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Piparo, il re mida del musical: «La Sicilia è un tesoro che non è goduto dai siciliani, siamo colonizzati»

"Come avere una cassaforte piena d’oro ed essersi dimenticati la combinazione". "Cambiare? Basta affidarsi a gente capace"

Di Ombretta Grasso |

Quando ha riportato in scena il cast originale del film “Jesus Christ Superstar”, con Ted Neeley (Gesù), Yvonne Elliman (Maddalena) e Barry Dennen (Pilato), nel 2014, ad applaudirlo c’era persino Tim Rice, tre Oscar per la migliore canzone, celebre autore – con Andrew Lloyd Webber – dello storico musical. Ma la prima replica della grande opera rock risale al lontano 1994 e da allora Massimo Romeo Piparo, 57 anni, messinese, regista, autore e produttore, re mida del musical, non si è mai fermato firmando decine di spettacoli di successo.

Quanti titoli in scena quest’anno?

«Sei in due teatri, abbiamo inaugurato il Sistina itinerante, un tendone per fare i musical nelle città in cui non ci sono spazi adeguati, anche in Sicilia: non porto uno spettacolo a Palermo da non so quanti anni, Messina ha un teatro con una gestione sempre più locale».

Nella prossima stagione firmerà “Tootsie”.

«E’ un archetipo della commedia infallibile, c’è il travestimento, essere o apparire, il gioco del teatro nel teatro. Per una certa generazione è un film imperdibile, tutti ricordiamo Dustin Hoffman. E poi preparo “West Side Story” in in italiano per renderlo popolare e più fruibile possibile. Una storia meravigliosa con musiche immortali da far conoscere anche a un pubblico più giovane».

Com’è nato l’amore per il musical?

«Volevo conoscere l’inglese per scoprire il mondo. I miei genitori mi mandavano a Londra a 16-17 anni per studiarlo e andavo nei teatri come potevo, nell’ultimo posto di piccionaia. Vedevo spettacoli che da noi non esistevano. Il musical metteva insieme le mie passioni, musica e teatro».

Quello che l’ha folgorata?

«“Il fantasma dell’opera”, uno spettacolo che incanta lo spettatore. Il melodramma lo abbiamo inventato noi e si è evoluto nell’opera lirica, gli anglosassoni, più attenti al business, lo hanno trasformato in entertainment, in musical».

Piparo con la rockstar Anastacia da lui diretta in “We Will Rock You”

Un percorso fitto di successi, con tante produzioni sold out.

«Incarno il prototipo del produttore privato che non ha contributi pubblici. Oggi il 90% dei teatranti è assistito dallo Stato e non si pone il problema del risultato. Io sono in guerra tutti i giorni per poter garantire la mia azienda, 130 posti di lavoro. Confezioniamo gli spettacoli sperando di avere il maggior numero di spettatori, con grande attenzione alla qualità dell’allestimento e al cast, con l’interprete più adatto, magari una novità che nessuno si aspetta. In Italia vediamo spesso gli attori sempre nello stesso ruolo, si rischia poco».

Dal 2005 al 2007 è stato direttore artistico del Teatro Stabile di Messina.

«Mi ha voluto l’allora presidente Antonio Barresi, quando lui si dimise io l’ho seguito a ruota. Non era posto per me, le logiche dei teatri stabili siciliani sono l’opposto dell’imprenditore privato. Si spendono tanti soldi pubblici e si inseguono risultati solo personali del direttore artistico di quel momento. Se c’è una crisi nessuno viene chiamato a pagare il conto e le scelte successive sono sempre uguali a prima, se non peggio. Il teatro in Sicilia non ha speranze secondo me».

L’ultima edizione di Jesus Christ superstar con Angunn e Lorenzo Licitra

La Sicilia madre o matrigna?

«La Sicilia è la mia terra ed è una terra maledetta ma piena di grandi energie. Sono cresciuto tra il Vulcano e la corrente dello Stretto di Messina. Ma la Sicilia non vuole essere quello che è, non vuole essere mai orgogliosa di quello che ha dato alla storia, alla cultura, all’arte. E’ come avere una cassaforte piena d’oro ed essersi dimenticati la combinazione per aprirla. Un tesoro chiuso e non goduto dai siciliani ma spesso messo a disposizione di colonizzatori stranieri. Basta guardare Taormina arte o Messina, l’unica eccellenza di cui si parla è l’Inda di Siracusa. Anche nella musica leggera: un tempo Catania era la Seattle d’Italia, ma adesso?».

Come cambiare ?

«Affidando a gente capace la gestione delle cose. Non ci vuole chissà quale alchimia, semplicemente la gente competente al posto giusto. Si potrebbe iniziare a richiamare i conterranei che hanno avuto successo altrove, nella medicina, nell’ingegneria, nell’economia. Purtroppo non si fa».

In Sicilia viene spesso?

«La famiglia l’ho portata a Roma da quindici anni, mia sorella lavora con me da sempre, mio fratello è medico e da 30 anni vive in Lombardia. Vengo pochissimo. Ritroviamo la Sicilia nella casa sul mare a Rometta, di fronte alle Eolie, dove i miei genitori passano l’estate».

In Sicilia cresce il turismo, anche di qualità.

«È giusto. Quando sento vantare la bellezza del Salento mi ribolle il sangue, ma avete idea della Sicilia? “Come si mangia bene in Salento”, sento dire. E allora in Sicilia? Purtroppo ci siamo fatti fregare. Le isole Eolie sono uniche al mondo, eppure se ci vai senti che quasi dà fastidio che ci siano i turisti. La Sicilia strizza l’occhio al turismo ricco, però respinge i siciliani, mentre ad esempio in Sardegna i locali sono tutelati. In Sicilia secondo me questo non succede. Anche nella gestione delle cose, tra chiamare il Piparo siciliano a risolvere i problemi del teatro di Messina, Catania o Palermo scelgono chiunque purché non sia un siciliano. Mi hanno chiamato a dirigere il Sistina di Roma ma nessuno mi ha chiesto di fare qualcosa per la mia terra».

Nemo propheta in patria.

«È una frase odiosissima, che proprio detesto, eppure c’è poco da fare è ancora valida. Purtroppo siamo ancora colonizzati».

Ha lo Stretto nell’anima, cosa pensa del Ponte?

«Amo il mare, la risposta istintiva è assolutamente no Ponte. Però non vedo una proposta alternativa per valorizzare quel bene naturale, non c’è un’altra visione ma solo mantenere lo status quo ante. Poi, è inutile fare un ponte quando mancano le infrastrutture, la rete ferroviaria e le autostrade cadono a pezzi. Non c’è un guadagno se in treno ci mettiamo tre ore e mezzo per arrivare a Palermo. Però, se è vero che il Ponte può portare lavoro e capitali stranieri, una valutazione andrebbe fatta».

Messina custodisce due capolavori di Caravaggio e due di Antonello Non siamo in grado di raccontare le meraviglie che abbiamo?

«Se la Sicilia è per me una spina nel cuore, Messina è una battaglia persa, non mi pronuncio più nemmeno sulla città. E’ priva di qualsiasi speranza e lo dico con grande dolore. Hanno avuto tante occasioni e non hanno saputo sfruttarle».

C’è un luogo del cuore?

«La mia vita marinara da adolescente si è svolta nella baia di Marinello, sotto Tindari. Lì sono cresciuto e ho mosso i miei primi metri di acqua con la barca a vela. Tutte le estati si aspettava la fine della scuola per scappare a Marinello dove incontravamo gente da tutta Italia e dal mondo. Sono un velista, ho la passione per il mare. È lì che porto la Sicilia che c’è dentro di me, l’ho sublimata con la vela. E poi amo le Eolie, Stromboli su tutte».

Oggi sulle isole ci sono resort a 5 stelle e grandi chef.

«Frequento per le regate la costiera amalfitana, Capri, e penso sempre: ma vogliamo mettere Salina? Non siamo ancora riusciti a creare un brand delle Eolie».

Perché? Non ci crediamo?

«Non vogliamo valorizzare i nostri tesori perché la paura del siciliano è che si valorizza una cosa e non è poi lui a goderne ma un altro siciliano, scatta l’invidia, la gelosia. Piuttosto che vederlo fare a un altro, meglio che non si faccia nulla. Questo è quello che ho sempre sentito. La Sicilia non vuole la Sicilia».

LA BIOGRAFIA

Regista, autore e produttore di grandi successi teatrali e televisivi, Massimo Romeo Piparo è riuscito nell’impresa di portare all’estero i musical italiani, artefice di successi come la versione italiana di “Cats” con Malika Ayane, “Matilda”, “Jesus Christ Superstar”, acclamato da trent’anni, in scena in Italia e in Europa con Ted Neeley, il Gesù del film cult; “We Will Rock You” con la rockstar Anastacia (foto); “Mamma Mia!”, “Rugantino” con Enrico Montesano, “Billy Elliot”, “Evita”, “Tutti Insieme Appassionatamente” e “Il Marchese del Grillo”. “Jesus Christ Superstar” con la sua regia e Ted Neeley è stato in tour europeo in Olanda, Belgio e Italia, vincendo il prestigioso “World Musical Award. Dal 2013 direttore artistico del Teatro Sistina di Roma e già del Teatro Nazionale di Milano, del Teatro greco di Tindari e del Teatro Stabile di Messina. In tv è stato autore degli show di Ballandi, nel 2004 in “Stasera Pago io – Revolution” con Fiorello, poi autore e capo progetto di tre edizioni di “Ballando con le Stelle” condotto da Milly Carlucci. Nella prossima stagione firmerà “Tootsie”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA