ROMA, 28 AGO – “Marco Cappato dopo aver letto la sua intervista, conoscendo Oliviero da tanti anni, gli ha mandato un messaggio con un abbraccio. Non mi risulta però sia stato chiamato per un atto di disobbedienza civile”. Lo afferma Filomena Gallo, avvocata e segretaria nazionale dell’associazione Luca Coscioni, parlando con l’ANSA dopo l’intervista in cui Oliviero Toscani ha raccontato di essere affetto da amiloidosi e di stare valutando di chiedere aiuto a Cappato per mettere fine al proprio dolore. “È apprezzabile che abbia voluto rendere nota la sua situazione” e “sofferenza”, spiega Gallo, e “potrebbe trovare la possibilità di un fine vita in Italia se rispetta determinate condizioni indicate dalla Consulta e dalle norme in vigore”. Per la segretaria dell’associazione, quello che manca nel nostro Paese è la corretta informazione. “Ci sono diverse possibilità – racconta – ad esempio la legge sul testamento biologico prevede campagne informative, eppure chi ne ha mai vista una sul tema?” Se l’eutanasia – che prevede la somministrazione da parte di un medico del farmaco letale – è illegale, il suicidio assistito – l’autosomministrazione della sostanza da parte del paziente – è possibile se si rispettano dei requisiti introdotti dalla Consulta. Lo stesso vale per la sospensione dei trattamenti sanitari e la sedazione palliativa. Eppure c’è poca chiarezza. Per questo l’associazione ha introdotto “un numero bianco attivo tutti i giorni allo 0699313409 a cui risponde un gruppo di 45 volontari tra giuristi, avvocati e persone formate – riporta – solo negli ultimi 12 mesi abbiamo ricevuto 15.559 richieste di informazioni, molte sul testamento biologico, circa 3.302 su come procedere per l’aiuto alla morte volontaria, altre ancora di persone che chiedevano informazioni sull’interdizione delle terapie”. Non sempre però è facile anche per chi ha già fatto la scelta. Lo dimostra il caso di Martina Oppelli, architetta di 49 anni affetta da sclerosi multipla progressiva che oggi si è vista di nuovo rifiutare la richiesta di aiuto per il suicidio assistito da parte dell’Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina, a Trieste. “Quando entra in campo la politica arrivano i problemi – commenta Gallo – quella dell’azienda sanitaria è una relazione che ha dell’incredibile”, perché conferma che Oppelli è “dipendente completamente dall’aiuto di terzi” come per la “macchina della tosse senza cui non ci sarebbe l’aspirazione dei muchi” e la donna soffocherebbe, ma nel contempo viene scritto che “questi non sono trattamenti di sostegno vitale mentre la Corte costituzionale dice il contrario”. La richiesta dell’associazione è quella per avere “una legge completa che rispetti tutte le scelte di fine vita”, “intervenga sui tempi di risposta da parte delle Asl”, e per evitare di dover andare in tribunale “per costringere le aziende sanitarie a fare le verifiche. Per quest’ultimo caso basterebbe approvare la pdl popolare che abbiamo proposto in tutte le regioni”.