Canta e cunta Carmen Consoli e lo fa con una formula che emoziona, coinvolge e incanta i 3500 fan che ieri hanno assistito ad uno spettacolo unico, tra parole, musica e tradizione. Nel suggestivo scenario del Teatro Greco di Siracusa in un live concepito site specific ha regalato due ore di live.
“Terra ca nun senti”, questo il titolo del percorso musicale – che riprende un suo memorabile concerto del 2008 – è una dedica e un omaggio a Rosa Balistreri, alla quale la cantautrice siciliana si sente vicina artisticamente.
Alle 21,30 inizia il concerto con la zampogna di Gemino Calà che entra in scena, per lasciare subito dopo il posto al tamburo a cornice di Valentina Ferraiuolo ed è subito magia, una magia che trasporta i presenti in una Sicilia antica, fatta di memoria, di tradizione, di suoni ancestrali e dalla melodia del dialetto. La cavea infine accoglie lei, la “cantantessa” vestita di blu per l’occasione, con un affettuoso abbraccio di applausi. Sul palco ad accompagnarla circa 20 elementi che in punta di plettro conducono gli spettatori nella magia e nella poesia dei testi. Inizia con “Buttana di to ma’” per poi proseguire con i suoi più grandi successi da “A finestra” a “Volevo essere una rock star” passando per “Parole di burro”, “Maria Catena”, “Masino”, Pioggia di aprile”, “L’ultimo bacio” e tra un brano e l’altro con eleganza, quasi a scandire il tempo, fa cadere a terra i plettri che si adagiano tipo petali.
Il racconto si intreccia alla musica e le parole sono sussurrate dall’attrice Donatella Finocchiaro che impreziosisce ulteriormente lo spettacolo con tre monologhi che sanno di memoria, di vita con uno sguardo alla Balistreri e infine un quarto monologo a sorpresa: è Giovanni questa volta, che racconta del fratello Peppino Impastatto e di sua madre Felicia che ha lottato fino alla morte per avere giustizia.
Una standing ovation e applausi lunghi che suonano forte all’interno della cavea ed emozionano tutti. La bellezza, la cultura, la tradizione, la memoria storica, la lotta alla mafia e alla parità di genere diventano cammei preziosi nella vita di chi in questa terra ci crede. “La nostra musica tradizionale – dice la cantautrice – è uno scrigno che raccoglie tantissimi tesori diversi ed è un grande privilegio averla. Abbiamo messo in piedi per questa serata l’Orchestra popolare siciliana con Mandola, mandolini, zampogna, marranzano e spero se ne aggiungano altri ancora. Vorremmo recuperare questi suoni ancestrali e creare dei laboratori dove tramandare la sapienza delle mani che hanno creato questi strumenti da brivido”.
Una dedica sentita e partecipata al maestro Franco Battiato a cui dedica una struggente “Stanizza d’amuri” che il pubblico canta emozionato. L’ultimo pensiero va a Toni Carbone, bassista storico dei Denovo ma anche amico e produttore del suo ultimo album “Volevo fare la rockstar”.
Generosa, sensibile, affettuosa. È sempre così Carmen Consoli. Porta in scena la solarità di questa terra con le sue bellezze e contraddizioni ma con un occhio al futuro che parla sempre di speranza.
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