L’amarcord estivo di Gino Astorina: «La vera vacanza è non partire, a me piace vivere la mia città»

Di Ombretta Grasso / 17 Agosto 2023

«Dammi una Vespa e ti porto in vacanza. Ma quanto è bello andare in giro con le ali sotto ai piedi» cantavano i Lunapop. Gino Astorina cerca sempre il lato comico della vita, così il racconto delle sue estati è un aneddoto, pronto a diventare un pezzo di cabaret.
«Il mio primo tuffo di stagione? Nei ricordi! – esordisce – Una coppia di amici, Gaetano e Agnese Marino, mi invitano a Sant’Alessio e con mia moglie partiamo carichi di asciugamani, teli, scarpe gommate, costumi. Posiamo i bagagli alle 11.30 e ci accomodiamo nel loro stupendo terrazzino sul mare per l’aperitivo. E parra di qua e parra di là, si fanno le 12.30. Che ci andiamo a fare a mare? Pranziamo e restiamo in terrazza. Ridendo e scherzando si fanno le 17.30, l’ora giusta per una granita…. La faccio breve: alle otto di sera salutiamo e ce ne torniamo a casa. Siamo rimasti tutto il giorno in terrazza, altro che mare. L’unico tuffo è stato nel passato a casa Marino!».
Per recuperare dove andrai in vacanza?
«Grazie al cielo passo la stagione recitando in scena, sono in tour con Il gatto blu e con lo spettacolo “Capra ma non troppo”. Preferisco sempre stare in vacanza nella nostra terra. In ogni angolo di Sicilia scopri una parte della Svizzera e una parte dei Caraibi. Amo vivere la mia città anche in estate, con la mia Vespa sono libero e felice di andare in giro».
Dove ti piace scorrazzare?
«Amo da impazzire la Plaia, mi dà il senso di tornare ragazzino, appartengo alla generazione di tamburelli e partite a calcio sulla sabbia. Solo tamburello e ancora tamburello: palleggiavamo sempre, eravamo come le cavallette! Oggi quando non lavoro, magari vado all’arena o a un concerto. Per me sono le vere ferie».


Alla Plaia da sempre?
«Un amore cominciato da bambino ai tempi del Lido Jonio che oggi non esiste più. Era vicino al porto, di fronte al faro. C’erano le famose sorelle Platania, due figure del genere Tabaccaia di “Amarcord” di Fellini. Giunoniche quinta misura e sempre truccate: mi facevano impressione nda’stati cu stu mussu sempre tingiuto. La cabina praticamente era un secondo appartamento, c’erano la bombola del gas, le sdraio, il tavolino, le sedie. Si mangiava, si dormiva, si tornava tardissimo, col buio. Da bambini sull’arenile, secchiello e paletta, ricordo la raccolta di cavallucci marini, oggi impensabile. L’opposto del ghiacciolo Arcobaleno che tanto desideravamo: un elenco di sigle E125, E105… l’unica cosa naturale era lo stecco di legno, i colori rimanevano appiccicati alla labbra per non so quanto tempo».
Per quest’anno non cambiare, stessa spiaggia stesso mare…
«Non cambio!!! Al massimo quando le mie figlie erano piccole dalla Plaia ci siamo spostati ad Agnone bagni. Ora vado al lido “Le palme” perché ho tanti amici con cui mi ritrovo».
Mai sugli scogli?
«Da ragazzo per qualche anno sono passato anche da Aci Castello. Erano le prime “caliate” alla fine della scuola o prima dell’inizio dell’anno. Andavamo con i motorini con i compagni, il mare era eccezionale, veramente un tuffo dove l’acqua è più blu».

C’è una canzone indimenticabile che ha segnato un’estate?
«“I giardini di marzo”, quando ho conosciuto quella che poi sarebbe diventata la mia compagna per tutta la vita».
Indispensabile il passaggio al chiosco? O mai senza granita?
«Il classico seltz e limone si prende ogni momento, ma oggi mi manca l’anguria alla Circonvallazione. Farei una sottoscrizione: rivogliamo i fratelli Cicala! Eri sicuro ca mangiavi u meluni bonu, perché quando a casa c’era lo zio che la portava, era sapunettu. La comprava papà, ed era peggio ancora. Certo l’Haccp lasciava un po’ a desiderare, ogni tanto ti appiccicavi con i gomiti sulla plastica del tavolo».
Ci si andava di notte.
«Prima all’Adua, poi passeggiata ad Acicastello, al ritorno passavi dalla Circonvallazione. E poi c’erano sempre i chioschi a piazza Umberto. Quando spuntava quello che vendeva i fichi d’india di fronte al Tribunale capivi che era finita: Nenti, finiu ’a ’stati».
La vacanza dei sogni?
«Viaggio con la fantasia, non sogno l’America né l’India, le bianche scogliere di Dover o il verde d’Irlanda. Riesco ad andare in vacanza anche mezz’ora quando sono in giro con il mio Vespone 150 che ha quasi la mia età».
A fare le vacanze a Catania oggi ci sono migliaia di turisti.
«Abbiamo gli occhi pieni di bellezza e non sempre ce ne accorgiamo, per noi è talmente normale ca ni pari magari strano ca gli altri taliano. Booh, cchi c’hannu di taliare? In via Vittorio Emanuele ho incrociato un australiano in mezzo alla strada, mi ha detto che voleva riempirsi gli occhi, che tutto era Biutiful!. In poche centinaia di metri ti trovi nella piazza merlettata del Duomo, tra porta Uzeda, la fontana dell’ “acqua a linzolu” e l’elefante, ’u liotru. Se scendi c’è la Pescheria, se sali il Castello Ursino. Trovi un teatro greco romano dentro un portone, tra i palazzi e più giù la via dei Crociferi dove parla la Chiesa, con chiostri e conventi, o parla il cinema italiano, dal “Bell’Antonio” a “Divorzio all’italiana”, perché da lì sono passati tutti. Non ho ragione? D’estate mi piace vivere Catania».
«Dammi una Special, l’estate che avanza. Dammi una Vespa e ti porto in vacanza…».


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Pubblicato da:
Francesca Aglieri