“Franciscus” di Simone Cristicchi al Teatro Biondo di Palermo
Il musical dedicato a San Francesco d'Assisi
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Debutta il 2 maggio “Franciscus”, il nuovo spettacolo musicale di Simone Cristicchi, scritto insieme a Simona Orlando, che racconta l’incredibile storia del “folle che parlava agli uccelli”. Reduce dal successo del Festival di Sanremo, lo scrittore, cantautore e regista affronta la figura di San Francesco, l’estremista innamorato della vita, che, in bilico tra follia e santità, realizzò il suo sogno: quello di dedicare la propria esistenza agli altri. Al centro dello spettacolo la vita personale e spirituale di Francesco d’Assisi, ma anche la povertà, la ricerca della perfetta letizia, la spiritualità universale, l’utopia necessaria di una nuova umanità che riesca a vivere in armonia con il creato.
Temi che nel frastuono della società in cui viviamo diventano ancora più urgenti e vividi. Francesco vedeva la sacralità e la bellezza in ogni volto di persona ma anche negli animali, e non solo in essi ma anche nel sole, nella morte, nella terra su cui camminava insieme agli altri. In cosa risiede l’attualità del suo messaggio? Cosa può dirci la filosofia del ricchissimo” di Assisi nella confusione della modernità affamata di senso, nelle promesse tradite del progresso? Tra riflessioni, domande e canzoni inedite – che portano la firma dello stesso Cristicchi e della cantautrice Amara - , l’artista romano indaga e racconta il “Santo di tutti”, colui che amava stare in mezzo alla gente e che sentiva il bisogno di rinunciare ai propri beni per donarli ai più bisognosi, rendendolo quanto mai attuale.
Interpreta Cencio, un uomo che in mezzo a mille difficoltà trova un barlume di speranza, il Francesco di oggi, e nel farlo dimostra una infallibile padronanza della scena. Uno spettacolo ad alta intensità emotiva che pone domande cruciali in una società dominata dal desiderio di arricchirsi, dall’egoismo, dal voltare le spalle agli ultimi. Argomenti che meritano una risposta e che in “Franciscus” trovano grande risonanza, soprattutto per l’attualità del testo e per una interpretazione di Cristicchi straordinariamente coinvolgente. Argutissimo il gioco di commistioni fra musica di gusto rinascimentale e canti religiosi, in un connubio che descrive meglio di inutili parole la voglia di abbracciare il mondo, senza distinzioni di sorta, né distinguo. Uno spettacolo profondo, nei significati, nella sapiente ricerca dell’attualità del testo, nell’accorato desiderio di lanciare un messaggio universale che ci invita ad avere il coraggio di credere che “l’infinito siamo noi” e lascia le ultime note all’”apparizione dell’ulivo”, simbolo di una società che cerca le ragioni per sperare in un futuro migliore, per fare in modo che l’esempio di “Franciscus” possa non finire nel dimenticatoio.
Salvo Barbasso