Il tour
Noel Gallagher e i suoi “Council Skies”: «Gli Oasis? Più facile che torni Joh Lennon»
«La musica in sé è la ricompensa» dice Noel Gallagher, il cantautore britannico che ha lanciato il brit pop, che il 2 giugno pubblica il nuovo album con gli High Flying birds, “Council Skies”.
«Creare una canzone dal nulla che poi le persone accetteranno nelle loro vite – dice l’ex autore, chitarrista e a volte cantante degli Oasis – è il privilegio più grande. E farlo ancora dopo 30 anni è incredibile ed è una cosa che non ho mai dato per scontato».
«Sarebbe molto facile per me mettere su una band che suoni come gli Oasis e fa quella cosa, suonando ogni notte 4 canzoni nuove e 25 pezzi degli Oasis e sono sicuro – racconta in un incontro a Milano – che sarebbe un grande successo. Ma non è la mia idea. Specialmente in questo periodo di guerre e merde del genere, se sei un artista e puoi creare dovresti condividere cose buone con il mondo, anche se queste sono simboliche, dovresti farlo perché faresti felice qualcuno da qualche parte».
Con il quarto lavoro in studio del suo progetto solista, lanciato nel 2011, Gallagher ha fatto ritorno alla sua Manchester, che appare sulla cover del cd, firmata dal concittadino Kevin Cummins, che scattò le prime immagini degli Oasis. «Sto tornando – sottolinea l’artista – alle mie origini. Sognare ad occhi aperti, alzare gli occhi al cielo e chiedermi cosa potrebbe essere la vita. Questo vale per me oggi come nei primi anni ’90. Quando stavo crescendo in condizioni di povertà e disoccupazione, la musica mi ha salvato». Se non ci fosse stata la musica, magari Noel non avrebbe mai lasciato la sua Manchester, ma «se gli Oasis non fossero arrivati, qualcun altro – è il ragionamento del songwriter – sarebbe arrivato, perché c’è un bisogno da parte di una generazione di avere una band tutta sua e noi avevamo deciso di essere quella band. Se i Verve fossero esplosi tre anni prima i ruoli potevano anche essere inversi».
Ma non è stata solo questione di essere al posto giusto nel momento giusto: «Abbiamo iniziato nel ’94 e chi ha iniziato con noi riempie ancora le arene. Le nuove generazioni guardano ancora ai vecchi, i nostri eroi invece erano della nostra era. È imbarazzante, dovrei essere – scherza – a gestire una fattoria».
E invece Noel continua a fare nuova e buonissima musica, dai singoli Easy Now, infuso di psichedelia tra cori ed accordi di organo, a Pretty Boy con la sua ipnotica linea di basso, impreziosita dal contributo di Johnny Marr degli Smiths, fino a “Dead to The World’, che «ha la stessa vibe di un film noir». E un mood malinconico che pervade un pò tutto l’album, sia perché “tutte le canzoni sono state scritte durante in lockdown» sia perché «ho attraversato alcune cose nella mia vita personale (il divorzio dalla moglie, annunciato a inizio anno, ndr) e tutto viene fuori alla fine nelle canzoni. Non amo particolarmente la musica troppo scura, penso che anche nella canzone più malinconica del disco ci sia sempre un pò di speranza, penso solo che queste canzoni fossero il modo migliore di tornare, i testi nel loro insieme arrivano da un luogo di verità».
All’album seguirà un tour che farà tappa l’8 novembre in Italia per un’unica data al Mediolanum Forum di Milano. Nel 2024 saranno invece i 30 anni dell’album di culto Definitely Maybe: «Ho trovato nel caveau della Sony molti nastri che pensavamo persi dalle session di «Definitely Maybe» e sono fantastici. C’è un sacco di roba, tutte outtakes». A chi gli chiede se potrebbe suonare questi pezzi con il fratello minore Liam, con cui notoriamente le cose non sono finite al meglio, lui risponde con ironia: «ci riformeremo, faremo un tour gigantesco e suoneremo in sequenza tutto, faremo anche Morning Glory e anche i Beatles si riuniranno e i Sex Pistols e John Lennon tornerà dall’aldilà».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA