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L’attore catanese Samuele Gambino mette in scena i 40mila tifosi del Catania a Roma nell'83

Lo spettacolo teatrale sulla mitica spedizione dei rossazzurri all'Olimpico per seguire lo spareggio per la promozione in A

04 Gennaio 2024, 12:28

gambino

Samuele Gambino è nato a Catania 26 anni fa. Ha scoperto l’amore per il teatro già tra i banchi di scuola. Oggi, per questioni lavorative, vive saltuariamente la sua città d’origine, essendosi trasferito a Roma per la formazione attoriale all’Accademia di arte drammatica “Cassiopea”. Dopo il diploma, grazie a diverse collaborazioni con colleghi di corso e drammaturghi come Francesco Niccolini e il Teatro delle Ariette, ha iniziato a maturare grande sensibilità nel proporre in scena la propria parola, cercando di trovare un’autorialità nel teatro. Con il collega Nicolò Ayroldi ha costruito il primo lavoro, “Io mi ricordo quando” e da qui ha iniziato a prendere vita la necessità e urgenza di raccontarsi, come avviene in “Io c’ero, come ogni domenica”. Un racconto familiare ispirato da fatti realmente accaduti nella sua città negli anni ‘80, attraverso la raccolta di aneddoti ed esperienze di tifosi e appassionati di calcio come lui, che offre un punto di vista personale su uno dei più importanti esodi sportivi della storia: la trasferta dei tifosi rossazzurri in occasione degli spareggi a Roma nell’83, per la promozione in Serie A del Catania.

Samuele, sembra un po’ insolito e rischioso parlare di calcio in teatro…
«Solo per chi non lo frequenta abitualmente. Il calcio come strumento di narrazione è già stato utilizzato più volte. Lo spettacolo “Italia-Brasile 3-2” di Davide Enia ne è un esempio. Potrei parlarle però anche di “Mi chiamano Garrincha” di Fabio Mangolini, “L’Atletico Ghiacciaia” di Alessandro Benvenuti o “Frichigno” di Enrico Cibelli. Il calcio è accostabile a una narrazione perché è sempre attivo, volontariamente o no, nella memoria collettiva delle persone».

Crede davvero di portare in giro per l’Italia uno spettacolo sulla promozione in Serie A del Catania?
«In realtà ho già iniziato. Si è sviluppato ed è andato in scena in forma di studio al Festival “Montagne racconta” di Larzana, in Trentino. Questo lavoro però non parla unicamente di calcio, ma lo utilizza come mezzo per riallacciare rapporti e legami».

C’è dell’altro allora?
«Lo spettacolo assume la forma di una lettera-confessione. Adriano, il protagonista, è un ragazzo di 17 anni che racconta al fratello che non c’è più, e che era un tifoso sfegatato, delle ripercussioni del vuoto che ha lasciato e degli avvenimenti sportivi che hanno esasperato ancor di più la sua assenza. È qui che si tenta di utilizzare il calcio come strumento di elaborazione del lutto e ricongiungimento con la famiglia».

Recita anche in dialetto?
«Certamente, è il linguaggio principale del testo ma non è un dialetto stretto. È contaminato dall’italiano, perché influenzato da una Catania moderna».

È casuale che lo spettacolo sia arrivato a 40 anni dalla promozione?
«Un clown direbbe che è stato un dono dal cielo. Una conferma del fatto che l’idea che stavo concependo fosse arrivata al momento giusto. L’ispirazione è nata dopo aver visto per la prima volta le immagini dello stadio Olimpico invaso dai tifosi catanesi».

È andato in scena anche con la maglia rossazzurra, riesce a trasferirne il significato a chi la osserva?
«Salire sul palco con quei colori è stata una scelta rituale. Cercavo di trasmettere al pubblico un senso di identità e appartenenza, i temi che hanno generato la creazione e lo sviluppo del testo».

Vuole intendere che non indosserà sempre quella maglia?
«Non ho ancora sviluppato un’idea concreta, perché ho presentato solo i primi 20 minuti di questo lavoro. A partire dalla drammaturgia, tutto è ancora in evoluzione. Continuerò ad ascoltare chi ha vissuto quei momenti e chi si sente legato al connubio calcio-Catania, per arricchire l’immaginario della narrazione. Il testo non riporta delle date specifiche, vi anticipo solo che farà riferimento anche a Catania-Perugia dell’83».

Possiamo dire comunque che per lei è stato un 2023 positivo?
«Certamente, si è anche concluso con alcune ciliegine sulla torta. Ho avuto un piccolo ruolo nella serie Disney+ “I leoni di Sicilia” di Paolo Genovese, ho ripreso la collaborazione con Rai Play e ho concluso un progetto sul centenario di Calvino al teatro di Roma».