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“Mine vaganti” in teatro: all’ABC di Catania l’adattamento del film di Ozpetek
Da sabato 14 gennaio quello che è stato un capolavoro cinematografico sarà in scena con Francesco Pannofino e Iaia Forte
Un altro grande evento per la stagione di prosa “Turi Ferro” al Teatro ABC di Catania. Dopo “I Vicerè”, da sabato 14 gennaio sarà in scena “Mine vaganti”, con Francesco Pannofino e Iaia Forte, per la regia di Ferzan Ozpetek, che ha adattato per il teatro uno dei suoi capolavori cinematografici.
“Mine Vaganti” ha infatti ricevuto 2 David di Donatello, 5 Nastri d’Argento, 4 Globi d’Oro, il Premio Speciale della Giuria al Tribeca Film Festival di New York e i Ciak d’Oro come Miglior Film. Adesso arriva in teatro con un super cast. Oltre a Francesco Pannofino e Iaia Forte, in scena ci saranno Erik Tonelli, Carmine Recano, Simona Marchini e, in ordine di apparizione, Roberta Astuti, Sarah Falanga, Mimma Lovoi, Francesco Maggi, Luca Pantini e Jacopo Sorbini. Lo spettacolo – prodotto da Nuovo Teatro in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana, sarà in scena al Teatro ABC di Catania sabato 14 gennaio (ore 21), domenica 15 gennaio (ore 18), venerdì 20 gennaio (ore 21), sabato 21 gennaio (ore 17.30 e 21), domenica 22 gennaio (ore 18).
La storia è quella della famiglia Cantone, proprietaria di un grosso pastificio, con le sue radicate tradizioni culturali alto borghesi e un padre desideroso di lasciare in eredità la direzione dell’azienda ai due figli. Tutto precipita quando uno dei due si dichiara omosessuale, battendo sul tempo il minore tornato da Roma proprio per aprirsi ai suoi cari e vivere nella verità. “Come trasporto i sentimenti, i momenti malinconici, le risate sul palcoscenico? Questa è stata la prima domanda che mi sono posto – racconta Ferzan Ozpetek – e che mi ha portato un po’ di ansia, quando ha cominciato a prendere corpo l’ipotesi di teatralizzare “Mine vaganti”. La prima volta che raccontai la storia al produttore cinematografico Domenico Procacci, lui rimase molto colpito aggiungendo entusiasta che sarebbe potuta diventare anche un ottimo testo teatrale. Poco dopo avviammo il progetto del film e chiamammo Ivan Cotroneo a collaborare alla sceneggiatura. Oggi, dietro invito di Marco Balsamo, quella prospettiva si realizza con un cast corale e un impianto che lascia intatto lo spirito della pellicola”.
Rispetto alla versione cinematografica, Ozpetek ha lavorato per sottrazioni, lasciando quell’essenziale intrigante, attraente, umoristico. “Ho tralasciato circostanze che mi piacevano tanto – aggiunge – ma quello che il cinema mostra, il teatro nasconde, e così ho sacrificato scene e ne ho inventate altre, anche per dare nuova linfa all’allestimento. L’ambientazione pure cambia. Ora una vicenda del genere non potrebbe reggere nel Salento, perciò l’ho ambientata in una cittadina tipo Gragnano o lì vicino. In un posto dove un coming out ancora susciterebbe scandalo”.
“Racconto storie di persone – prosegue il regista – di scelte sessuali, di fatica ad adeguarsi ad un cambiamento sociale ormai irreversibile. Qui la parte del pater familias è emblematica, oltre che drammatica e ironica allo stesso tempo. Le emozioni dei primi piani hanno ceduto il posto a punteggiatura e parole; i tre amici gay sono diventati due e ho integrato le parti con uno spettacolino per poter marcare, facendone perfino una caricatura, quelle loro caratteristiche che prima arrivavano alla gente secondo le modalità mediate dallo schermo. Il teatro può permettersi il lusso dei silenzi, ma devono essere esilaranti, altrimenti vanno riempiti con molte frasi e una modulazione forte, travolgente. A questo proposito, ho tratto spunto da personali esperienze”. A teatro non ci si dovrebbe mai annoiare. Sono partito da questo per evitare che lo spettacolo fosse lento. Ho optato per un ritmo continuo, che non si ferma, anche durante il cambio delle scene”.
“Ho realizzato una commedia – conclude Ferzan Ozpetek – che mi farebbe piacere andare a vedere a teatro, dove lo spettatore è parte integrante della messa in scena e interagisce con gli attori, che spesso recitano in platea come se fossero nella piazza del paese e verso cui guardano quando parlano. La piazza/pubblico è il cuore pulsante che scandisce i battiti della pièce”. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA