Spettacoli
Mario Biondi festeggia i 50 anni tra “Dare” e osare
Non è una grande novità, in tempi di pandemia, festeggiare il proprio compleanno su Zoom. Se a farlo però è Mario Biondi, che per i suoi 50 anni ha presentato in una conferenza stampa virtuale il nuovo album “Dare”, disponibile da qualche giorno, la festa acquista tutto un altro valore. Perché di una vera e propria festa si tratta, con tanto di torta e candeline, invitati d’eccezione – oltre ai giornalisti collegati presenti dal vivo i figli, la mamma e l’ultima arrivata in famiglia –, un video messaggio di auguri dagli amici e colleghi – tra cui Nek, Gigi D’Alessio, Al Bano, Roby Facchinetti, Nina Zilli, Il Volo, Alessandro Borghese – e tre esibizioni live con la band.
Sembra quasi di tornare sotto il palco, con i musicisti che suonano dal vivo e la calda voce di Mario Biondi a scaldare i cuori. Sembra quasi di dimenticare di essere davanti a un computer. Viene voglia di fare l’applauso, viene voglia di ballare. Voglia di chiedere il bis. «Tornare sotto i riflettori fa sempre un certo effetto per me e per la mia band, anche se non è semplice cantare senza un pubblico davanti», dice l’artista dallo showroom di Ruote da Sogno, location scelta per il videoclip che dà il nome al suo ultimo album. E il riferimento è subito per Sanremo e le polemiche sorte negli ultimi giorni sulla presenza del pubblico in teatro.
Ma qui, oggi, si parla di “Dare”, nome che ha un doppio significato. Dare (qualcosa) se lo si legge in italiano, to dare, osare, se lo si legge in inglese. «Ho imparato che dare è un grande atto di curiosità, forza e coraggio. Non è semplice, non sai mai quanto è giusto quello che dai e se la persona sta ricevendo la cosa giusta. Si rischia di osare tanto per dare e credo di aver fatto, nella mia vita, della parola dare una sorta di mantra, di modus vivendi». Così il più importante soul singer italiano, tanto amato dal grande pubblico internazionale, per festeggiare il suo mezzo secolo sceglie di dare e osare. E lo fa con un album di 16 tracce che unisce lo stile degli esordi, marcatamente jazz e soul, a sonorità ancora poco esplorate, tra funk, disco, pop. Persino con qualche passaggio rock, andando a definire un sound molto vario ma sempre eclettico, adulto e contemporaneo.
Ad accompagnarlo in questa avventura ci sono amici vecchi e nuovi. Dodi Battaglia, Il Volo, la storica band londinese degli “Incognito”, la cantante, autrice e pianista jazz tedesca Olivia Trummer. Ma anche i musicisti con cui Mario ha raggiunto il successo a metà degli anni 2000 (The Highfive Quintet di Fabrizio Bosso) e la sua attuale band che da anni lo accompagna in tutto il mondo. In “Dare” ci sono 10 brani originali, 2 remix e 4 reinterpretazioni di grandi successi internazionali come “Strangers in the Night”, resa celebre da Frank Sinatra, “Cantaloupe Island” di Herbie Hancock, “Jeannine” di Eddie Jefferson e “Someday We’ll All Be Free”, rivisitazione in chiave jazz dell’inno soul di Donny Hathaway. «Osare è anche fare una canzone come “Strangers in the Night”. Sento la responsabilità di mettere le mani su un brano come questo, e lo stesso vale per “Someday We’ll All Be Free”. Adoro Donny Hathaway e lo ascolto da tanti anni, ma per una sorta di timore reverenziale non ho mai voluto cantare le sue canzoni. Ci voleva Fabrizio Bosso, che mi ha spinto a cantare questa canzone con lui live in studio, con un risultato che mostra piccoli difetti e grandi sensazioni». Nella versione digitale dell’album sono contenuti due remix di “Cantaloupe Island” ad opera di DJ Meme e Piparo e il brano “Show Some Compassion”, registrato con molti colleghi durante il lockdown a sostegno del progetto di riqualificazione dell’area-baraccopoli di Messina promosso dall’associazione A.ris.mè.
«La pandemia ci ha scombinato le carte, ma sono grato perché mi ha concesso più tempo da dedicare alla famiglia. Nello stesso tempo mi ha tolto tanto, a cominciare da tanti amici che sono sempre nei miei pensieri. E anche po’ di fluidità sul palco. Sto imparando ad accettare tutto quello che mi succede e a farne una virtù», commenta Mario Biondi, che aggiunge: «”Dare” è un progetto che all’origine prevedeva quattro dischi e che invece poi si è condensato in un unico progetto che nasce dai vari incontri professionali. Come quello con gli Highfive. Ricordo che ho aperto una chat e ho proposto la mia idea di riunire il gruppo che da anni non suona più insieme. È stata bella la loro apertura, mi ha fatto gioire. Sono stati tutti contenti del risultato e dell’emozione che abbiamo condiviso».
Perché Mario ama dare. Da artista e da essere umano. «Mi accorgo sempre di più che Mario giù dal palco è lo stesso sul palco, non ho mai scisso le due cose», spiega il cantante, che nella copertina del nuovo album, realizzata da Paolo De Francesco, è ritratto con alle spalle il celebre murale alato di Colette Miller, autrice del progetto “Angel Wings”. «Le ali ricordano un po’ l’arcangelo Gabriele che porta buone notizie – scherza Biondi. Specialmente in ambito musicale, che è stato messo duramente alla prova. Anche cantare è più impegnativo dopo un anno di inattività e non è semplice rimettersi in gioco». Ma Mario non sembra essersi arrugginito, anzi. Sembra, semmai, più saggio e lui e la sua band sono pronti a riscendere in campo. «Una delle cose che ho imparato durante il mio percorso è tenere i piedi ben saldi nel presente e costruire un buon futuro. Non ho grossi rimpianti, avrei potuto fare meglio un sacco di cose ma probabilmente ho ancora il tempo di rifarle meglio». E per quanto riguarda il tour, prodotto e organizzato da Friends&Partners, le due anteprime previste a maggio 2020 e successivamente spostate a febbraio 2021, saranno recuperate a marzo 2021. Il 14 all’Auditorium Parco della Musica di Roma e il 16 al Teatro degli Arcimboldi di Milano. «Non vediamo l’ora di tornare a suonare dal vivo, vogliamo spingere sull’acceleratore. Abbiamo girato tre quarti di mondo e siamo pronti a tutto. Osando sì, ma per dare con tutti noi stessi».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA