l'intervista
Renato Zero: «Rosa Chemical? Un mio sosia, ma il mestiere non si inventa…»
Prosegue anche nel 2023 il tour “Zero a Zero – Una sfida in musica”: 23 appuntamenti in 10 città, con inizio da Firenze il 7 marzo, ma il Sud è assente
Prosegue anche nel 2023 la favola in musica di Renato Zero. Dopo i monumentali festeggiamenti al Circo Massimo di Roma, Zero è pronto a stupire una volta in più i suoi fan portandoli con sé nella nuova avventura live “Zero a Zero – Una sfida in musica”, la tournée nei palasport italiani (23 appuntamenti in 10 città, con inizio da Firenze il 7 marzo). Assente il Sud Italia.
«Mi sono fermato ad Eboli – spiega Renato Zero – purtroppo al Sud ci sono degli spazi irrisori per ospitare questo spettacolo. Con una capienza limitata non posso farlo. Il pubblico sarebbe costretto ad un costo elevato del biglietto, non è giusto. Devo venire al Sud Italia con uno spettacolo in condizioni di vantaggio per il pubblico. Mi riprometto di accarezzare il mio Sud con amore e con tutto il mio cuore. Un omaggio speciale nelle piazze».
“Una sfida in musica” vedrà i due eterni contendenti: Renato e Zero. Quale sarà il risultato di questa sfida?
«Nessuno dei due si darà mai per vinto. Zero si lamenta per molte cose, io gli ricordo che se non l'avessi scritturato, chissà oggi dove sarebbe. Oggi i due imprudenti festeggiano le nozze di smeraldo di fronte al loro amatissimo, nonché fedelissimo, pubblico. Che dire: Finché c’è Zero c’è alleanza. E quindi vinca chi avrà più costanza. Nessuno dei due si darà mai per vinto. Oggi a 72 anni posso essere libero di dire quello che penso. Finalmente ho la possibilità di dire le cose per le generazioni future, non per farmi promozioni».
Come ci si prepara ad affrontare un tour così intenso e ad essere sempre “effervescente” sul palco?
«Mens sana in corpore sano. Gioco molto a scopone scientifico, quello serio. Soprattutto la sera. Mi serve per allenare ed utilizzare la memoria. Qualunque allenamento, però, non sarebbe sufficiente per stare tre ore e mezza sul palco, bisogna starci con i sentimenti. Non voglio essere un cantante, sono un interprete della vita, dei sentimenti e delle emozioni. Ogni volta che inizia e si conclude un tour, si chiude un capitolo di belle energie con il pubblico. Anche la strada mi offre questo campanello. Il camerino è la mia sacrestia. Mentre mi trucco non voglio vedere nessuno. Mi svuoto interamente per dare agli altri qualcosa di me. Quando non siamo mancanti di nulla, è più possibile essere supportati».
Come vede i giovani musicisti? Qual è lo “stato di salute” della musica italiana?
«I ragazzi stanno distanti, non si raccordano più. Hanno un dialogo fittizio. Da musicista raccomando di stare più vicino a queste generazioni. Si può fare musica anche con le tecnologie ma si deve avere la responsabilità di mandare in scena i giovani artisti. Ci si dimentica del valore di ciascuno di noi. Una volta un difetto diventata la forza di un'artista. Si faceva del suo difetto una prerogativa. Il vantaggio della musica è che non vuole carte di identità, si omologa da sola. Oggi, purtroppo, ci sono molti artisti che non stanno lavorando perché c'è un sistema musicale sbagliato. Oggi fai un “botto” con un pezzo e poi finisci, finché ci sarà questa mentalità andrà sempre peggio».
E Rosa Chemical?
«Ho rispetto per i miei sosia. Ci deve essere l'opportunità di uscire da questa strategia. Ci sono un numero impressionanti di sosia, così la popolazione si riduce. Non è colpa di Rosa Chemical, è una distrazione di chi ritiene la musica una velleità o un mestiere inventato. Finché c'è questa mentalità assolvo questi ragazzi. Per arrivare sul palco si deve avere una preparazione. Quando all'inizio della mia carriera cantavo “Il triangolo”, mi lanciavano qualsiasi tipo di verdura addosso. Oggi la mia missione non è “Il Triangolo” ma “Il cielo” e “Più su”. I ragazzi devono essere più pronti prima di essere mandati allo sbaraglio».
Quest'anno ha rinunciato ad andare come super ospite al Festival di Sanremo per andare a “C'è posta per te”, come mai?
«Sono una persona per bene non mi interessano le polemiche e le speculazioni. Amadeus mi aveva chiamato per essere ospite al Festival ma ho ritenuto opportuno rinviare l'appuntamento sanremese. Maria mi impegnava relativamente. Venivo da una straordinaria accoglienza al Circo Massimo e stavo lavorando per il tour. Sanremo sarebbe stato molto impegnativo. È anche vero che Mediaset mi ha mandato in trincea. L'ho trovato fuori posto. Non sapevo che la puntata fosse andata in onda il sabato sera della finale del Festival. Se fossi stato avvisato, avrei fatto la mia scelta. Se magari arriverà l'invito per l'anno prossimo, ci faccio un pensiero. Sicuramente quest'anno mi è venuta la lacrima con Gino Paoli, è stato uno Tsunami meraviglioso».
Firenze, Conegliano, Torino, Mantova, Bologna, Pesaro, Milano, Livorno, Eboli, Roma- queste le città che si preparano ad ospitare il tour.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA