Catania – A poche ore dalla prima della dodicesima edizione di “Fiabe in punta di piedi”, la giovane compagnia del Bellini Ballet di Catania registra il sold out: è la favola de “La Bella addormentata” a portare oltre 15mila presenze nella sala del Teatro Bellini, superando ogni aspettativa. Ciò significa che oggi e venerdì in scena non andranno solo i sogni di trenta ballerini provenienti da tutta Italia, ma anche l’entusiasmo di migliaia di giovani studenti provenienti da svariati capoluoghi e province siciliane, che vivono la propria quotidianità distanti dalle luci soffuse di un teatro. Una doppia opportunità che, però, sa anche di sfida. E sebbene siano trascorsi dodici anni dalla prima in assoluto di “Fiabe in punta di piedi”, all’ideatrice Giusi Vittorino batte ancora forte il cuore dall’emozione. Ballerina prima e insegnante e coreografa poi, Vittorino è pronta a ripartire. Per darsi e per dare un’opportunità, tanto al teatro quanto ai giovani.
La notizia del sold out de “La bella addormentata” arriva in un momento difficile per i teatri, che sono sempre più in crisi di pubblico e di personale. Sembra che lei viva in un’isola felice, come fosse un impavido Don Chisciotte della danza.
«La mia realtà è un’isola felice. Il progetto si autofinanzia e i ragazzi ne escono gratificati, arricchendo il proprio bagaglio artistico. Mi piace l’idea di avere “donato” alla mia città, Catania, un corpo di ballo, che si mantiene sullo sbigliettamento. È questo il segreto per andare avanti quando non si può contare solo ed esclusivamente sull’assistenzialismo».
È stata avanguardista…
«Non vorrei prendermi tutto il merito. In passato ho lavorato per enti esteri e lì funziona così da tempo: gli sponsor sono gli spettatori. Di contro, si affronta un elevato rischio di impresa, ma la sfida di oggi è garantirsi un futuro: tutti i teatri d’Italia sono in crisi di liquidità e, purtroppo, sono migliaia i ballerini che non possono esercitare la professione. In “Fiabe in punta di piedi” ballano in trenta ed è come se tirassi fuori dai cassetti trenta sogni… ».
Il mondo del lavoro, però, pretende che i giovani siano imprenditori di sé stessi. Ciò a cui lei è arrivata da professionista affermata. Dove sta l’inghippo? Che contributo devono e possono dare i giovani all’attuale società?
«A un giovane ballerino non potrei mai suggerire di essere imprenditore di sé stesso, quando ciò che desidera più di ogni altra cosa al mondo è esibirsi in un quadrato magico per esprimere la sua arte ed emozionare il pubblico. Dico sempre, invece, di non risparmiarsi e puntare su di sé, audizione dopo audizione, chiedendo e ascoltando i consigli di quanti, prima di loro, hanno percorso chilometri in palcoscenico. I grandi, invece, hanno una grossa responsabilità: devono aprirsi ai giovani, offrendogli opportunità e investendo sulle loro potenzialità. Ne vale del nostro futuro».
Si sarebbe mai aspettata un successo così sfacciato per il suo progetto?
«No… Il primo anno feci solo due spettacoli e facevo a pugni per riempire il teatro. Oggi le scuole chiamano, vengono anche due volte in un anno e chiedono quale sia la prossima produzione. È una grande emozione vedere, di volta in volta, piazza Teatro Massimo come invasa da pullman e scolaresche. Il teatro è alchimia: i ragazzi si formano ascoltando contenuti importanti e godono della maestosità architettonica di un ente che ha un fascino indiscusso. In questa avventura sono sempre stata affiancata da Gino Potente, che ha una grande fantasia coreografica e, anche lui, adora i giovani e vuole il meglio per loro».
Qual è il ricordo più bello che custodisce di questi anni?
«Ce ne sono due: il debutto dell’iniziativa e il periodo della malattia, che stava decretando il mio addio al palcoscenico. Oggi, invece, ci ritorno: vestirò i panni della regina madre, alla ballerina Camilla Botticini il ruolo da protagonista in Aurora, mentre Desirè sarà interpretato da Silvio Liberto. D’altronde, ciò che lascia il segno è sempre l’inizio e la fine di uno spettacolo, come di un incontro. Prima era il sogno del Bellini Junior Ballet, oggi la compagnia è cresciuta: il Bellini Ballet ne prosegue la storia, mantenendo intatti alcuni riti, tra cui l’abbraccio iniziale prima di andare in scena. In coro diciamo “Toj toj toj, merda merda merda, paglia paglia paglia”, che vuol dire in bocca al lupo a noi. Lo ripetiamo da dodici anni e, finora, ci ha portato fortuna. Il prossimo obiettivo sarà la realizzazione una tournée. È un progetto ancora in lavorazione, ma prima o poi accadrà anche questo, basta volerlo».
A questo punto, cosa resta da dire? Toj toj toj, merda merda merda, paglia paglia paglia. A tutti.