Un omaggio infinito. Un affetto che, pur a sette anni dalla scomparsa, non accenna a diminuire. Oggi lunedì, il 4 marzo, ricorre l’anniversario della nascita di Lucio Dalla.

La sua libertà di artista era stata evidenziata fin dal primo passato jazz con i “Flippers”, formazione messa in risalto da Fabrizio Zampa, trasformatosi successivamente in autorevole firma del giornalismo musicale. Tralasciando le partecipazioni sanremesi, l’incontro con Roberto Roversi, poeta bolognese, segnò una svolta nell’andamento compositivo di Lucio Dalla. Tre album politici e sociali, “Il giorno aveva cinque teste”, “Anidride Solforosa” e “Automobili”, punte espressive, emotive, contenenti veri e propri affreschi di vita.

“Come è profondo il mare”, capitolo decisivo nella lettura del suo cosmo, segna l’inizio della scrittura letteraria nell’enfasi del musicista bolognese, aprendo squarci descrittivi estratti dalla quotidianità, dai tasselli narranti di personaggi particolari spesso vicino ai nostri occhi, raccontati da vero artigiano con il linguaggio del cinema.

I due “Dalla”, “1983”, “Bugie”, colonne sonore del  cantautorato italiano, classici portanti della discografia dai numeri di fatturato, la gemma “Caruso” e l’interesse verso ambienti culturali paralleli, lo trascinano al successo di “Tosca Amore Disperato”, un’opera moderna ispirata al melodramma di Giacomo Puccini, al piacere di attore per Quijote e Artemisia Sanchez. Ma “Lucio Dalla” fu l’album della definitiva consacrazione. Della maturità, grazie a capolavori come “Anna e Marco” e “L’anno che verrà’. Storie e parole ancora attuali.

I sette anni senza la sua presenza, sono stati anni di aneddoti, curiosità, spigolature, enunciate e diffuse da amici o presunti tali, collaboratori incrociati e opinionisti dal vago sapore glamour.

L’essenza della sua arte, rimane la vita, raccontata grazie al dono di leggere il tempo, prima che avvenga.