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Salvo Ficarra: «Debutto come regista teatrale con il mio “Malato immaginario” pop»

L’attore firma la il testo di Molière con Angelo Tosto e le musiche di Lello Analfino da stasera al Brancati. "Picone? Dopo 32 anni solo una vacanza, da gennaio di nuovo insieme al cinema"

Ombretta Grasso

19 Novembre 2024, 17:03

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Vittima di una truppa di dottori ciarlatani e salassatori, prigioniero delle sue paure, di malanni solo immaginati, e della corte che intorno a lui se ne approfitta, Argan, beffato e melanconico è l’ipocondriaco per antonomasia, antico e modernissimo. Ha quasi più paura di vivere che di morire. A rileggere “Il malato immaginario” c’è alla regia Salvo Ficarra, attore e regista amatissimo che in coppia con Valentino Picone, in teatro e sul grande schermo, strappa risate e riflessioni, con tutto l’amaro sberleffo di chi sa raccontare la realtà in commedia. Il debutto alla regia teatrale con un classico di Molière, che dopo Siracusa, fa tappa da stasera al 24 al Teatro Brancati di Catania, con protagonista Angelo Tosto. «E’ un testo tra i più attuali di Molière, parla della nostra posizione rispetto alla malattia, alla medicina, mantenendo leggerezza e comicità meravigliose – racconta Ficarra – Siamo andati a riscoprire il lavoro di Molière, uno dei pochissimi attori-autori che scrive quello che mette in scena, conosce gli attori e la macchina comica. Il suo intento era fare divertire il pubblico e nel contempo veicolare dei messaggi. Un testo che ci arriva pieno di significati: è il suo ultimo spettacolo, muore poche ore dopo averlo recitato».

La sfida della regia è nata quasi «per gioco», spiega, «per amore». «Me l’hanno proposto e ho subito detto: “accetto se c’è Angelo Tosto”. Penso che lui sia davvero Argan. Ne sono innamorato, per me è un attore estremamente straordinario, moderno, con una grandissima ironia. Riesce a essere concavo e convesso, vittima e carnefice. Nello splendido rapporto tra servo e padrone che disegna con Giovanna Criscuolo-Antonietta, fa ridere sempre, sia quando subisce sia quando infierisce». Con Tosto l’incontro era già scattato nel film “L’ora legale”, «ci ha regalato un’interpretazione meravigliosa», sottolinea. Per “Il malato immaginario”, prosegue «mi sono divertito moltissimo con lui e con la compagnia, tutti si sono messi in gioco. Abbiamo cercato di fare Molière senza fare Molière». In che senso? «Spesso sui testi classici si deposita una patina, credo che invece si debba andare all’essenza di quello che l’autore voleva fare. Abbiamo cercato di portare il testo alle sue origini. Se in quel momento Molière scrive una battuta, vuole far sorridere il pubblico, aldilà del fatto che la parola sia proprio quella. Per me rispettare Molière significa rispettare la sua volontà. Abbiamo cercato di immedesimarci in quella che poteva essere la sua compagnia, cercando lo spirito che lo animava. Abbiamo lasciato spazio alla caratterizzazione dei personaggi senza trascurarne la tridimensionalità».

In scena anche Filippo Brazzaventre, Daniele Bruno Cosimo Coltraro, Giovanna Criscuolo, Luca Fiorino, Anita Indigeno, Lucia Portale, Emanuele Puglia, Giovanni Rizzuti, i ballerini Licia Bisicchia e Daniele Caruso. Musiche di Lello Analfino, «straordinarie. Non lo dico da oste che deve vendere il vino, è uno spettacolo che dà un’altalena di emozioni». Scene e costumi di Francesca Cannavò, video Nico Bonomolo, movimenti coreografici Giorgia Torrisi Lo Giudice.


Medici e medicine di perenne attualità. «Siamo tutti medici e tutti ipocondriaci. Siamo più attenti alla prevenzione che è una cosa utilissima, ma c'è anche un eccesso di medicine, di cure. Senza dubbio il Covid ha messo ancora di più l’accento su dubbi e timori, su tanti aspetti della medicina, su come possa diventare profitto, commercio. Dovremmo tenere sempre gli occhi aperti su alcune cose che non dovrebbero essere in discussione. Bisogna ritornare alla fiducia verso i medici e la medicina e augurarci che sia sempre alla portata di tutti e non solo per pochi. Le difficoltà della sanità pubblica sono note e tutte sulal pelle dei cittadini. E’ un tema che ci divertiamo a trattare con leggerezza. Come facciamo con Valentino, ci piace non dare risposte ma lasciare sempre domande aperte». Stavolta è “orfano” di Valentino, serviva una pausa? «No, no, assolutamente. Dopo 32 anni di vita insieme penso che non ci sia nulla di male anche ad imbarcarci in cose che sporadicamente ci consentono delle esperienze. Ma nulla cambia, è un rapporto meraviglioso».


Vedremo Salvo Ficarra su Paramount+ il 6 dicembre nella serie “Zorro”, in cui è Bernardo, il servitore muto dell’eroe mascherato, interpretato da Jean Dujardin, mentre il 16 gennaio uscirà “L’abbaglio” il film di Roberto Andò che dopo “La stranezza” dirige ancora Ficarra, Picone, Toni Servillo in un film in costume in Sicilia, stavolta tra i garibaldini sbarcati sull’Isola.

Come sarà il suo “Malato immaginario”? «E’ uno spettacolo che mi piace definire pop, nel senso di popolare. C’è di tutto, danza, magia, musica, sport. Si possono avvicinare anche i bambini, anche chi non ha mai sentito parlare di Molière. È una commedia dove si ride e ci si diverte».