quei due ragazzi che hanno pagato un prezzo troppo alto per essersi amati».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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