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Pamela Villoresi «Prosa e musica in una bella sfida»

Di Giorgio Romeo |

Secondo appuntamento della XLII stagione dell’Associazione Musicale Etnea, lo spettacolo vedrà la nota attrice (apprezzata dal grande pubblico per la sua partecipazione a film come La Grande Bellezza di Sorrentino e da quello degli amanti del Teatro per aver calcato le scene diretta da grandi come Strehler e al fianco di Manfredi e Gassman) calarsi di volta in volta in alcuni dei più noti personaggi shakespeariani e “dialogare” con il gruppo musicale, che proporrà una selezione di brani scritti da compositori coetanei di Shakespeare come William Byrd, Thomas Morley, John Wilson e Robert Johnson. «Credo fortemente – spiega la Villoresi – nella contaminazione dei linguaggi. Del resto, da un po’, l’arte non sta più nelle caselline di un tempo. Così come in una mostra di pittura fanno spesso capolino video e suoni, anch’io inserisco frequentemente la musica dal vivo all’interno dei miei spettacoli e a volte ho collaborato con scultori e pittori, come Arnaldo Pomodoro. In questo caso si è cercato un confronto con un ensemble che apprezzo molto in una sfida interessante. Senza dubbio nei melologhi i musicisti sono un po’ sacrificati dalla parola – e gli attori, viceversa, lo sono dalla musica – ma la gioia del lavorare assieme rende tutto speciale, per noi, per il pubblico che solitamente risponde molto bene a questo tipo di proposte».

I MONOLOGHI. «Noi siamo della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni e la nostra breve vita è circondata da un sonno». Lo spettacolo, che presenta testi originali scelti e adattati dal siciliano Michele Di Martino, prende le mosse dal celebre paradigma shakesperiano della vita e del sogno e si sviluppa in cinque parti. La prima, “Drammi lirici d’amore”, vedrà in scena monologhi da Romeo e Giulietta e La dodicesima notte. Nella seconda parte, “Drammi del mito e della storia”, la Villoresi interpreterà invece Cleopatra nel monologo finale dalla tragedia che la vede protagonista (Antonio e Cleopatra) e Didone, dalla tragedia di Christopher Marlowe Didone, regina di Cartagine; La terza parte, “Drammi di anime e di donne” vedrà la Villoresi nei panni di Desdemona, vittima della malsana sete di potere di Iago nell’Otello, e Caterina D’Aragona, diffamata nell’Enrico VIII. Nei “Drammi di furore e vendetta” i protagonisti saranno invece Lady Macbeth e Amleto. La conclusione sarà affidata ai “Drammi del sogno”, con estratti da Sogno di una notte di mezz’estate (il monologo in cui Titania s’innamora dell’uomo dalla testa d’asino) e La Tempesta (il soliloquio conclusivo di Prospero).

L’ENSEMBLE. Ad accompagnare l’attrice sul palcoscenico sarà l’ensemble “Musica Antiqua Latina”, guidato da Giordano Antonelli (ribeca e kemenche) e completato da Andrès Montilla Acurero (tenore), Francesco Tomasi (liuto e chitarra rinascimentale), Silvia de Maria (viola da gamba) e Massimiliano Dragoni (salterio e percussioni). Specializzato nell’esecuzione di brani del ‘600 e ‘700, il gruppo fa ampio uso di strumenti d’epoca ed è considerato, in quest’ambito, un vero e proprio riferimento a livello nazionale. «In passato – spiega Antonelli – abbiamo già avuto modo di collaborare con Pamela in situazioni importanti, come la beatificazione di Giovanni Paolo II. Da tempo discutevamo l’idea di lavorare a un progetto assieme e siamo davvero lieti che sia finalmente arrivata, per di più in un contesto così importante».

IL REPERTORIO MUSICALE. «Durante l’epoca elisabettiana – continua Antonelli – sulla scena accadeva un po’ di tutto. Basti pensare che nei pressi del Globe, il teatro di Shakespeare, si svolgevano combattimenti fra orsi. C’era quindi un aspetto folkloristico del teatro, che nelle letture contemporeanee ha visto come prima vittima la musica. È molto raro infatti ascoltare oggi Shakespeare con le musiche originali che completavano la sua performance teatrale». Lo spettacolo di domani sera, tuttavia, si spinge ben oltre la semplice rievocazione storica. «Molti dei brani che proporremo – continua il musicista – sono su testi shakesperiani, come la celebre “Canzone del salice” dell’Otello, in altri casi tuttavia ci siamo concessi delle licenze dettate dalla contestualizzazione dei drammi». Ecco allora la Verona cinquecentesca di Romeo e Giulietta diventare pretesto per proporre la popolare canzone del XVI secolo, il “Ballo di Mantova” (più comunemente conosciuta come “Fuggi, fuggi, fuggi da questo cielo”) e la Cipro in cui è ambientato l’Otello offrire uno spunto per proporre un brano di musica turca. «Queste scelte potrebbero essere definite degli esotismi – conclude Antonelli – ma riteniamo che siano perfettamente in linea con lo spirito shakespeariano. Il suo teatro, infatti, si caratterizza sempre come una sorta di viaggio esotico alla volta di Paesi lontani dal grigio cielo londinese».

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