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“Istoria di Sant’Agata”, l’oratorio di Sollima e Arriva: i catanesi chiedono un miracolo

In scena giovedì a Catania a Palazzo Platamone

Di Redazione |

Giovedì 3 agosto, nel Cortile Mariella La Giudice di Palazzo Platamone (ore 20,30) a Catania, va in scena l'”Istoria di Sant’Agata”, musica di Giovanni Sollima e libretto di Filippo Arriva, che porta in scena popolani e pescatori catanesi che, assediati dai pirati “turchi”, raccontano la propria vita, ma poi per darsi coraggio e ottenere un miracolo, recitano la storia di sant’Agata. Un’opera complessa, un vero e proprio Oratorio che unisce momenti sinfonici, cori per canto e in prosa, arie per soprano, recitazione e cori in prosa con momenti in cui tutto si unisce nella splendida musica, ora dolce ora fortemente incisiva, ma sempre mediterranea, di Giovanni Sollima.

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Sul podio Salvatore Percacciolo, la regia è di Alessandro Idonea, maestro del coro Luigi Petrozziello; voce solista il soprano Chiara Notarnicola; voci recitanti gli attori Abela, Franz Cantalupo, Salvo Disca, Evelyn Famà, Franco Mirabella, Manuela Ventura.

I cori in musica sono liberamente tratti dal poemaIstoria di la translacioni di S. Agata (1475) del catanese Antoni d’Oliveri che racconta in lingua siciliana quattrocentesca la traslazione (da Costantinopoli a Catania) del corpo della santa e i suoi miracoli. Sono questi i momenti che i popolani raccontano e si raccontano per farsi coraggio e ottenere il miracolo della salvezza dai turchi. La messa in scena ha la sua forza su due elementi: la musica di Giovanni Sollima che unisce tutti i momenti in un sublime Oratorio con la presenza di elementi rituali alternati ad altri ipnotici. A ciò si unisce il testo in una lingua siciliana quattrocentesca affascinante, di grande forza e suggestione, un volgare illustre siciliano. 

Infatti, l’Istoria di Sant’Agata è scritta in quel volgare illustre siciliano che volle, fin dal secolo XIV, elevarsi a lingua e che fu quella lingua dialettale colta, quel dialetto violentato, ma raffinato dalla cultura che continuò a essere usato nel Seicento non solo per la poesia dialettale d’arte, ma anche per quella che, nata fra il popolo e dal popolo, volle prendere, almeno nella lingua, l’atteggiamento di essa. 

Il catanese Antoni d’Oliveri (non si conosce anno di nascita e morte, i fatti della sua vita sono, in parte, noti per il decennio 1471-1480) fu autore di numerose opere tra “Contrasti”, poesie d’amore e religiose. Si professava “devoto”, della famiglia del Castello di Catania (il poema è dedicato a Giovanni del Castello, patrizio e senatore della città). L’ Istoria di la translacioni di Santa Agata fu ultimata il 26 novembre del 1475.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA