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Il Metodo Catalanotti, quando Salvo perde la testa per Antonia ed è pronto a mollare Livia

Di Redazione |

ROMA Salvo Montalbano «isciuto completamente pazzo» per amore di una collega Antonia della Scientifica, in mezzo un’indagine che si consuma in un contesto a lui estraneo, il teatro. Il commissario di Vigàta, cittadina fantastica e metaforica della Sicilia è pronto a tornare sul piccolo schermo, su Rai1 l’8 marzo dopo Sanremo e lo farà con un nuovo, attesissimo episodio che saprà conquistare affezionati della serie e non solo e che vede nel cast vede nel cast anche Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Antonia Truppo, Angelo Russo, Marina Rocco, con Greta Scarano e con la partecipazione di Sonia Bergamasco.

Ma preparate i fazzoletti questa volta, rompe tutti gli schemi: «Il metodo Catalanotti» nato come sempre dalla penna del compianto Andrea Camilleri pubblicato da Sellerio (lo scrittore si è spento a Roma il 17 luglio 2019) come spiega l’attore che da oltre vent’anni presta volto, voce, e anima, al commissario più amato e conosciuto dagli italiani e che dopo la morte di Alberto Sironi, lo ha visto anche dietro la macchina da presa, vivrà un vero «stravolgimento» perché è pronto a cambiare la sua vita per amore, non per la sua eterna fidanzata Livia (Sonia Bergamasco) ma di una giovane collega Antonia, (Greta Scarano) che lo fa impazzire d’amore e mettere in dubbio anche «la sua carriera tanto da essere disposto a mollare tutto». Ma perché parla di stravolgimento in questo episodio?

«E’ vero la più grande delle novità è la perdita di controllo del Commissario travolto dalla passione. Il suo è un mondo legata alla sua terra, ma anche ai riti che sono quasi sempre gli stessi. Non è la prima volta che prende una sbandata lo sappiamo, ma si innamora davvero. Ora per raccontare questo terremoto interiore, abbiamo deciso di cambiare anche il suo tipo di parlare e di conseguenza la recitazione ovvero la mia, per renderlo più realistico, tormentato».

Insomma Montalbano «scende sulla terra». Per raccontare tutto questo occorreva un salto, bisognava marcare la differenza, trovare un dolore nuovo, un coraggio disperato. Penso di poter dire che ci siamo riusciti e di aver fatto, tutti quanti insieme, un gran bel lavoro». Qui si sovverte tutto, «come se Cappuccetto Rosso andasse a fare una rapina in banca. Così, i duetti con i vari personaggi, sono uno stilema di recitazione che se adottati in un altro film, sarebbero assurdi. Invece qui, c’è una tale unità di intenti che nessuno stona in questo contesto. Questo episodio resterà nella memoria di tutti, forse perché Camilleri presagendo la sua fine ha fatto sì che questo racconto sia una sorta di testamento” Sarà questo il capitolo finale della serie? Zingaretti non scioglie al momento la riserva: «Non c’è stanchezza su questo personaggio. Io però dico che i morti da due sono diventati tre, oltre a Camilleri e Sironi anche lo scenografo Riccieri, ed erano compagni di squadra. Non è una cosa da poco non trovare più i punti di riferimento. Da una parte c’è la tentazione del voler tornare al timone della barca, per rispetto a queste persone. Dall’altra mi chiedo se Camilleri ci domandasse tutto questo. Quest’anno è stato segnato da tante cose, ma soprattutto il tempo si è fermato con il covid».

E ancora: «Non c’è stato tempo di elaborare il lutto, perché il tempo non è scorso. Io sto in questa sorta di limbo, Vorrei che ci aiutaste a informare il pubblico che Il metodo Catalanotti è l’ultimo inedito». Il produttore Carlo Degli Esposti è sibillino: Cosa ne sarà di Montalbano? È passato un anno dalla tempesta perfetta ora è presto. Il covid ci impedisce di tornare sul set con la tranquillità che ci ha contraddistinto in questi anni: ci sarà un momento, passata la pandemia in cui prenderemo una decisione. Per me e per altri Montalbano resta eterno». Zingaretti sarà il protagonista di nuova produzione Sky Original, «Il re», un prison drama. la serie, in otto episodi diretti da Giuseppe Gagliardi: «Si il primo ciak a marzo – risponde , le riprese si svolgeranno fra Roma, Torino e Trieste.

Montalbano è invece da sempre prodotta dalla Palomar di Carlo Degli Esposti con Rai Fiction – che ha festeggiato i vent’uno anni ed è ormai un classico. Oltre un miliardo di spettatori calcolando anche le repliche, numeri da record. «Montalbano è il testimonial principe non solo della fiction della Rai, ma anche della Rai come tale e dell’italianità», dice Maria Pia Ammirati direttrice di rai Fiction.

Fatto sta che Montalbano è un personaggio che negli anni ha saputo imporsi nell’immaginario collettivo nazionale e internazionale. Carmelo Catalanotti è stato assassinato, una pugnalata nel petto, ma quest’ammazzatina, presenta subito qualcosa di strano. Presto Montalbano scopre che la vittima era uno strozzino, benché a suo modo “equo”. Ma Catalanotti era anzitutto artista di teatro, anima e fondatore della Trinacriarte, compagnia di teatro amatoriale di Vigata. Ma buona parte dei suoi soci sono letteralmente posseduti, quando non addirittura invasati, dalla passione del teatro; e Catalanotti era il guru di cotali adepti, «un guru che sapeva essere geniale, ma anche crudele e sadico».

A complicare questo non facile caso ci si mette l’incorreggibile Mimì Augello (Cesare Bocci), che nel tentativo di sfuggire al marito cornuto della sua ennesima amante, si imbatte con grande sorpresa in un cadavere. Cadavere che, però, con sorpresa ancora maggiore, non riuscirà più a ritrovare. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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