Catania
Ficarra e Picone, nuovo set a Catania. I due attori si raccontano agli studenti
L'incontro all’Istituto San Giuseppe per la presentazione del libro di Ornella Sgroi sul cinema della coppia comica. Il primo ciak il 22 maggio
Ficarra e Picone gireranno a Catania il loro nuovo film, primo ciak il 22 maggio per otto settimane di riprese con quartier generale nella zona di piazza Santa Maria di Gesù. L’uscita è prevista a Natale. Di “Fic & Pic 8” la straordinaria coppia comica – che da anni ci fa ridere e arrabbiare mostrandoci orrori e miserie della Sicilia e dei siciliani – non anticipa nulla, ma regala battute e aneddoti agli studenti dell’Istituto San Giuseppe di Catania che la accoglie con pioggia di applausi e fila per gli autografi. L’occasione venerdì mattina per la presentazione del libro della giornalista Ornella Sgroi, “E’ la coppia che fa il totale. Viaggio nel cinema di Ficarra & Picone”, incontro organizzata con le librerie Cavallotto, ospite anche Giovanna Marchetti, la bambina protagonista del film “Il primo Natale”.
E il primo aneddoto su Ficarra e Picone lo ripesca Ornella Sgroi proprio da quel set. «Valentino doveva dire a una bambina berbera di guardare verso un certo punto – racconta Ficarra – ma la piccola non parlava italiano, inglese o francese. Così le dice: “bimba, look là! ». Poi, Ficarra alle prese col fuso orario. «In teatro si va a letto e ci si alza tardi, per il film bisognava svegliarsi all’alba. Bedda matri come hai a fari!, dicevo. La mia alba sono le 10 del mattino, Ho cominciato la dieta del sonno. Per tutto agosto a letto presto e ogni giorno mi alzavo un po’ prima. Sono arrivato a svegliarmi alle 8, ca non c’era nuddu. Invece le prime due settimane di riprese erano tutte notturne! Dalle 9 e alle 5 del mattino».
Poi tocca agli studenti. L’esperienza “motore” del loro inizio? chiede Dario. «Quando abbiamo cominciato a fare i primi spettacoli fuori dalla Sicilia – risponde Picone – ci siamo resi conto che poteva funzionare». Ficarra: «Il siciliano generalmente si sente scaltro, furbo, però poi ha timore del confronto con gli altri. Dovremmo avere più considerazione di noi e considerarci meno furbi in patria. . . perché abbiamo grandi capacità di adattamento alle difficoltà. C’è la crisi? Ma noi siamo in crisi da duemila anni. Il siciliano è come lo scarafaggio: resiste pure alla bomba atomica». Marianna li incalza: avete momenti in cui siete in disaccordo? «Dobbiamo faticare a trovare quelli in cui siamo d’accordo! – replica Ficarra – Stiamo insieme perché ci ricattiamo a vicenda: io so cose sue e lui sa cose mie che ci costringono alla convivenza. E’ l’Italia… non è che ci sarebbe un motivo per stare insieme, chessò, una Meloni con Salvini, ma si ricattano a vicenda. Pure noi sappiamo tutto di Salvini però ancora un po’ sopportiamo, anche qua in Sicilia c’è qualcuno che lo vota».
Giuseppina Iozzio: non avete paura che la vostra comicità possa essere scambiata per leggerezza o noncuranza? Valentino: «C’è sempre questo rischio, qualcuno ti prende troppo sul serio o alla leggera – risponde Picone – Nel film “L’ora legale” prendevamo in giro la gente. Ci lamentiamo sempre dei politici, ma se fossimo noi il problema? Se quelli sono là è perché noi li abbiamo votati. E qualcuno ha detto che abbiamo esagerato».
Come nasce l’idea di un film? domanda Paola: «E’ sempre un fatto misterioso, come si vede nella nostra ultima pellicola, “La stranezza”, diretta da Roberto Andò. In “Andiamo a quel paese” i due personaggi cercano la raccomandazione del politico La Duca, ma quando lo trovano è morto. Davanti alla bara, il segretario dice “parlate, parlate, perché la vera politica non muore mai”. E noi chiediamo la raccomandazione al politico morto. Perché i politici sono tutti morti da 100 anni, lo vedete Berlusconi che è impagliato, come la testa di cervo del ristorante. Sono tutti morti, li teniamo in vita noi andandoli a votare, chiedendo di aiutarci a trovarci il posto di lavoro. Ma siamo noi i veri motori dei loro posti di lavoro. E di chi è la colpa? Nostra. “L’ora legale” nasce a ritroso dal finale. Ci siamo immaginati questo politico onesto che diceva: voi che mi avete chiesto il cambiamento, lo volete? E gli urlavano: “Dimissioni”. Quest’ultimo film ha un percorso completamente diverso, ha le sue radici 7-8 anni fa». «Anche 12», lo corregge Picone». «Un’idea oggi diventata attualissima».
Meglio il cinema o il teatro? chiede Ludovica Lanzafame: «In questi anni frequentiamo più il cinema, permette di raccontare storie ampie, con più personaggi. E ha il dono dell’immortalità. Il teatro ha un fascino enorme, avviene in quel momento, con il pubblico. Però ora non ci troviamo davanti persone che ridono, ma 300-400 telefonini…». Com’è nato il libro?, interroga Riccardo Giuffrida: «All’inizio eravamo un po’ sospettosi – dice Picone – ci chiedevamo cosa dovessimo raccontare, i film sono là. Poi ci siamo resi conto che c’erano tanti dietro le quinte, tanti aneddoti. E ci siamo fatti convincere».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA