La regista Francesca Mazzoleni torna “a casa” per presentare “Punta Sacra”, un documentario (premiato al festival Visions du Réel, vincitore di un Nastro d'argento, candidato al David di Donatello) che unisce la denuncia sociale al racconto del reale. L’occasione è il Catania Film Festival e l’appuntamento è per oggi alle 21, al Monastero dei Benedettini di Catania. Nata in Sicilia da genitori siciliani, Francesca – che oggi vive a Roma – ha con la Sicilia un rapporto profondo e viscerale. «Per me è il luogo delle radici, dell’infanzia, del ritorno. Perché pian piano, a piccoli passi, sto tornando sempre di più e penso anche di realizzare un lavoro lì. Ci vorrà un po’ di tempo, perché essendo probabilmente una delle storie più intime e complesse c’è bisogno di un lungo giro prima del ritorno alle origini. Che voglio fare assolutamente».
Intanto, torna sull’Isola per presentare il film documentario uscito nel 2020 e disponibile, dall’anno prossimo, su varie piattaforme online. «È un film che ha girato tutto il mondo e mi son sempre detta “è impossibile che a casa mia non riusciamo mai a tornare”. Sono felicissima, quindi, che il Catania Film Festival mi stia offrendo questa grande opportunità e sono curiosissima di capire la reazione. Unisce tutti – aggiunge Mazzoleni – ma in ogni posto dove viene proiettato la percezione è diversa. Dico sempre che il luogo che ho raccontato mi ricorda tantissimo la mia infanzia e la Sicilia in generale. Perché, a differenza di altre parti di Roma, vive di una schiettezza particolare, c’è qualcosa di conviviale e viscerale anche nel rapporto con la natura, con il mare. Un rapporto a tratti anche violento».
È questa simbiosi, probabilmente, il motivo profondo che l’ha spinta a girare Punta Sacra. «Ho fatto questo film perché in quella comunità mi sono sentita a casa, nel senso di ricordo di quello che è stata la mia infanzia. Con queste famiglie allargate, schiette, senza filtri. E ritornare in Sicilia con quel tipo di sensazione mi rende curiosa di sapere che effetto fa». Il rapporto con la Sicilia, quindi, sembra essere un po’ la chiave, lo strumento, che ha aperto le porte a Francesca, dandole la possibilità di entrare in contatto con quelle persone. «Sono diventata parte della famiglia, abbiamo notato da subito che parlavamo naturalmente la stessa lingua, senza filtri. Ed è fondamentale per conquistare la fiducia nel minor tempo possibile».
“Punta Sacra” è il primo film documentario della regista, il secondo dopo “Succede”, basato sull'omonimo romanzo di Sofia Viscardi. «È un lavoro molto personale, intimo, che ho iniziato ad avere in testa circa otto anni fa e che come molti lavori documentari ha avuto bisogno di tanto tempo per crescere. Come nel primo, anche qui c’è molta adolescenza, ma il target è vastissimo. È un film che parla a tutti, ci sono molti ragazzi come protagonisti, ma tratta anche tematiche etiche molto complesse e tocca mondi e temi pasoliniani. È rivolto a tutti e sta piacendo e parlando a tutti, cinefili e non».
Ecco perché, non appena si è presentata l’occasione Mazzoleni, spinta dal produttore Alessandro Greco, ha messo su una piccola squadra e ha iniziato le riprese per raccontare un lembo di terra che fa parte di Roma ma che non tutti i romani conoscono bene o sotto una luce diversa come quella che ha voluto dare la regista. «È una delle borgate che abbiamo in città, ci vivono 500 famiglie che lottano da una parte per dire che esistono e non essere dimenticate e dall’altra per rimanere in questo luogo che si sono costruite negli anni ’60. Ho trovato tanta bellezza in questa piccola comunità dimenticata dalle istituzioni, che ha creato una sorta di zona franca con le proprie regole per sopravvivere».Tutte le storie, si sa, nascono da un innamoramento verso ciò che si racconta. E così è stato per me, tutto è nato da una scintilla».