«Io, Lucio Dalla e la nave per la Sicilia sulla quale nacque “Piazza Grande”»

Di Gianluca Santisi / 10 Gennaio 2019

Dopo lo show della scorsa estate al Teatro Antico di Taormina, Ron torna in Sicilia per il tour di “Lucio! A teatro” che farà tappa stasera al Garibaldi di Enna e domani al Leonardo Sciascia di Chiaramonte Gulfi (biglietti esauriti per entrambe le date). Un concerto-spettacolo che omaggia l’indimenticabile cantautore bolognese, con il quale Ron ha intessuto un lungo sodalizio artistico e umano.  «È uno spettacolo dove racconto Lucio attraverso le sue canzoni – spiega Ron – e in cui ci sono delle cose divertenti ed emozionanti che risalgono anche a quando era bambino. Il tutto arricchito da contributi video e foto. Lo spettacolo è all’insegna delle leggerezza perché non volevo farne un momento commemorativo, ma qualcosa di piacevole, di non faticoso. La scorsa estate l’ho portato nelle piazze, una cosa non semplice per uno show nato per il teatro, e c’è stata una risposta entusiasmante».

Vi siete conosciuti quando lei aveva appena 16 anni. Si ricorda il primo incontro? Aveva più timore o curiosità?
«Non avevo timore. Lo conobbi grazie alla casa discografica che mi aveva appena ingaggiato. Mi chiamarono dicendo che c’era la possibilità di andare a Sanremo e c’era questo cantautore che voleva farmi sentire un suo brano. Andai con mio padre perché al tempo ero minorenne e lo trovai tutto ingessato tanto che si vedevano solo gli occhialini! Aveva avuto un incidente ma capii subito la sua ironia e il suo saper essere buffo e divertente e questo me lo rese immediatamente simpatico. Feci un provino di quella canzone, che si chiamava “Occhi di ragazza”, ma non venne accettato. Dopo un annetto la fece Morandi e fu un grande successo, mentre io andai a Sanremo con un’altra canzone».

È vero che “Piazza Grande” l’avete scritta mentre venivate insieme in Sicilia?
«Sì, avevamo preso una nave con i musicisti per fare dei concerti in Sicilia. Partimmo da Napoli, era un pomeriggio d’estate meraviglioso. Io, giovane e con la vita davanti, presi la chitarra in mano. Mentre gli altri dormivano cominciai ad accennare le note di quella che sarebbe diventata “Piazza Grande”. Lucio si svegliò e venne vicino a me: “Fammi sentire ancora”, disse. E proseguì: “Aggiungi questo…”. Così, nel giro di venti minuti, buttammo giù la musica di “Piazza Grande”. Fu una cosa magica».

Lo scorso anno a Sanremo ha portato un brano inedito di Dalla, “Almeno pensami”. Com’è nata l’idea?
«Non ne sapevo nulla. Fui chiamato da Claudio (Baglioni, nda) che mi disse: “C’è una canzone nuova di Lucio, l’hanno trovata i cugini, perché non vieni a cantarla a Sanremo?”. Così me la mandò. Era molto diversa da come poi l’ho fatta, cucendomela addosso, ma ne sono stato molto felice, mi piaceva tantissimo».

E il Festival firmato Baglioni le piace?
«Credo che Claudio sia stato intelligente a cercare di stare dalla parte di chi scrive canzoni e di chi di chi canta. Per esempio, togliendo l’idea di eliminare i cantanti durante le serate. Anche il fatto di mettere due ragazzi nuovi in gara con i big, mi sembra una bellissima cosa. Il Festival di quest’anno è una chiara dimostrazione di come Claudio vede il panorama musicale italiano. Non più fatto solo di grosse icone discografiche ma di tanti giovani che stanno già ottenendo dei risultati».

Il 2019 di Ron come sarà?
«Ho un nuovo progetto che non posso ancora svelare ma che curerò e porterò in giro per tutto l’anno. È una cosa che mi piace molto».

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