«Ho smosso un po’ le acque – sorride Mario Venuti – Questo è il risultato quando c’è il singolo che funziona. Caduto dalle stelle mi ha aiutato: le radio hanno trasmesso la mia canzone, perfino il radical-chic Fabio Fazio mi ha chiamato nella sua trasmissione».
E, in effetti, Caduto dalle stelle piace molto alle radio, tant’è che da nove settimane si mantiene stabile al vertice della classifica airplay radio indipendenti Earone. Primo anche nella Indie Music Like, la graduatoria indie, una delle più importanti tra quelle che raccolgono i dati della musica indipendente, tenendo conto di siti, radio e magazine. L’ex Denovo ha messo in riga le nuove e vecchie leve del cantautorato o del rock nazionale: dietro a lui troviamo infatti Thegiornalisti e i Tre allegri ragazzi morti, al quarto posto c’è Renato Zero, e poi Levante, Coez, Calcutta, e tutti gli altri.
La svolta “orgogliosamente pop” del nuovo album sta ripagando. Ha conquistato il pubblico, che apprezza le atmosfere gioiose, carnali e dionisiache di Motore di vita. «Ma anche quelle più ostiche, o comunque meno immediatamente assimilabili», si meraviglia Mario Venuti. Che, in questo tour, ha riscoperto «l’importanza dell’aspetto emozionale per il pubblico».
«Rispetto al Tramonto dell’Occidente, con il nuovo disco arriva di più il lato emozionale. La gente vuole da me il palpito del corazón – sorride -Il Tramonto dell’Occidente, pur apprezzato dalla critica, aveva un approccio più razionale, dava meno spazio a sussulti emotivi. Per un artista è comunque importante perlustrare nuovi territori, tentare altri registri: è l’inquietudine “sana” dell’artista, provare esperienze diverse. Adesso recupero l’aspetto emozionale che forse avevo tralasciato nei precedenti album più impegnati dal punto di vista sociale».
Questo nuovo orientamento comporta anche un diverso modo di stare sul palco?
«Sì, anche. Rispetto a quelli passati, ci sono differenze in questo spettacolo. Prima ero molto studiato, preparavo anche i discorsetti da inserire fra una canzone e l’altra. Adesso salgo sul palcoscenico senza nulla di scritto. Vado ad istinto, improvviso, colgo l’occasione che mi viene offerta da una battuta del pubblico. Sono meno ingessato, più spontaneo. E anche questo sta incontrando il gusto della gente».
Un atteggiamento rispecchiato anche dalla scaletta?
«Sì, perché è una scaletta fluttuante, che modifico sulla base della serata, delle sensazioni, degli umori. Improvvisata anche questa. Nella prima parte ci sono in genere otto/nove canzoni del nuovo album e alcuni ripescaggi. Propongo canzoni che da diversi anni non eseguivo sul palco, come Racconto d’estate tratto da Microclima oppure Magneti. Non ci sono facili concessioni ai super-hit, anche se non mancheranno nel finale».
Al fianco di Mario Venuti una band di ormai fidati musicisti, composta da Donato Emma (batteria), Luca Galeano (chitarre), Pierpaolo Latina (tastiere) e Antonio Moscato (basso).