Isabelle Adjani, la diva a Spoleto mette a nudo l’anima

Di Redazione / 01 Luglio 2024

ROMA, 01 LUG – La diva Isabelle Adjani – per la prima volta al festival dei Due Mondi di Spoleto – mette a nudo l’anima in un emozionante spettacolo in cui legge testi di grandi scrittrici, dove l’amore e l’abbandono assumono sfumature di particolare intensità. In scena, al Teatro Caio Melisso, Spazio Carla Fendi, l’attrice culto del cinema francese, appare smarrita in questa solitudine di una scena in cui si muove appena tra una chaise longue freudiana rosso fuoco, e una poltrona altrettanto fiammante. È del resto carsicamente psicanalitico questo percorso del cuore, nel suo francese, con la sua voce dolcissima, nelle pagine delle ”autrici da lei più amate”, come aveva detto la direttrice Monique Veaute presentando lo storico festival arrivato alla 67ma edizione. Allora ”I mormorii dell’anima” si apre con Marguerite Duras e la sua battaglia con la pagina, una battaglia quotidiana, dove la scrittrice racconta di mettere tutto quello che ha dentro al punto da essere poi ridotta al silenzio. Quasi quello che accade in scena ne I mormorii dell’anima. L’amore che svuota, che denuda appunto, che lascia senza parole e che l’attrice interpreta come un passaggio determinante del tempo. È una donna quella in scena, che legge parole di donne ma che evidentemente sono sue. Un’attrice vestita semplicemente con un lungo abito nero ed una giacca bianca, con i capelli che le coprono il bellissimo volto così come i grandi occhiali che a tratti toglie per asciugarsi le lacrime in momenti in cui splendono i suoi occhi di un azzurro così intenso da arrivare, nel buio, fino allo spettatore. Lampi di luce nell’oscurità della scena, che a volte la vede di spalle, oppure sulla purpurea chaise longue dove interpreta la bellissima lettera d’addio di Francoise Sagan, con cui lascia il suo uomo stilando l’elenco delle cose che gli vuole lasciare, che sono poi i momenti che hanno segnato la loro storia, in una struggente alternanza di emozioni. Ma Adjani, parla anche con la voce di Cynthia Fleury per raccontare la fine del coraggio, che cos’è l’umanità senza coraggio si chiede e qui squilla un cellulare in sala. Di Camille Laurence e del suo Figlia femmina, con l’elogio dell’attesa, o Fred Vargas. E alla fine con quella dell’unico uomo, Giacomo Leopardi, e qui che meraviglia sentirlo declamare in francese senza perdere l’intensità, accolta alla fine con un’ovazione dal pubblico entusiasta.

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