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Giordana, siamo tutti macchiati dal giudicare e giudicarci

Il regista, Pardo speciale, a Locarno con La vita accanto

Di Redazione |

LOCARNO, 12 AGO – Siamo tutti “macchiati dal giudizio, a partire dal punto di vista su noi stessi. Solo chi è proprio stupido, si sente sempre soddisfatto di sé. L’uomo si interroga continuamente sui propri limiti, e quindi ce la portiamo dentro questa macchia, fin da piccolissimi. Magari col tempo riusciamo a ridurla, o magari si espande fino a paralizzarci”. E’ uno dei motivi, spiega all’ANSA Marco Tullio Giordana per il quale ha accettato la proposta arrivata dall’amico Marco Bellocchio, qui cosceneggiatore e coproduttore, di dirigere La vita accanto, con Beatrice Barison, Sara Ciocca, Valentina Bellè, Sonia Bergamasco e Paolo Pierobon che debutta fuori concorso al Locarno Film Festival (dove il regista riceve anche un Pardo speciale in omaggio alla sua carriera), per poi uscire in sala dal 22 agosto con 01 Distribution. Il film (prodotto da Kavac Film, IBC Movie e One Art con Rai Cinema) nasce dall’omonimo romanzo di Maria Pia Veladiano (Einaudi). La storia, ambientata negli anni ’80, entra negli equilibri che saltano in una ricca famiglia vicentina, quando l’inquieta Maria (Bellè), sposata all’affermato medico Osvaldo (Pierobon) partorisce la prima (e unica) figlia della coppia. Rebecca. La piccola (interpretata nella prima parte dell’infanzia da Viola Basso, nella preadolescenza da Sara Ciocca, e poi da Beatrice Barison) pur sana e molto bella, ha un’ampia macchia purpurea che le copre parte del viso. Un difetto che Maria, non accetta. La bambina, che rivela presto una grande talento per il piano, trova una figura femminile di riferimento nella zia Erminia (Bergamasco), la sorella gemella del padre (tra loro c’è un rapporto estremamente intenso) famosa concertista. Rebecca dimostra di avere la forza per affrontare il giudizio degli altri, a partire da quello della madre, la cui salute mentale continua a peggiorare. “Anche Maria la “macchiamo” noi con un giudizio – spiega Bellè -, l’ho capito facendo delle ricerche sulla depressione post partum e parlando e con una donna che l’ha vissuta. La macchia della figlia forse è un pretesto, è ciò che fa partire in lei delle domande molto pesanti che prima non aveva avuto il coraggio di farsi”. Barison, che nella vita è pianista concertista qui debutta sul grande schermo: “Mi hanno insegnato molto il coraggio e la forza che Rebecca trova in se stessa – osserva – senza dipendere dal giudizio degli altri, neppure da quello della sua famiglia, che invece, all’inizio, la porta a chiudersi, a nascondersi”.

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