Teatro
I lupi della mia vita: Michela Giraud racconta se stessa sul palco
In Sicilia con due date, martedì 3 dicembre al Teatro Al Massimo di Palermo e mercoledì 4 al Teatro Ambasciatori di Catania
Nel mondo della stand up comedy si aspettava il suo ritorno sulle scene. Dopo la sua prima, recente esperienza al cinema come regista con la commedia dolce amara “Flaminia”, Michela Giraud arriva in Sicilia con due date, martedì 3 dicembre al Teatro Al Massimo di Palermo e mercoledì 4 al Teatro Ambasciatori di Catania con il nuovo spettacolo “Mi hanno gettata in mezzo ai lupi e non ne sono uscita capobranco”. La tournée, prodotta da Vivo Concerti, toccherà le principali città italiane da novembre 2024 a marzo 2025.
«Con la Sicilia – dice Michela Giraud – ho un rapporto ottimo, prima di tutto dal punto di vista enogastronomico. Adoro la Sicilia perché è una Terra piena di cultura, soprattutto quella greca per la quale ho una grande passione. La scorsa estate sono stata per due settimane a Siracusa ed è stato veramente bellissimo. Mi sembrava come se tutto fosse frizzato in una grande primavera che dura per sempre. L’inverno in Sicilia, forse, dura un mese. Nutro anche un grandissimo rispetto a livello culturale per la Sicilia, ho uno stato di reverenza per la vostra Terra».
Una Terra che è pronta ad ospitarti per un doppio appuntamento del tuo spettacolo, cosa ci dobbiamo aspettare sul palco? Cosa succederà?«Prima di tutto andate al bagno, perché lo spettacolo è lungo. Sul palco ci sarà molta libertà, come se fosse una confidenza di un amica che allo stesso tempo ti fa pensare “ma chi te conosce?”. Lo spettacolo è frutto degli ultimi due anni lontani dal palco per girare il mio primo film. Man mano che le cose mi accadevano, le ho appuntate. Le ho lasciate riposare e dopo un po’ di tempo ho capito che il filo conduttore sono io ed ecco nascere lo spettacolo. Ho cercato di mettere in ordine tutti gli appunti. I lupi sono tutti i temi che affronto, dal trasloco alla separazione. A volte ci sentiamo anche inadeguati agli occhi degli altri coetanei. I lupi sono tutte quelle difficoltà che la vita ti pone e nelle quali ti devi saper gestire. Gli imprevisti della vita bisogna cercare di seguirli, però, non seguendo quello che è un diktat degli altri. Tutti sono sempre dell’idea che bisogna alzarsi e farcela. No, ognuno fa quello che viene con le possibilità che ha».
Un tour che ti vede protagonista in tutta Italia, quanto influisce il pubblico all’apertura del sipario?«È fondamentale che il pubblico sia presente e che mi dia energia. Più il pubblico è caloroso, più rendo sul palco. Se devo iniziare a conquistarlo, che è giusto, ce la faccio e mi diverto ma se arrivano già “mangiati” da casa è molto meglio. Tutto è più semplice, traggo energie dall’energie del pubblico».
Prima il liceo classico e poi una Laurea magistrale in Arte moderna, come è arrivata la voglia di salire su un palco?«In realtà è stata una cosa sempre sopita a cui non ho mai voluto dare ascolto. Ad un certo punto è esplosa. Ho capito di assecondare questa cosa dopo che sono stata in un viaggio d’istruzione con l’Università. Lì c’era un ragazzo che frequentavo che mi ha invogliato a fare teatro. Avevo improvvisato un pezzo di stand up comedian sul treno. Ad un certo punto ho pensato “vabbè, proviamoci”. Piano piano mi sono data questa possibilità ed ho cominciato a studiare per diventare attrice».
Finchè anche Netflix si accorge di Michela Giraud e diventi la prima comica italiana ad avere uno special Original distribuito in 190 paesi nel mondo. Che emozione è stata?«Non lo dire, mi sento in imbarazzo. Tutto il mondo adesso conosce Roma Nord, sono passata dall’essere regionale a chiedere ad una di Nuova Delhi se conosce Roma Nord».
Ti abbiamo vista a Lol: Chi ride fuori e giudice a Lol Talent, da parte del pubblico c’è ancora voglia di ridere? E a te, cosa fa ridere?«Ce n’è molta di più. Anche se forse è una risata amara ma c’è molta voglia di ridere. Le persone hanno bisogno di dimenticare dove sono e cosa ci offre la vita. A me fanno ridere le cose molto distanti tra di loro. Rido per quell’umorismo inglese molto raffinato ma anche per tutto quello che è teatrale a livello di accenti. Se sento per strada una persona che parla il suo dialetto mi fa ridere. Sorrido per tutto quello che è teatro all’aria aperta».
Ad aprile è uscito il tuo primo film “Flaminia”, una pellicola che racconta la storia di due sorelle molto diverse tra cui una, Ludovica, che è una ragazza nello spettro autistico. Hai voluto mostrare un tuo “nuovo lato” fino ad adesso sconosciuto al pubblico, come mai questa scelta?«In realtà non è totalmente un altro lato, è semplicemente un lato non esplorato. Chi mi segue da tanto tempo aveva già visto emergere questo aspetto in “La Verità, lo giuro”. Era la fine dello spettacolo. Il film nasce dall’esigenza di far vedere un’altra parte. Una volta che arrivi ad avere un “megafono” per farti ascoltare ed avere una popolarità con le persone che ti seguono, fai delle scelte. Volevo parlare con le persone e avevo questo tema nel cuore, credo che sia giusto affrontare e parlare di questa tematica. Almeno per quanto mi riguarda. Avevo la forte esigenza di parlare dell’autismo, perché l’Italia è un paese dove questo tema non viene trattato o viene trattato in una maniera che non mi ritrovo. Le persone con disabilità devono sempre dimostrare di essere dei super eroi o di essere delle persone che devono, per forza, saper dimostrare qualcosa. Nessuno si è mai chiesto quanto debba essere pesante vivere un’intera vita nel cercare di dimostrare un qualcosa a un qualcuno. Tutto questo perché noi li vediamo come persone diverse, senza chiedere a loro come vedono noi. Dobbiamo chiedergli come stanno, cosa gli va di fare, quale difficoltà quotidiane devono affrontare. Non ci fermiamo mai a pensare che queste persone hanno dei piaceri e degli hobby come noi. Ho voluto fare questo film, vedendolo dal mio punto di vista che è quello di una sorella con accanto una persona con disabilità».
Sta per arrivare Natale. Nella letterina a Babbo Natale cosa chiedi di trovare sotto l’albero?«Serenità, pace e tranquillità. Sono le cose che ho più desiderato nell’ultimo periodo».
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