Una favola emblematica, gioiosa, ironica, paradossale, divertente dove la logica malinconica di Pirandello raggiunge vertici di autentico godimento. "Il vitalizio", vero gioiello dell’ironia pirandelliana, è la nuova produzione dell’Associazione Città Teatro ospitata al Teatro Brancati nell’ambito del Progetto Pirandello che ormai da anni il Teatro della Città dedica al Premio Nobel Siciliano. Lo spettacolo, la cui prima assoluta è prevista per giovedì 16 dicembre alle 21, sarà in scena fino al 19 dicembre (secondo il consueto calendario turni) per poi tornare con nuove repliche dal 4 gennaio. La commedia pirandelliana, diretta dal grande regista Walter Manfrè, vanta le musiche originali del cantautore siciliano Carlo Muratori. In scena, nei panni di Marabito, un ineguagliabile Angelo Tosto, affiancato da un cast d’eccezione che prevede la partecipazione di Margherita Mignemi nei panni di La Malanotte e con Tiziana Bellassai (Donna Nela, moglie di Scinè), Lorenza Denaro (Za' Carminilla), Giovanna Mangiù (Annicchia), Plinio Milazzo (Il notaio Zagara), Raniela Ragonese (Za' Gesa), Giovanni Rizzuti (Don Michelangelo Scinè), Santo Santonocito (Ciuzzo Pace/il dottore), Vincenzo Volo (Grìgoli), Ruggero Rizzuti (Franciscu, figlio di Grìgoli).
“La bellezza di questo testo, che evoca talora certe colorite ma malinconiche atmosfere di Andrea Camilleri – dice Manfrè -, consiste nella semplicità della sua storia, nella sua “stranezza” e nella ironia con cui viene trattato il tema della imponderabilità del destino umano. La vicenda si svolge all’interno di quel mondo contadino tanto caro agli autori di Agrigento laddove la malattia della “robba” e insieme la saggia ed antica filosofia del massaro, giocano un ruolo contrapposto e al tempo stesso fondamentale nel dipanarsi della quotidiana, povera esistenza dei personaggi”. E la particolarità di questa operazione teatrale consiste nella leggerezza del racconto che, facendo da contraltare al tragico tema dello scorrere inesorabile del tempo, crea una atmosfera da favola ondeggiante fra il comico e il poetico senza mai toccare il drammatico come lo stesso argomento potrebbe far pensare.